2025-06-06
Stellantis sposta la commessa a Parigi e mette a rischio 500 posti in Italia
Passa alla Total la storica fornitura di lubrificante: in bilico i siti della Petronas. Marelli agli indiani? È allarme sui 6.000 addetti.Che il vero problema fosse l’indotto più che la crisi di Stellantis in sé, è risaputo. Certo, se alle naturali difficoltà, dovute alla riconversione rimasta in mezzo al guado verso l’elettrico, si aggiungono anche scelte di «bandiera», la situazione diventa insostenibile. Basta prendere il caso Petronas, la multinazionale malese che ha perso la storica commessa legata a Selenia, il lubrificante realizzato espressamente per Stellantis, per capire di cosa stiamo parlando. Nel 2007 il gruppo petrolifero con sede a Kuala Lumpur ha acquisito dal fondo Kkr tutta l’ex Fiat Lubrificanti, con il relativo ordine (veniva definito «Olio Fiat») per la casa automobilistica italiana. Petronas in Italia conta su poco più di 500 dipendenti dedicati a un’unica commessa. Il problema è che tra qualche mese, a partire dal primo di gennaio 2026, il lubrificante Selenia non verrà più prodotto in Italia, ma in Francia. Dove? «Secondo quanto ci risulta», hanno spiegato i sindacalisti della Uil, Vito Benevento e Giovanni Rao, dopo aver appreso la notizia, «subentreranno i francesi di Total». Ordine a Parigi e posti di lavoro persi in Italia. Resta una speranza. Sembra che la scelta di cambiare fornitore sia legata alla precedente gestione, quella dell’ex ad Carlos Tavares, il manager portoghese che intanto si sta godendo la poderosa buonuscita da 35 milioni di euro. L’appello, rivolto anche dai sindacati, è ad Antonio Filosa. Il Marchionne boys chiamato a raddrizzare la gestione della macchina Stellantis che ha appena terminato, in Germania, il suo tour tra gli stabilimenti del gruppo e che adesso dovrà iniziare a mettere meno alle cose italiane. Vedremo. Potrà fare molto meno Filosa rispetto a un’altra grana, per tanti versi più grave, che si sta aprendo sempre in Italia e che riguarda un’altra decisione poco lungimirante delle precedenti gestioni Stellantis: il caso Marelli. Se non altro per una questione di dimensioni. Marelli resta, infatti, il più grande produttore di componentistica auto in Italia: dà lavoro a quasi 6.000 dipendenti tra fabbriche, centri ricerca e uffici sparsi in molte regioni. E aveva fatto molto discutere nel 2018 la cessione per 6,2 miliardi di euro al fondo americano Kkr. Adesso siamo al secondo giro. Secondo quanto riportato dal quotidiano economico giapponese Nikkei starebbero per entrare nel vivo le trattative con gli indiani Motherson Group. Stando alle prime ricostruzioni il gruppo asiatico oltre a prendersi le azioni, rileverebbe anche tutti i debiti (circa 4,2 miliardi di dollari) detenuti dai creditori di Marelli con alcune banche, tra le quali ci sarebbe Mizuho Bank e la Japan Bank for International Cooperation. Secondo gli analisti si tratterebbe di un’operazione con un grande potenziale, ma che mantiene dei forti margini di rischio. Gli indiani sono infatti tra le prime 50 aziende globali del settore e l’acquisizione di Marelli li farebbe entrare di diritto nella top ten. Non solo. Perché nella loro storia recente hanno dato prova di saperci fare nelle operazioni di assorbimento di altri marchi. Per Marelli invece si tratterebbe dell’occasione per mettere «ordine» nella situazione finanziaria e provare a reagire alle difficoltà dovute soprattutto dalla perdita di commesse lato Nissan e Stellantis. Altra nota dolentissima è quella che riguarda Maserati. Le vendite sono crollate, la produzione è ridotta ai minimi termini e i progetti, vedi la supercar elettrica MC20 Folgore, sono stati cancellati. Senza contare che ai lavoratori vengono proposte trasferte in Serbia per la produzione della Fiat Grande Panda. «Maserati sta attraversando un momento difficile», ha evidenziato Santo Ficili, ad di Maserati e Alfa Romeo nel suo intervento al Motor Valley Fest, «stiamo mettendo a punto un piano di rilancio che vede il coinvolgimento anche del territorio e dei fornitori locali con i quali, sono sicuro, faremo un ottimo lavoro. Un primo esempio è il trasferimento della produzione di GranTurismo e GranCabrio da Mirafiori a Modena». Si vive di speranze.Nei Cahiers de doléances poi non poteva mancare una nuova richiesta di cassa integrazione a Termoli: dal 23 giugno al 6 luglio. Dal sogno della gigafactory all’incubo di restare a casa, il passo è stato molto breve. L’azienda ha infatti comunicato una cig cautelativa di due settimane che coinvolge diverse aree produttive e andrebbe a toccare 600 lavoratori. Si aprono intanto degli spiragli sul contratto. È ripresa, infatti, all’Unione degli industriali di Torino la trattativa di rinnovo del biennio economico del contratto collettivo speciale di Lavoro con Cnh, Ferrari, Iveco e Stellantis. Se tutto va come, secondo gli ultimi pronostici, nel fine settimana potrebbe arrivare la fumata bianca.
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)