2021-01-14
Dieci strumenti per saltare sul carro di rinnovabili e società multiservizi
L'energia fossile perde terreno, mentre cresce chi ha puntato sulla produzione verde grazie al calo dei costi. Interessanti anche le utility che offrono pacchetti completi, dalla fornitura di luce e gas alla raccolta rifiuti.Investire nelle azioni dei settori energia e utility era considerato, soprattutto nel passato, un modo semplice di approcciarsi al mercato azionario con società con buoni flussi di dividendi e spesso alte cedole. Senza considerare volatilità tutto sommato contenuta. Il 2020 ha fatto a polpette questa idea, visto che molte società dell'energia tradizionale e basata soprattutto sui combustibili fossili, come sui servizi di pubblica utilità, hanno visto le quotazioni anche scendere di oltre il 50%. Purtroppo, anche la cedola da parte di molte di queste società è stata rivista al ribasso o cancellata con il caso abbastanza emblematico di Exxonmobil (ex Esso e prima ancora Standard oil). Per intenderci, stiamo parlando della stessa società che fino al 2011 aveva il valore di Borsa più alto del mondo. Ben diverso è stato invece il comportamento delle società del settore energetico che avevano puntato più sulle energie rinnovabili, come solare ed eolico.«La crescente pressione dell'opinione pubblica per le fonti energetiche rinnovabili ha portato a un flusso di aiuti governativi e più recentemente al Green deal europeo», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf, «Per anni, il motore principale dello sviluppo delle energie rinnovabili sono stati gli incentivi statali, necessari per giustificare l'investimento. Tuttavia, con i costi che si riducono così drasticamente ogni giorno che passa, le energie rinnovabili possono generare interessanti ritorni sugli investimenti. Il costo degli sviluppi delle energie rinnovabili è diminuito al punto che stanno diventando più economici dei combustibili fossili», spiega Gaziano. Nel settore delle utility o più propriamente multiutility, visto che spesso queste società si occupano per esempio in Italia di acqua, luce, gas, rifiuti e altri servizi, il tema d'investimento è supportato anche da piani d'investimento importanti destinati ad attività ad alto valore tecnologico, dall'efficienza energetica alla digitalizzazione. Comparti interessanti per gli investitori, ma dove non è facile muoversi con scelte nette poiché i multipli di alcune società del settore sono diventati fuori controllo, soprattutto nel segmento legato alle «nuove energie».Mai come oggi, dunque, con anche il peso di una pandemia mondiale sulle spalle, investire direttamente sui titoli dell'energia può essere un azzardo. Meglio affidarsi a fondi ed Etf che hanno il vantaggio di ridurre i rischi. Del resto, i prodotti non mancano e alcuni di questi non smettono di offrire soddisfazioni ai risparmiatori. È il caso, ad esempio, dello Spdr msci Europe che è cresciuto del 56,28% in tre anni e dell'iShates global clean energy, in salita del 252,4% in tre anni. La lista è lunga per gli amanti dei rendimenti elevati: il Bnp paribas energy transition è cresciuto del 138,9% in 36 mesi. Del resto, non si tratta di una bolla, ma di una vera e propria tendenza verso le energie pulite che sta facendo molto bene anche ai risparmiatori che vi investono.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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