2020-10-01
Metà dei magistrati rischia il processo
Piovono incolpazioni per chi ha raccomandato colleghi di corrente: moltissimi, anche stando soltanto alle chat di Luca Palamara. Il nuovo illecito previsto dal procuratore generale della Cassazione può davvero rappresentare il colpo di grazia per il sistema.In Italia adesso rischiano grosso tutti i magistrati che militano nelle correnti. Ovviamente non se fanno attività di studio e organizzano seminari. Hanno messo, mettono e metteranno in pericolo la carriera tutti coloro che abbiano deciso o decidano da questo momento in avanti di sponsorizzare un qualche collega presso i consiglieri del Csm in base a logiche lottizzatorie e di appartenenza. Peccato che i gruppi dei giudici negli anni siano diventati proprio questo, dei giganteschi uffici di collocamento. In pratica siamo di fronte alla fine delle correnti per come le abbiamo conosciute finora. Infatti la Procura generale della Cassazione ha stabilito, senza che la questione abbia acceso dibattiti, che si possono raccomandare gli amici (e gli amanti?), ma non gli iscritti a questa o quella corrente. Nelle linee guida firmate dal Procuratore generale del Palazzaccio Giovanni Salvi si legge che «le sollecitazioni» per se stessi o per terzi «rilevano solo quando violino precetti tipizzati». E quali sono questi precetti? «Quando dalle conversazioni emergono accordi al fine di favorire magistrati per la sola appartenenza a una corrente, quando non addirittura a fini di spartizione (grave scorrettezza nei confronti dei danneggiati) o quando vengono utilizzate informazioni riservate o vengono attuati “dossieraggi" al fine di danneggiare o favorire». Per finire sotto accusa davanti alla sezione disciplinare del Csm, come vedremo, non è necessario che l'accordo o la semplice raccomandazione vadano a buon fine. Salvi con La Verità puntualizza: «Se una sola segnalazione può costituire grave scorrettezza? Dipende da come è fatta, se mette in questione altri colleghi, se li denigra». Poi aggiunge: «Uno dei criteri (per l'incolpazione, ndr) è se uno segnala altri non per una mera valutazione o per amicizia, ma per ragioni di corrente. Questo è a mio parere è una cosa grave… se viene fatta sistematicamente per ragioni di corrente è una cosa grave (…) che viola la correttezza dei rapporti tra magistrati».Facciamo notare che, per esempio, al presidente del Tribunale di Firenze, Marilena Rizzo, viene contestata anche la raccomandazione di colleghi di diversa corrente. «Non sarà proprio così, non sarà quello il cuore dell'incolpazione» obietta Salvi. Poi ribadisce quando la segnalazione vada considerata disdicevole: «Quando non è fatta per ragioni di amicizia o di merito o perché utile per l'ufficio o perché (il “raccomandato", ndr) possa avere avuto un danno…».Con questi presupposti sono a rischio «incolpazione» decine, se non centinaia, di magistrati. Uno dei primi casi che ci viene in mente è quello della consigliera del Csm Concetta Grillo che in una chat con Palamara promuoveva un collega in questi termini: «Tigano nostro da sempre ci sta dando una grande mano e al di là di tutto è bravo». In un altro messaggio si legge: «Volevo segnalarti che Tigano se non fosse possibile Catania è in ottima posizione per entrambi i posti di Agrigento».L'ex parlamentare del Pd Donatella Ferranti, in un'ulteriore conversazione, ricorda che fu «testimone della scelta errata di Unicost Pasetti Tenaglia che puntarono su Salvato che dopo sei mesi lasciò proprio per non adeguatezza a gestire e dirigere». Oggi Luigi Salvato è uno degli avvocati generali del pool di Salvi che sta perseguendo le nomine correntizzate. Sempre la Ferranti, ex presidente della commissione giustizia della Camera e attuale consigliera della Cassazione, oltre che toga progressista, ha scritto: «Mi raccomando: Area deve scegliere o Sgroi o Gaeta». Nelle chat ci sono molti messaggi che raccontano i tentativi di accordo sul nome di Piero Gaeta, un altro dei più stretti collaboratori di Salvi. Il quale è a sua volta esponente di punta di Magistratura democratica. Per fortuna chattopoli è in dirittura d'arrivo.Salvi conferma: «Abbiamo chiuso l'esame del materiale informativo (le chat e le intercettazioni, ndr), ma alcune cose le dobbiamo ancora decidere. Le posizioni archiviate? Per ora sono poche. Alcune le stiamo ancora valutando. Le archiviazioni sono dirette, non passano da un giudice, però il ministro (il Guardasiglli Alfonso Bonafede, ndr) può decidere di procedere o chiedere integrazioni, anche se in questo caso non credo siano ancora scaduti i termini, che sono di 60 giorni».Il Pg annuncia anche che una parte del lavoro verrà resa pubblica: «Nel rispetto dei tempi del ministro, faremo anche una “massimazione". Quindi lei potrà andare sul sito della Procura e leggere le ragioni delle archiviazioni. Non ci saranno, però, né nomi, né riferimenti che possano fare individuare i magistrati, ma solo i principi di diritto applicati al caso concreto».Una delle toghe di maggior peso finita nella rete di Salvi & c. è il presidente del Tribunale di Firenze, Marilena Rizzo, la quale è stata incolpata per 5 segnalazioni positive (la maggior parte delle quali non sono andate a buon fine) e una, apparentemente, negativa. Nel suo atto di incolpazione si legge: «In violazione dei doveri di correttezza, di leale comportamento, di equilibrio e di riserbo gravanti sui magistrati, quale presidente del Tribunale di Firenze e referente della corrente Unità per la costituzione in Toscana, in ragione del legame di natura associativa con Luca Palamara, all'epoca membro togato del Consiglio superiore della magistratura, interloquiva con il predetto per esprimere il proprio assenso o dissenso sulle nomine, sulle conferme, sulle valutazioni di professionalità, per assicurare le decisioni sugli incarichi semidirettivi agli appartenenti alla corrente o comunque a magistrati a lei graditi e per promuovere la favorevole valutazione di professionalità di alcuni o la non conferma di altri, sollecitando il dottor Palamara a orientare le decisioni nel senso da lei auspicato».La Rizzo è scorata: «Il mio voleva essere un contributo di conoscenza. È una cosa che fanno tutti e che io ho visto fare sempre. Non è mai stata considerata una cosa negativa. Poi di queste informazioni i consiglieri fanno l'uso che vogliono, come ha fatto Palamara, che nella maggior parte dei casi non ne ha tenuto conto». Ma quante segnalazioni sono andate a buon fine? «Praticamente ha avuto esito solo quella per Lisa Gatto ed era di pura cortesia. Non è stata proposta da Palamara ed è passata all'unanimità».Nelle chat la Rizzo sostiene «la nostra Maria Cannizzaro» e «il nostro Dal Forno» e rimarca «quanta aspettativa abbia il gruppo toscano sul nome di Giuseppe Pezzuti». Ma la presidente, che, tra l'altro, dal 2016 non è più referente di Unicost in Toscana, su Whatsapp appoggia anche la Gatto, che è di Magistratura indipendente, e Angelo Antonio Pezzuti. Questi ultimi due vengono votati in commissione nel luglio del 2018, Gatto all'unanimità, Pezzuti con 5 voti su 6.Prosegue la Rizzo: «Spero di poter chiarire tutto nella sede competente e che vengano fatti tutti i riscontri. Le mie segnalazioni non erano solo a favore degli appartenenti alla mia corrente, ma verso colleghi di valore. Se avessi voluto condizionare, come sostiene l'ipotesi accusatoria, mi sarei occupata di posti più importanti, non mi sarei interessata di pochi incarichi semidirettivi».La Procura generale contesta alla Rizzo anche l'intervento a gamba tesa su Fernando Prodomo, il giudice che guidava la sezione civile di Firenze che si occupa di separazioni e divorzi. L'incarico della toga scadeva nel marzo 2016 e, nel settembre del 2018, Prodomo venne confermato al proprio posto.«Io, appena arrivata, avevo dato inizialmente un parere favorevole alla sua conferma a presidente di sezione» ci spiega la presidente. «La sua, però, è stata una pratica abbastanza sofferta». Il Consiglio giudiziario, visti i numeri non brillanti della produttività della sezione, chiese ulteriori approfondimenti e alla fine votò quasi all'unanimità per la non conferma. La posizione di Prodomo rimase sub iudice dal marzo 2016 al settembre 2018. Conclude la Rizzo: «La sensazione era che il meccanismo si fosse inceppato. Per questo ho chiesto a Palamara che cosa stesse succedendo. Il risultato è che Prodomo è stato confermato con uno degli ultimi atti del Csm di Palamara».