2025-02-02
Speranza choc: «Tachipirina e attesa? L’avete inventato voi»
Il dem nega di aver imposto il protocollo ai medici, rubricandolo a balla dei no vax.Roberto Speranza smentisce Roberto Speranza: «Il protocollo “Tachipirina e Vigile attesa” è inventato da voi, perché non esiste. È un’invenzione dei no vax: gente per bene, che non ha mai visto le carte e che crede che quello che sta dicendo lei è vero», ha detto l’altro ieri l’ex ministro della Salute durante l’ennesima presentazione del suo libro auto-celebrativo Perché guariremo, che si è tenuta all’Auditorium di Villafranca, alle porte di Verona. Fuori, 200 persone mobilitate dai gruppi «Verona per la Libertà» e «Veneto No Green Pass», che sotto la pioggia gli gridavano «Assassino!». Dentro la sala, i fan di Speranza, un’ottantina di persone. Il dem ha esordito lodando se stesso per come ha operato bene durante la pandemia, poi è arrivato il momento delle domande. Chi scrive, dopo essersi qualificata come giornalista, ha chiesto: «Qual era il fondamento scientifico delle linee guida Tachipirina e vigile attesa? Perché ha lasciato che i malati restassero a casa ad aggravarsi per sette-otto giorni senza assistenza né medicine sconsigliando fortemente tutti i farmaci?». Ebbene, incredibilmente Speranza ha negato l’esistenza della circolare del 30 novembre 2020 che lui stesso firmò e che è rimasta in vigore fino al 26 aprile del 2021. «È un’invenzione dei no vax», dice, ma quel documento esiste e a pagina 10, apertamente e fortemente, sconsigliava ai medici di base di somministrare a tutti i malati di Covid, indistintamente e nonostante i sintomi, qualsiasi trattamento farmacologico nelle prime fasi della malattia, tranne appunto il paracetamolo. La circolare esonerava pure, di fatto, il medico di base dal dovere di visita, consigliandogli di stare «in vigile attesa», ovvero in attesa che il paziente guarisse spontaneamente, o che si aggravasse così tanto da dover essere ricoverato. Speranza mente mentre risponde: «Noi abbiamo detto di usare anche gli antinfiammatori». Ancora: «La Tachipirina e la vigile attesa potevano essere usati in casi di particolare semplicità. Lei fa questo per aumentare i suoi follower» ha insinuato. Intatto, la sottoscritta è stata trattenuta per le braccia da un agente della Digos in un eccesso di zelo, mentre il pubblico ha iniziato a urlare e a offenderla, senza però riuscire a impedirle di chiedere all’ex ministro: «Perché ha ignorato quello che faceva la Regione Piemonte che a novembre 2020 le sottopose i dati di guarigione ottenuti con le cure domiciliari precoci ?». Speranza fa l’ironico: «Chi, quelli che curavano con l’idrossiclorochina?». Facendo dunque finta di non sapere che fu fatto uno studio nel distretto sanitario di Acqui Ovada che dimostrò con i numeri quello che il ministro in realtà sapeva sin da aprile 2020, perché già all’epoca era stato informato da medici e accademici del fatto che la vigile attesa facesse aggravare i pazienti, così che molti arrivavano in ospedale in condizioni disperate. Altra domanda, nonostante le urla in sala: «Perché ha detto che i vaccini proteggevano dall’infezione e perché non ha detto che potevano provocare effetti avversi gravi visto che c’erano i dati di Israele prima del green pass?». Speranza: «Non lo sapevo solo io che c’erano gli effetti avversi, c’erano i rapporti dell’Aifa» . E poi : «Il vaccino diminuiva la possibilità di infettarsi». Diminuiva? Sarebbe stato interessante chiedere a Speranza tanto altro. Ad esempio dovrebbe spiegarci meglio i criteri alla base dei lockdown, perché durante la presentazione del libro, ha detto: «Sulle chiusure non c’era scritto da nessuna parte quale fosse la scelta giusta». Ma come, non era la Scienza che lo guidava? Speranza ci svela, finalmente, che calpestava i diritti fondamentali dei cittadini andando a tentativi, e ne è pure fiero.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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