2018-10-28
«Spostare subito i detenuti violenti». Sugli attacchi agli agenti è linea dura
Il 2018 rischia di essere l'anno record delle aggressioni negli istituti: con questo ritmo si arriverà a 8.000. Il ministero della Giustizia fa scattare i «trasferimenti immediati», ma il sindacato chiede anche rinforzi.Il ministero della Giustizia ha deciso il «trasferimento immediato» in altri istituti, anche lontani, di tutti i detenuti che «con i loro comportamenti compromettono la sicurezza negli istituti». È la prima risposta alle proteste degli agenti della polizia penitenziaria: le loro organizzazioni sindacali, infatti, denunciano da mesi un'inaudita sequenza di aggressioni (vedere La Verità di mercoledì 10 ottobre), che rischia di fare del 2018 l'anno record per i ferimenti degli agenti. È uno stillicidio che continua, con una serie impressionante, anche negli ultimi giorni. Il 22 ottobre, a Forlì, tre poliziotti sono stati ricoverati dopo l'attacco di un detenuto. Due giorni prima, a Verona, un recluso straniero già noto per la sua aggressività ha spedito al pronto soccorso altri tre agenti. Il 18, a Novara, un altro agente è finito in ospedale per il pugno di un detenuto napoletano, per di più in regime di carcere duro… Secondo i calcoli del Sappe, il sindacato autonomo della categoria, le aggressioni nel 2015 erano state 4.688, per poi aumentare a 6.552 nel 2016, e balzare addirittura a 7.446 l'anno scorso; ma già nei primi sei mesi di quest'anno il livello è arrivato alla cifra record di 3.545. È un dato che autorizza a stimare che entro la fine dell'anno si possa arrivare vicino agli 8.000 casi, anche perché negli ultimi tre mesi si è registrata una forte recrudescenza delle aggressioni: gli episodi riportati dalle cronache locali, di solito poco attente al fenomeno, hanno evidenziato decine e decine di casi. Ora si vedrà se la linea «dura» dei trasferimenti servirà a qualcosa. A deciderla è stato Francesco Basentini, l'ex procuratore aggiunto di Potenza che dallo scorso luglio è alla guida del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Una sua circolare, indirizzata a tutti i direttori dei penitenziari, conferma la frequenza delle «segnalazioni di eventi critici, dal danneggiamento delle camere agli episodi di violenza nei confronti del personale».Secondo Donato Capece, segretario generale del Sappe, gli agenti feriti in carcere a causa di aggressioni da parte di detenuti sono sempre di più. Nel 2015 erano stati 921, nel 2016 erano aumentati a 949, poi nel 2017 i feriti erano stati 1.175, mentre nei primi sei mesi del 2018 sono stati 571. I dati del Dap sono, a dire il vero, molto più «prudenti» di quelli sindacali, forse perché vengono considerate soltanto le aggressioni che hanno comportato un ricovero ospedaliero di una certa durata. Al 25 settembre di quest'anno, scrive Basentini, i poliziotti feriti da detenuti sono stati 485: «Ove si mantenesse il trend», aggiunge il magistrato, «la proiezione tendenziale entro la fine dell'anno potrebbe aggirarsi a 640 episodi, in aumento rispetto ai 587 del 2017».La situazione, comunque stiano i dati, è intollerabile. Così, per tutelare gli agenti e anche «le condizioni di legalità e di sicurezza» all'interno delle carceri, il capo del Dap dispone che vengano assegnati a «particolari istituti di pena o sezioni» tutti i detenuti che si siano resi responsabili di «aggressioni anche solo tentate, di danneggiamenti e di qualsiasi atto di violenza». I trasferimenti avverranno, di norma, in altre carceri dello stesso distretto; ma «nei casi più gravi», promette Basentini, saranno spediti anche molto più lontano. Nella circolare si legge anche che «buona parte delle condotte aggressive viene consumata da detenuti con seri e gravi profili psicologici, meritevoli di cure e trattamenti terapeutici che sovente gli ambienti penitenziari non riescono a garantire». Il capo del Dap tira le orecchie alle Regioni, che - spiega - dovrebbero garantire «adeguati percorsi ai detenuti psichiatrici». Ma Basentini non si nasconde: «in tanti altri casi» le cause delle aggressioni sono di tutt'altro genere, e cioè «la prevaricazione sugli altri detenuti o sul personale». Gli agenti, intanto, chiedono più organici: oggi il corpo dispone di 36.500 agenti in totale, ma soltanto 17.000 lavorano negli istituti di pena, dove i detenuti peraltro continuano ad aumentare: i reclusi al 30 settembre erano già quasi 59.275, e superavano la capienza regolamentare di quasi 9.000. Già adesso si prevede che supereranno i 60.000 per la fine dell'anno. È anche questo a scatenare la violenza, mentre il numero degli agenti è in forte calo da anni. Prima della riforma della Pubblica amministrazione, impostata dal ministro Marianna Madia, la polizia penitenziaria aveva poco più di 45.000 uomini. Per chiedere risposte adeguate al ministero della Giustizia e al Dap, i sindacati di categoria hanno avviato una serie di manifestazioni di protesta. Le ultime si sono tenute a metà ottobre, davanti alle carceri di Torino e di Taranto. Il calendario delle manifestazioni continua l'8 novembre con Marassi, il carcere di Genova, e poi il 15 novembre con Regina Coeli a Roma. Il tour delle proteste si concluderà il 22 novembre, sempre a Roma, davanti alla sede del Dap. Forse la circolare di Basentini, per quanto severa, non basterà.
Jose Mourinho (Getty Images)