Il fatturato del calcio italiano è di 3,7 miliardi l'anno, l'11% di quello mondiale. I motori sono una macchina da soldi e i titoli dei club di Serie A danno grandi soddisfazioni. Il settore però non è esente da rischi.C'è a chi piace il ciclismo, a chi il calcio e a chi la Formula 1. Ma c'è anche chi impazzisce per l'atletica o il motociclismo. Tutti questi eventi hanno un fattore in comune. Spesso e volentieri sono delle macchine da soldi. Secondo uno studio della Figc, il fatturato del calcio italiano si aggira intorno ai 3,7 miliardi di euro l'anno. Solo i proventi derivanti dai diritti tv nel calcio italiano sono cresciuti in modo costante nel quinquennio 2010-2015, passando dai 105,9 milioni della stagione 2010/11 ai 172,6 milioni di quella 2014/15. Non male, soprattutto se si pensa che il fatturato del calcio italiano rappresenta l'11% di quello mondiale. A questi numeri si devono aggiungere i circa 900 milioni derivanti dai campionati dilettantistici sparsi per il nostro territorio. Ci sono poi i singoli eventi come la finale di Champions league, che da sola vale 25 milioni di euro. Certo, purtroppo non è una sorpresa apprendere che la mancata qualificazione ai Mondiali di calcio abbia comportato una perdita a livelli di indotto per il nostro Paese, ma ciò non toglie che il mercato dello sport resti comunque in salute. Poi ci sono i motori, altro grande amore degli italiani. Basti pensare che solo il Moto Gp di Misano Adriatico e quello del Mugello generano rispettivamente circa 62 e 60 milioni di euro, un valore che si deve sommare ai circa 110 milioni di euro mossi dal Gran premio di Formula 1 di Monza. Ma non basta. L'indotto della Maratona di Roma si aggira intorno ai 30-35 milioni di euro. Con questi numeri non stupisce l'andamento di molti titoli azionari che hanno «fatto gol» anche in Borsa. Titoli che in un anno sono cresciuti anche a doppia cifra. Il più noto tra tutti è probabilmente quello del Cavallino rampante. Le azioni della Ferrari in un anno sono cresciute del 53,5%: non male se si pensa che non è stato certo un anno facile per la maggior parte dei listini azionari. «I dati ci hanno sorpreso in positivo, soprattutto l'obiettivo di raddoppiare il margine operativo lordo entro il 2022 da 1 a 2 miliardi circa, in netto anticipo sui tempi indicati in sede di quotazione», spiegano gli analisti di Websim. Anche il calcio negli ultimi dodici mesi ha dato qualche soddisfazione ai risparmiatori. In Italia il titolo della Lazio è cresciuto di quasi il 60% in un anno e di quasi il 24% dall'inizio del 2018. Grandi soddisfazioni arrivano anche dalla squadra inglese dell'Arsenal il cui titolo è cresciuto del 72% in dodici mesi e del 26% nel 2018. Grandi protagonisti del settore dello sport, poi, sono anche i più importanti marchi dell'abbigliamento sportivo. Il gruppo americano Under armour è stato inserito da Forbes nella classifica delle aziende con la migliore strategia per il mondo digitale. Non è un caso, quindi, se il magazine finanziario anglosassone Barron ha fatto notare che il titolo del gruppo americano è destinato a salire di oltre il 30% quest'anno. Evento che si sta verificando. Da inizio anno il titolo sembra aver messo il turbo ed è cresciuto del 37,5%. Lo sport in Borsa, dunque, sembra offrire delle belle occasioni. Il problema però è che si tratta di una nicchia e prodotti di risparmio gestito come fondi comuni di investimento o Etf per ora mancano sul mercato italiano. Questo comporta l'investimento diretto in titoli: come sempre in questo caso si consiglia molta attenzione. La Borsa può dare buone opportunità, ma consente anche di scottarsi in men che non si dica.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





