2022-04-27
«Stoppato D’Alema, salvi Leonardo e Italia»
Giorgio Mulé (Imagoeconomica)
Giorgio Mulé, il sottosegretario alla Difesa che conduce la trattativa con Bogotà per la vendita dei caccia: «L’accordo tra governi rappresenta una sorta di assicurazione sulla buona riuscita. È una storia che ancora dobbiamo finire di scrivere. Ma che figuraccia l’azienda».Le trattative, rivelate ieri dalla Verità, tra l’azienda aerospaziale Leonardo e le forze armate colombiane per la vendita di otto M-346, caccia da addestramento di produzione italiana, procedono alacremente. Dopo quasi due mesi di polemiche per l’iniziale mediazione dell’ex premier Massimo D’Alema, il negoziato è ripartito con l’impulso del ministero della Difesa e in particolare del sottosegretario Giorgio Mulé. Il 20 aprile il maggiore generale Carlos Fernando Silva Rueda, comandante delle operazioni aeree e spaziali dell’esercito colombiano, ha inviato una lettera a Leonardo con la richiesta di presentare entro fine aprile la migliore e ultima offerta, in gergo Bafo, per gli M-346. Adesso bisognerà sbaragliare la concorrenza dei coreani della Kai e dei loro T50. Le offerte verranno negoziate parallelamente. Al momento non è ancora partito una trattativa governo-governo (g2g), ma la preoccupazione dei colombiani, che hanno auspicato questa formula («L’aviazione colombiana sta considerando un accordo governo-governo per il programma di acquisto» si legge nella lettera), deriverebbe dal fatto che vogliono avere garanzie sull’autorizzazione all’export (che i coreani hanno già) per Leonardo oltre che alla negoziazione, già garantita dall’Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento). È chiaro che gli interlocutori sudamericani, forse scottati dal pessimo spettacolo fornito dai cosiddetti D’Alema boys nei mesi scorsi, stiano cercando garanzie su eventuali forniture future. I due governi potrebbero avere interesse a fare un accordo un po’ più ampio in cui non solo venga concesso l’export, ma si crei una sinergia non solo per vendere l’aereo nudo e crudo, ma anche l’«ecosistema» ad esso collegato, dalla formazione dei piloti alle opere civili, alla manutenzione, a un programma di sminamento in Colombia. «L’invito delle autorità di Bogotà a Leonardo a presentare un’offerta finale per acquistare gli aerei fa piazza pulita di tante chiacchiere e fesserie, al limite dell’offesa all’intelligenza, che mi è toccato ascoltare in queste settimane…». Mulè, sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia, non usa giri di parole. Lui, che ha bloccato la mediazione di D’Alema & c. con la Colombia e strappato il velo su alcune opinabili procedure dell’azienda guidata da Alessandro Profumo, accoglie la notizia rivelata dalla Verità con malcelata soddisfazione: «Questa lettera certifica ancora una volta la bontà assoluta delle iniziative del governo italiano portate avanti dal ministero della Difesa attraverso di me. A questo punto possiamo dire di avere salvato la faccia di Leonardo e soprattutto del Paese dopo la pessima immagine che avevamo offerto con la trattativa parallela».D’Alema diceva che c’era chi voleva danneggiare il Paese e che il g2g era impraticabile…«La smentita a quanto dichiarato dal presidente D’Alema è nella lettera arrivata dalla Colombia a Leonardo in cui si fa espresso riferimento a un accordo tra governi». Il suo collega di governo Roberto Speranza sostiene che su D’Alema sia stato gettato fango. Si riferiva anche a lei?«Non penso che il ministro Speranza si riferisse a me, basta rileggere le mie dichiarazioni. Il presidente D’Alema penso sia finito in una vicenda torbida e quando ti trovi in un pantano non puoi pensare di uscirne con i calzoni lindi…».Ma dopo che la vicenda di D’Alema è venuta fuori, lei ha più avuto contatti con le autorità della Colombia? «Certo che li ho avuti. Ho anche inviato a marzo una lettera ufficiale al ministero della Difesa per rimarcare la necessità di tenere separata la polemica scaturita dal ruolo del presidente D’Alema rispetto alla necessità di procedere con la collaborazione tra le forze armate di cui gli aerei sono una parte importante. Questo lavoro ha dato i suoi frutti con la missiva della quale avete dato notizia che invita Leonardo a inviare al più presto l’offerta finale per la fornitura di almeno otto M346 nella versione “light attack”».Quindi nella proposta di un g2g c’è il suo zampino?«Non la metterei così…».Riformulo: la sorprende che il governo della Colombia auspichi il ricorso a un accordo g2g?«Non mi sorprende affatto. Si tratta di una procedura consolidata che rappresenta la migliore strada per finalizzare contratti di questo tipo. Recentemente l’Italia con il ministro Lorenzo Guerini ha firmato accordi g2g con Austria e Slovenia per la fornitura, tra l’altro, di velivoli prodotti da Leonardo. Ma se vado indietro nel tempo non posso non ricordare l’accordo del 2015 con il Kuwait per la fornitura di 28 caccia Eurofighter del valore di circa 8 miliardi di euro».Che differenza c’è tra un accordo azienda-governo e governo-governo in questi casi?«L’accordo tra governi rappresenta una sorta di assicurazione sulla buona riuscita della trattativa: è il governo, infatti, a garantire sull’affidabilità dell’azienda coinvolta e mette al riparo da mediazioni che possono rivelarsi problematiche sia dal punto di vista operativo sia per l’importo finale dei contratti, dovendo essere pagate a parte come negli accordi tra azienda e governo».L’Italia può offrire anche garanzie finanziarie…«Esattamente. Questo tipo di assistenza può essere richiesta dal governo ricevente e consiste in un “aiuto” di Sace o Simest».Leonardo continuerà a usare la Aviatek come mediatore, considerata indispensabile in quel mercato per ricevere supporto? «Può farlo se non si dovesse formalizzare un accordo g2g. Ovviamente in questo caso Leonardo pagherebbe la mediazione alla società che tratta per suo conto».Si aspetta che da Leonardo la ringrazino?«Si figuri… nessun ringraziamento, ci mancherebbe. Anche perché io ho solo fatto il mio dovere che è quello di lavorare per il mio Paese e le aziende italiane. Da Leonardo casomai mi sarei aspettato delle scuse, quelle sì».Scuse per che cosa?«Questa storia, che ancora dobbiamo finire di scrivere, si porta dietro sgrammaticature evidenti. Non parlo di stile, mi riferisco piuttosto ai comportamenti istituzionali, quelli sì da matita blu».Un esempio?«Prima di diventare deputato ho fatto il giornalista per 30 anni e posso dirle che questa vicenda è stata una Caporetto della comunicazione interna ed esterna per Leonardo. Nei rapporti istituzionali è stato il trionfo delle ambiguità. Ma sono mancate soprattutto trasparenza e puntualità anche nei confronti della stampa. Un suo collega giornalista mi ha fatto ascoltare dichiarazioni di un alto dirigente della comunicazione di Leonardo che, pensi un po’, gli suggeriva di cercare miei misteriosi “interessi” dietro questa vicenda…».Insomma, è amareggiato?«Direi dispiaciuto, perché è stata offuscata l’immagine di un’azienda che è un’eccellenza italiana e dove lavorano professionisti straordinari».Un’ultima domanda: la commissione Difesa del Senato ha avviato una serie di audizioni sul Colombia-gate. Anche lei andrà?«Se dovessi essere convocato certamente andrò».