2023-07-13
Da Giulio Cesare alla nostra Repubblica: storia dello «Stellone» protettore d’Italia
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Da millenni, i destini della nostra nazione sono legati al tema della stella. Lo stesso astro che comparve alla morte del condottiero romano e che compare oggi nei nostri simboli ufficiali.Il 13 luglio del 101, nella Suburra di Roma, nasce Gaio Giulio Cesare, da un'antica e nota famiglia patrizia, la gens Iulia, che la tradizione faceva risalire a Enea e a Venere. Al noto condottiero romano e alla gens Iulia, così cruciale per i destini d’Italia, è legato il tema della famosa «stella di Cesare». Quando Cesare morì, infatti, durante le celebrazioni in suo onore una splendida cometa comparve nel cielo di Roma per sette notti. Il popolo riconosceva in essa l’anima di Cesare assunta fra gli dèi. Dato il legame ancestrale di Cesare con il nume di Venere, il Cesaris astrum venne identificato con Venere, a sua volta considerata come stella protettrice della terra italica, tanto da finire nello stemma della Repubblica italiana (il famoso «Stellone»).Furono i greci ad abbinare Venere come stella della sera con l’occidente e quindi con la penisola italiana, una delle cui denominazioni era appunto Esperia, ovvero terra di Espero, che è l’astro della sera consacrato alla dea. Il greco Hesperus, divenuto Vespero presso i latini, era infatti il dio legato alla luce del pianeta Venere che poco prima del tramonto diventa luminoso e spesso rimane visibile fino al sopraggiungere della luce delle stelle.All’astro nazionale è stato per esempio associato il monile tricolore a forma di stella, tempestato di smeraldi verdi, perle bianche e rubini rossi, che è conservato al Museo di Castelvecchio di Verona e che risale al Trecento: sarebbe stato fabbricato per Cangrande I della Scala, signore di Verona in cui Dante vedeva il nuovo Cesare capace di unificare l’Italia. Il Caesaris astrum comparve nel 1574 anche sulla copertina del libro Historiarum de Regno Italiae dello storico Carlo Sigonio. La Stella d’Italia fu poi ripresa da Cesare Ripa nel 1603, nella seconda edizione del suo celebre trattato Iconologia, che la riassociò all’Italia turrita, creando la versione moderna della personificazione allegorica dell’Italia: una donna turrita e stellata.Dopo l’unificazione nazionale, casa Savoia cercò di legare a sé l’iconografia della stella d’Italia suggerendo che si trattasse della stella sabauda, un motivo araldico della famiglia. Sulla monetazione metallica italiana la Stella d’Italia è presente su tutte le emissioni in rame già dal 1861 e sino al 1907, nonché su tutti i conii di re Umberto I. La stella d’Italia è rievocata anche dallo stemma del Regno d’Italia utilizzato dal 1870 al 1890.C’è poi un altro caso significativo che lega il tema della stella ai destini dell’Italia. Il 27 novembre 1871, quando re Vittorio Emanuele II inaugurò il Parlamento a Roma, nei cieli della capitale vi fu un fenomeno insolito, ricordato anche da Antonio Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere, che a sua volta citava le Memorie di Giuseppe Manfroni: «Il più grande avvenimento del mese di novembre è stata la inaugurazione della nuova sessione del Parlamento, avvenuta il 27 con un discorso pronunziato dal Re. Non è mancato il miracolo; in pieno giorno si vedeva brillare sul Quirinale una stella lucentissima; Venere, dicono gli astronomi; ma il popolo diceva che la stella d’Italia illuminava il trionfo delle idee unitarie». Chiosava l’intellettuale marxista: «La visibilità di Venere in pieno giorno pare sia fenomeno raro, non rarissimo, già osservato dagli antichi e nel Medio Evo. Nel dicembre 1797 quando Napoleone tornò trionfalmente a Parigi dopo la guerra italiana si vide il pianeta di giorno e il popolo diceva che era la stella di Napoleone».Nel 1947, come detto, la Stella d'Italia è stata inserita al centro dell'emblema ufficiale della Repubblica Italiana, che è stato disegnato da Paolo Paschetto. La presenza della stella sull'emblema non è casuale: il suo inserimento fu uno degli obblighi prescritti dal concorso nazionale istituito per la realizzazione dello stemma repubblicano. Secondo il bando, il futuro emblema della Repubblica avrebbe dovuto comprendere la Stella d'Italia perché essa è «ispirazione dal senso della terra e dei comuni».
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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