2024-10-25
Stipendi bloccati agli statali che non pagano le cartelle. Decreto sul tetto ai manager
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Congelata parte del salario a chi ha più di 5.000 euro di debiti fiscali. I dirigenti pubblici non guadagneranno più di 120.000 euro, ma mancano i dettagli sugli enti colpiti.La manovra non porta buone notizie per i dipendenti pubblici. In primis, la legge di bilancio abbassa il tetto degli stipendi dei dirigenti pubblici e non di poco. Rispetto ai 240.000 euro massimi voluti ai tempi dal governo Renzi, ora l’idea è quella di scendere alla metà, cioè 120.000 annui. Un valore pensato per allineare la retribuzione a quella del presidente del Consiglio. Il taglio, va detto, non riguarderà tutti. Il punto è che non si sa ancora a chi toccherà questa importante decurtazione. Anche perché le eccezioni non dovrebbero mancare.Il taglio riguarderà le nomine a partire dal primo gennaio 2025, mentre chi sarà già in carica non sarà coinvolto. Sarà un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta del Mef, a individuare con precisione gli enti e gli organismi della pubblica amministrazione interessati, a partire dagli elenchi Istat. Il decreto dovrà essere adottato entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, quindi entro giugno 2025. Dovrebbero essere inclusi anche enti e fondazioni che ricevono, «anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma», contributi dalla finanza pubblica.La lista degli esclusi, secondo indiscrezioni, potrebbe essere lunga e riguardare, per esempio, gli organi costituzionali, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, gli enti locali con i loro organismi ed enti strumentali e gli enti del Servizio sanitario nazionale. La norma potrebbe non applicarsi neanche alle Casse di previdenza, all’Istat, all’Inps, all’Inail, alle Agenzie fiscali e alle autorità indipendenti. Sarebbero esclusi anche i dirigenti pubblici con funzioni direttive, i cui stipendi sono «erogati dalle autorità amministrative indipendenti, dagli enti pubblici economici e dalle pubbliche amministrazioni, incluso il personale di diritto pubblico». Ma finché non sarà pronto il decreto regnerà l’incertezza, che rischia di avere un impatto negativo anche sulle possibilità di reclutamento della Pa.C’è poi un’altra importante novità che riguarda i dipendenti pubblici. Nell’ambito della lotta all’evasione, la prossima manovra introduce un provvedimento che colpisce i dipendenti pubblici con multe, cartelle o debiti nei confronti della pubblica amministrazione per un importo superiore a 5.000 euro. In dettaglio, una parte dello stipendio o della pensione verrà automaticamente bloccata fino al pagamento delle somme dovute. Si tratta di una misura che, seppur inaspettata, non sorprende del tutto, considerando che, secondo la relazione tecnica al ddl bilancio 2025, si stima che circa 250.000 dipendenti pubblici abbiano debiti superiori a 5.000 euro. Anche in questo caso, però, la norma non vale per tutti e riguarda solo chi percepisce più di 2.500 euro al mese. Le disposizioni saranno applicate ai pagamenti effettuati a partire dal primo gennaio 2026, per consentire i necessari adeguamenti tecnici ai sistemi gestionali dei sostituti d’imposta e alla piattaforma di verifica.Tra le ultime novità della manovra, poi, va segnalato che nel testo della legge di bilancio inviato alle Camere non compare più la conferma del taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, deciso nella manovra dell’anno scorso e valido per il 2024. La conferma della misura era stata annunciata in conferenza stampa il 16 ottobre scorso, ma non sono state trovate le risorse necessarie per far fronte al taglio. Certo, durante l’iter parlamentare il taglio potrebbe sempre essere reintrodotto. Nella scorsa manovra, su iniziativa della Lega, l’importo del canone era stato «rideterminato in 70 euro per il 2024», prevedendo contestualmente un contributo di 430 milioni di euro per lo sviluppo del servizio pubblico, sempre per l’anno in corso. Il cda della Rai ha espresso per la novità «apprensione per i provvedimenti riguardanti il futuro dell’azienda contenuti nel disegno di legge che - sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi - rischierebbero di limitare l’autonomia del nostro servizio pubblico e di condizionarne le scelte e le attività con possibili impatti sull’occupazione, nonché sull’indotto».All’interno della manovra ci sono poi novità anche per i lavoratori transfrontalieri. Secondo il testo della legge, «i lavoratori frontalieri, inclusi coloro che beneficiano del regime transitorio, possono svolgere, nel periodo compreso tra il primo gennaio 2024 e fino alla data di entrata in vigore del predetto Protocollo, fino al 25% della loro attività di lavoro dipendente in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio nello Stato di residenza senza che ciò comporti la perdita dello status di lavoratore frontaliere». In parole povere, si perderanno i benefici fiscali da transfrontaliere solo se si lavorerà in smart working nel proprio Stato di residenza per oltre un quarto del proprio monte ore totale.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)