2024-06-09
Stop Usa alle sparate di Macron: «Esercito europeo? Basta la Nato»
Emmanuel Macron e Joe Biden (Ansa)
Malgrado la cordialità di facciata fra l’inquilino dell’Eliseo e Joe Biden («C’è una tabella di marcia comune»), Washington non gradisce le velleità di Parigi. E l’ambasciatore americano in Italia lo afferma chiaramente.Dalla testata di Zidane a Materazzi a quella dell’ambasciatore americano in Italia a Macron, quando si gioca «contro» i cugini transalpini c’è sempre qualcuno pronto ad alzare un cartellino rosso. Parliamo, in questo caso, di una testata diplomatica, sferrata a mezzo stampa, dall’ambasciatore Usa a Roma, Jack Markell, che attraverso un’intervista al Messaggero gela i sogni di Emmanuel Macron di dare vita a un esercito europeo, e magari di comandarlo pure. Alla precisa domanda sull’argomento, Markell ha risposto in maniera nettissima: «Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto un’Europa forte, unita, libera e in pace. Italia e Usa sono entrambi membri originari della Nato, che da 75 anni garantisce la sicurezza dei nostri paesi. È l’alleanza difensiva di maggior successo, la più duratura della storia. Questo successo è dovuto al legame tra Europa e Nord America basato su storia, valori e obiettivi condivisi». In sostanza, secondo il diplomatico Usa un esercito europeo non serve a niente finché a «garantire la sicurezza» di Stati Uniti e Europa c’è la Nato. Ora, ciascuno di noi può pensarla come vuole su questo argomento, ma fatto sta che a Washington evidentemente hanno ben chiaro che le sparate belliciste di Macron sono solo un modo per tentare di uscire dall’angolo: i consensi del presidente francese nel suo Paese sono in caduta libera, e così la propaganda prende il sopravvento sulla strategia politica, soprattutto in ore elettorali come queste. Non dimentichiamo, tanto per fare un esempio, la dichiarazione di Macron relativa all’invio di una «brigata francese» sul territorio ucraino: «Vogliamo formare una brigata francese in Ucraina», ha dichiarato il presidente nel corso di una intervista alle tv francesi Tf1 e France 2, «la sfida è addestrare 4.500 soldati ucraini, equipaggiarli, addestrarli, difendere il loro territorio». Avete capito bene: la «brigata francese», e in questo caso le virgolette sono indispensabili, sarebbe composta da militari ucraini. Facile fare il Napoleone con la pelle degli altri, verrebbe da dire, parafrasando un noto motto popolare. Le numerose e frequenti dichiarazioni di fuoco di Macron sul conflitto in Ucraina hanno provocato, negli ultimi giorni, molte polemiche e prese di distanza da parte degli alleati europei, a partire dal governo italiano. Ciò che lascia esterrefatti è la leggerezza con la quale l’inquilino dell’Eliseo utilizza la guerra per tentare (probabilmente invano, tra l’altro) consensi in politica interna. Le frasi pronunciate dai leader internazionali, però, hanno un peso sempre e comunque, anche in campagna elettorale, e Macron sta seriamente rischiando di spargere benzina su un incendio già terrificante. Ciò detto, ieri Macron ha incontrato il presidente americano Joe Biden, in visita di Stato a Parigi, e i due hanno ripetuto la solita litania: «Putin non si fermerà all’Ucraina», ha affermato Biden, che ha ribadito al presidente francese che «gli Stati Uniti rimangono al fianco dei loro alleati e della Francia. Gli Usa hanno aiutato Kiev sapendo quello che accadrà se Putin riesce a soggiogare l’Ucraina. Non si fermerà. Putin non si fermerà all’Ucraina. Va al di là», ha aggiunto Biden, «tutta l’Europa sarà minacciata. Noi non lo permetteremo, gli Usa rimangono al fianco dell’Ucraina, dei nostri alleati e della Francia». «La ringraziamo», ha detto Macron, rivolgendosi a Biden, «per il suo impegno in favore dell’Europa. Sull’Ucraina vogliamo il rispetto del diritto internazionale. Continueremo a sostenere Kiev per tutto il tempo necessario e con l’intensità necessaria. Sulle guerre di oggi, sulle grandi questioni internazionali così come sulle relazioni bilaterali, noi abbiamo a cuore, con il presidente Biden, di portare avanti una tabella di marcia comune, che consiste nella la fiducia nel progresso, negli investimenti, nella ripresa, nell’innovazione, nella creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa per i nostri lavoratori, in un impegno per la decarbonizzazione delle nostre economie e per costruire la pace, senza ingenuità, cioè stando al fianco di chi resiste». Non è mancato un passaggio sul Medio Oriente: «Ci congratuliamo per la liberazione di quattro ostaggi», ha sottolineato Macron, «occorre giungere a un cessate il fuoco immediato a Gaza ed aprire la prospettiva di una soluzione politica, la sola in grado di creare le condizioni per una pace giusta e duratura, e rispondere alle esigenze di sicurezza dei due popoli. Dopo nove mesi di conflitto la situazione a Rafah, e il bilancio umano, sono inaccettabili. È intollerabile che Israele non apra tutti i punti di passaggio per gli aiuti umanitari, come la comunità internazionale sta chiedendo di rare da diversi mesi». «Voglio fare eco ai commenti del presidente Macron», ha argomentato Biden, «che accoglie con favore il salvataggio di quattro ostaggi che sono stati restituiti alle loro famiglie in Israele. Non smetteremo di lavorare finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e non verrà raggiunto un cessate il fuoco. Questo è essenziale».