2022-12-14
Branco di pakistani stupra tre donne non lontano da dove fu uccisa Saman
Il casolare dove è avvenuto lo stupro a Novi di Modena (Ansa)
Orrore a Novi: otto irregolari sequestrano delle turiste, violenza anche sul figlio di una di loro. È la stessa zona del delitto Abbas. Il casolare di Novi di Modena che l’altra notte si sarebbe trasformato nello scenario da film horror per tre donne filippine, segregate, aggredite e violentate da otto pakistani risultati irregolari sul territorio italiano (che non avrebbero risparmiato anche il figlio di una di queste), ricorda molto quello dal quale è uscita per l’ultima volta Saman Abbas, la ragazza pakistana uccisa la notte tra il 30 aprile e il primo maggio dell’anno scorso a Novellara per essersi opposta a un matrimonio combinato. Novi e Novellara, poi, pur ricadendo in due province diverse (il primo comune è in provincia di Modena, il secondo in quella di Reggio Emilia) sono distanti 20 minuti d’auto e in linea d’aria sono a un tiro di schioppo. Un’area in cui si trova circa il 17% di tutta la comunità pakistana in Italia. E che non è esente da gravissime criticità, soprattutto legate alla condizione femminile ma anche all’integrazione. All’indomani della scomparsa di Saman, infatti, Dilfraz Afzar, presidente dell’associazione Giovani pakistani in Italia, spiegò che suoi connazionali «che arrivano in Italia, tendono a ghettizzarsi e hanno paura di essere emarginati all’interno della propria comunità se non rispettano le tradizioni». Un campanello d’allarme che ancora una volta non è stato recepito dalle istituzioni locali. Questa volta il ghetto è a a Novi. Il casolare, al 110 di via Provinciale (la strada che collega il piccolo comune al capoluogo emiliano), disabitato fino a un anno fa, è di proprietà di un pakistano (che non è tra le persone arrestate), che lo ha riaperto (si sta accertando se abusivamente) mettendolo a disposizione dei suoi connazionali. E lì l’altra notte erano in otto. Le vittime (due fra i 40 e i 50 anni e una trentaduenne), che avevano con loro anche il figlio di una delle tre, avrebbero riferito di trovarsi nel Modenese per turismo e di essere finite in quel casolare dopo aver accettato un passaggio in auto dai pakistani che, invece di accompagnarle nel posto concordato, ingannandole le avrebbero condotte dove è scattata la violenza. Che sarebbe durata per tutta la notte. Prima avrebbero sequestrato i loro telefoni cellulari (un aspetto che dimostrerebbe ulteriormente la volontà di segregare le vittime). Poi sono cominciate le molestie. Che si sarebbero trasformate in violenze e coercizioni. I carabinieri della compagnia di Carpi, dopo l’irruzione, li hanno portati in caserma (in assenza della flagranza sono stati disposti ulteriori accertamenti). I militari sono intervenuti su segnalazione di alcuni residenti, a cui una delle vittime ha chiesto aiuto cercando di fuggire da una finestra appena i pakistani si sono addormentati (era ormai l’alba). Sul posto sono intervenuti anche i sanitari del sistema di emergenza-urgenza, che avrebbero riscontrato segni di violenza sessuale su tutte e quattro le vittime (poi portate in ospedale per le cure e gli ulteriori accertamenti). L’attenzione dei vicini di casa è stata richiamata dal loro cane, che non la smetteva di abbaiare. Usciti di casa hanno notato subito che da una finestra del primo piano dell’abitazione a pochi metri di distanza una donna straniera stava tentando di lasciare l’edificio calandosi da oltre quattro metri d’altezza. I vicini hanno quindi portato una scala per aiutare la donna, che nel frattempo portandosi una mano al collo faceva segno che se l’avessero sentita le avrebbero tagliato la gola. E appena questa è arrivata giù, peraltro lanciandosi per la fretta dagli ultimi gradini della scala (per fortuna senza conseguenze fisiche), hanno visto un’altra donna affacciarsi alla finestra. Messa in salvo anche la seconda vittima, le hanno accolte in casa. Le due straniere, che non parlavano italiano e si sono aiutate con il traduttore dello smartphone, sono state accudite in attesa dell’arrivo dei carabinieri. «Siamo turisti: avevamo chiesto un passaggio e ci hanno imprigionati», avrebbero subito detto le donne, stando a quanto riporta la Gazzetta di Modena. «Se non ci fossim stati noi sarebbero morte, perché volevano buttarsi giù dalla finestra», ha raccontato un testimone, che ha aggiunto: «Mai visto una cosa del genere, avevano proprio la paura negli occhi». Ai militari hanno raccontato di essere state segregate e abusate, spiegando che nel casolare erano ancora prigionieri i loro figli: una ragazza e un ragazzo molto giovane (la cui età non è stata resa nota). I carabinieri, quindi, hanno fatto irruzione nell’abitazione, mettendo in sicurezza le altre due vittime e arrestando i pakistani. Dalle prime investigazioni è emerso che i pakistani condividevano il casolare da circa quattro mesi. I vicini hanno riferito che, inoltre, c’era un via vai costante di immigrati (ulteriore circostanza, questa, che è al vaglio degli investigatori, visto che, come riporta il Resto del carlino, gli otto uomini sarebbero risultati clandestini). E che nessuno di loro aveva mai intrattenuto rapporti con gli abitanti. «Vanno e vengono», ha raccontato uno dei testimoni davanti alle telecamere, mentre le attività dei carabinieri erano ancora in corso sul posto, «lavorano nei campi qui per due mesi e prendono in affitto questa casa (che prima non era nemmeno abitabile e alla quale di recente sono stati cambiati tutti gli infissi, ndr), poi vanno via e ne vengono altri». E infine ha aggiunto: «Non avrei immaginato che potesse finire così, sembravano bravi. Poi invece dopo averle caricate in auto hanno detto che avrebbero offerto qualcosa di caldo ed è finita in questo modo».