2021-11-07
Stop all’obbligo vaccinale di Biden dopo il ricorso di 27 procuratori
Sospesa l'imposizione del siero ai lavoratori delle aziende con più 100 dipendenti: molti Stati avevano fatto causa al governo. Contrari alla norma persino il «New York Times» e il «Wall Street Journal».Stop (temporaneo) all'obbligo vaccinale introdotto da Joe Biden per i lavoratori. Una corte federale d'appello ha infatti emesso una sospensione che congela il provvedimento dopo che, venerdì, i procuratori generali di 11 Stati (Missouri, Arizona, Montana, Nebraska, Arkansas, Iowa, North Dakota, South Dakota, Alaska, New Hampshire e Wyoming) hanno fatto causa all'amministrazione americana, bollando la misura come «incostituzionale, illegale e imprudente». Secondo Abc News, un'azione simile è stata poi intentata, oltre che dall'Indiana, anche da Ohio, Kentucky, Tennessee, Kansas, Idaho, West Virginia e Oklahoma. «La Costituzione detta le regole fondamentali con cui l'esecutivo deve operare. Il Congresso e gli Stati hanno i loro poteri, che l'amministrazione non può assumere solo perché lo vuole», aveva dichiarato giovedì scorso il procuratore generale dell'Ohio, Dave Yost. In tutto questo, stando a quanto riferito da The Hill, altri due blocchi di Stati hanno presentato un ricorso: il primo è costituito da Texas, Louisiana, Mississippi, South Carolina e Utah, mentre il secondo da Alabama, Georgia e Florida. Quaranta senatori repubblicani stanno inoltre sostenendo una risoluzione parlamentare fortemente critica della misura. Ricordiamo che l'Occupational Safety and Health Administration (Osha) ha imposto alle aziende con almeno 100 dipendenti che, entro il 4 gennaio, i loro impiegati si vaccinino o si sottopongano a dei tamponi settimanalmente: in caso contrario, scatteranno multe salate per i datori di lavoro. Secondo Axios, il provvedimento - presentato come una misura d'emergenza - riguarderà circa i due terzi dei lavoratori statunitensi. Ora, si potrebbe pensare che questa valanga di ricorsi altro non sia se non una battaglia politica dei repubblicani per mettere in difficoltà Biden. In realtà, la situazione è un po' più complessa. In primis, non tutti i procuratori generali che si sono attivati in queste cause appartengono al Partito repubblicano: è il caso del È pur vero che costui si è giustificato sostenendo di agire per conto della governatrice repubblicana, Kim Reynolds. Ma, se proprio non fosse stato d'accordo, avrebbe anche potuto protestare e, in caso, dimettersi. In secondo luogo, l'obbligo vaccinale imposto da Biden è stato criticato anche da alcuni settori della stampa e dell'opinione pubblica. Lo scorso 10 settembre, il New York Times ha pubblicato un fondo dal titolo: «L'obbligo vaccinale di Biden è un grosso errore». Nell'articolo si sosteneva che il presidente non avesse l'autorità per introdurre una simile misura e che tale provvedimento avrebbe esasperato la balcanizzazione già in atto nel panorama politico americano. Una tesi simile è stata espressa giovedì dal Wall Street Journal, che ha puntato anche il dito sulle conseguenze negative che una tale misura potrebbe avere per il mercato del lavoro. In terzo luogo, va ricordato che, a dicembre, lo stesso Biden (all'epoca presidente in pectore) si era detto contrario all'obbligo vaccinale. «No, non credo che il vaccino dovrebbe essere obbligatorio. Non chiederei che sia obbligatorio», aveva dichiarato. Come che sia, la suddetta valanga di ricorsi evidenzia la presenza di nodi giuridici piuttosto significativi in questo obbligo. Un'analisi del think tank conservatore Heritage Foundation ha per esempio messo in luce che il Congresso non abbia mai conferito all'Osha l'autorità legale di imporre obblighi vaccinali: le misure d'emergenza che tale agenzia può eventualmente introdurre riguardano infatti semmai la sicurezza sul posto di lavoro in riferimento a sostanze chimiche tossiche o alla mancanza di dispositivi di protezione. Tra l'altro, la materia vaccinale ricade sotto il dipartimento della Salute e non dell'Osha (che fa invece capo al dipartimento del Lavoro). E comunque non è affatto chiaro se lo stesso dipartimento della Salute detenga l'autorità di imporre un obbligo vaccinale a livello nazionale: sotto questo aspetto, l'unico strumento giuridico a disposizione risulterebbe la sezione 361 del Public Health Service Act, che consente al dipartimento in questione di adottare misure «per prevenire l'introduzione, la trasmissione, o diffusione di malattie trasmissibili da Paesi esteri negli Stati o possedimenti, o da uno Stato o possedimento in qualsiasi altro Stato o possedimento». Si tratta tuttavia di un potere generico che, secondo alcuni, non includerebbe la facoltà di introdurre l'obbligo vaccinale a livello nazionale. Se la materia è complessivamente piuttosto confusa, l'unica cosa certa è che, soprattutto in base a quanto si evince da due sentenze della Corte suprema del 1905 e del 1922, la facoltà di imporre un obbligo di vaccinazione risiede nell'autorità dei singoli Stati. Ricordiamo che gli Stati Uniti non abbiamo finora mai avuto un'obbligatorietà vaccinale a livello generale (fatto salvo per alcuni ambiti, come quello militare). Lo stesso Congressional Research Service, ad aprile, ha ammesso che non è chiaro se il governo federale possa imporre una tale misura, mentre la Heritage Foundation ha sottolineato che «se il Congresso vuole un obbligo generale per i vaccini, deve approvare una legge che ne istituisca uno». Una soluzione, questa, ben difficilmente praticabile, vista la litigiosa e risicata maggioranza che Biden si ritrova in Campidoglio. Insomma, i nodi tecnici non mancano. Tant'è che si è arrivati alla sospensione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)