2020-10-12
Stasera su Sky «Sfida al presidente». La mini serie sulle elezioni Usa 2016
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Lo show in due puntate è raccontato dal punto di vista dell'ex direttore dell'Fbi James Comey e illustra le sue indagini su Hillary Clinton e il Russiagate. «La nostra democrazia è giunta a un punto limite. Voglio che questa serie faccia parte del dibattito su questo momento».Mancano una manciata di settimane alle presidenziali americane, ma sembra che gli Stati Uniti non abbiano ancora “superato" la prima vittoria di Donald Trump. E la mini serie Sfida al presidente (The Comey rule) - in onda stasera e domani su Sky Atlantic - parla proprio di quel fatidico insediamento alla Casa Bianca dal punto di vista di James Comey, ex direttore dell'Fbi e autore del libro da cui è tratta la serie (A Higher Loyalty: Truth, Lies, and Leadership). La serie, prodotta da Showtime, si apre su uno degli eventi più significativi delle scorse elezioni ovvero il Russiagate e le email inviate dall'indirizzo personale di Hillary Clinton durante il suo periodo da segretario di Stato. È stato proprio Comey a guidare le indagini sulla candidata democratica e in molti sostengono che il suo operato abbia aiutato Trump a diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Sfida al presidente cerca così di aiutare il pubblico a comprendere l'operato dell'ex direttore dell'Fbi che ancora oggi si fatica a catalogare come l'eroe o il cattivo della storia. La mini serie vuole essere una riproduzione dettagliata degli eventi che hanno portato all'elezioni di The Donald e al suo insediamento alla Casa Bianca, fino al licenziamento di Comey, dopo che il presidente non riesce ad assicurarsi la sua «lealtà» in una cena a due nello studio ovale. Il direttore dell'Fbi viene così presentato come un «eroe tragico», troppo legato all'idea di fare la cosa giusta per rendersi conto di quello che sta succedendo attorno a sé. La sua indagine su Hillary Clinton, annunciata a ridosso delle elezioni, viene giustificata con un tentativo di salvare la credibilità dell'Fbi nel caso in cui la donna salga al potere.Sfida al presidente racconta di un protagonista «imperfetto», come conferma il regista e sceneggiatore Billy Ray. «Se solo fosse stato un poco più umile, un poco meno certo che la sua morale era la cosa più importante, il mondo non conoscerebbe il mio nome oggi» afferma Rod Rosenstein, vice procuratore generale degli Stati Uniti, che nella serie funge da narratore.Il problema è solo uno: per quanto il materiale voglia presentarci James Comey come protagonista - e in effetti è il personaggio con più screentime - come nella vita reale è Donald Trump a rubare la scena. Secondo Sam Thielman della Nbc: «Nella versione di Comey è impossibile guardare e impossibile distogliere lo sguardo dal presidente Trump».Nel suo complesso la serie fatica a offrire una vera risposta sulle elezioni del 2016 e il ruolo di Comey nella vittoria di Trump, ma è in grado di aprire un dibattito capace di coinvolgere sia l'ala democratica che quella repubblicana. Se i primi si troveranno soddisfatti dalla rappresentazione di un Trump «aggressivo» e a tratti spaventoso, i repubblicani hanno tutto lo spazio per trincerarsi dietro l'ormai sdoganato concetto di «fake news».Al tempo stesso, Sfida al presidente gode di un cast d'eccezione a partire da Jeff Daniels nei panni di James Comey. Ancora oggi ricordiamo il monologo dell'attore nel Newsroom di Aaron Sorkin sui motivi per cui l'America non è il più grande paese del mondo. Donald Trump è invece interpretato da Brendan Gleeson, mentre Micheal Kelly (House of Cards) è nei panni dell'ex vicedirettore dell'Fbi Andrew McCabe. Fanno parte del cast anche Holly Hunter, Jennifer Ehle, Scoot McNairy, Jonathamn Banka, Oona Chaplin e Amy Seimetz.
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