2021-06-09
Speranza si oppone ai giudici del Tar. Verbali delle riunioni ancora segreti
Ricorso del Ministero contro la sentenza che lo obbliga a pubblicare i resoconti degli incontri della task force anti Covid. Il dicastero pretende siano oscurabili nomi e interventi dei presenti: uno schiaffo alla trasparenza.Roberto Speranza ancora ci impedisce di sapere che cosa venne detto nelle riunioni della task force anti Covid, convocate nel gennaio 2020. Sono ormai scaduti i trenta giorni dalla comunicazione della sentenza del Tar del Lazio, con la quale lo scorso maggio è stato ordinato al ministero della Salute di consegnare i relativi verbali, eppure da Lungotevere Ripa provano a sollevare nuovi cavilli per tenere segretati i documenti. «Cercano di realizzare uno sbarramento preclusivo, dietro argomenti pleonastici e ostruzionistici», tuona Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d'Italia, che assieme al collega Marcello Gemmato da mesi chiede che sia reso noto il contenuto degli incontri in cui si discuteva delle procedure d'emergenza da mettere in atto. Il ministero della Salute, infatti, ha subito fatto ricorso contro la sentenza del giudice amministrativo per «ottemperanza di chiarimenti». Dopo aver cercato di far passare per «informali» i resoconti degli incontri della task force, circostanza del tutto irrilevante per il Tar che ha comunque ribadito l'obbligo di mostrare gli atti anche se semplici «brogliacci», la difesa del ministro Speranza punta a rendere inutilizzabili quei documenti. E lo fa in nome di un diritto alla «riservatezza, all'immagine, al buon nome e alla credibilità» delle persone che partecipavano alle riunioni. Gli avvocati chiedono infatti al tribunale amministrativo che nei fogli di presenza siano «omessi i numeri telefonici e gli indirizzi email», e fino a qui nulla da eccepire, ma che spariscano anche «i nominativi degli intervenienti e ogni altro elemento che ne consenta l'identificazione». Non solo, i legali pretenderebbero che l'ostensione dei documenti venga concessa dopo averne informato tutti coloro che parteciparono agli incontri, chiedendo se sono d'accordo a comparire con il proprio intervento seppure in forma anonima e, qualora non lo gradiscano, che venga tolta l'intera parte che li riguarda. I verbali risulterebbero così occultati, privi di ogni interesse. Un'autentica farsa, a dispetto della trasparenza con cui il governo Conte avrebbe gestito la pandemia secondo quanto dichiarava il ministro Speranza nel suo libro Perché Guariremo. «È fondamentale sapere chi ha detto cosa, discutendo di emergenza sanitaria», osserva Bignami, «la rilevanza cambia a seconda dell'interlocutore che ha fatto una determinata dichiarazione durante gli incontri della task force. Chiedere l'autorizzazione, il via libera a rendere pubblico il contenuto del verbale a chi c'era nelle riunioni, vuol dire solo fare ostruzionismo». L'onorevole di Fdi fa notare anche un'evidente contraddizione del ricorso, rispetto al comportamento tenuto da Speranza il 30 gennaio del 2020, quando riferì alla Camera sulle misure assunte dall'Italia per arginare il rischio di diffusione dell'epidemia da nuovo coronavirus. Il ministro disse: «Siamo in costante collegamento con l'Oms. Alla riunione della nostra task force del 27 gennaio scorso ha partecipato l'assistant director general, Ranieri Guerra, che ha dichiarato: “Tra i Paesi occidentali l'Italia è la più fornita e la più attenta». Ma «perché Speranza allora era autorizzato a citare un'affermazione proveniente da uno di quei verbali, quando continua a negare l'accesso a tutti gli altri?», chiede Bignami. Verbali molto dettagliati, sostengono coloro che li hanno visti, niente affatto informali «brogliacci di un gruppo informale finalizzato ad esprimere osservazioni informali, utili ai soli fini delle valutazioni politiche del ministro», come si legge nel ricorso dell'avvocato dello Stato. Erano atti formalissimi, come quello del 29 gennaio 2020 che riporta quanto dichiarò Giuseppe Ippolito dello Spallanzani di Roma, uno dei membri della task force. Suggerì di «riferirsi alle metodologie del piano pandemico di cui è dotata l'Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall'Oms», per definire «procedure omogenee» con le quali affrontare il Covid che stava diventando un'enorme emergenza sanitaria. Il piano non era aggiornato e il ministero della Salute lo sapeva da anni, «ma quando Speranza parlò alla Camera e aveva ben chiare le due strade percorribili, preferì quella rassicurante indicata da Guerra e che risultò disastrosa», commenta il parlamentare dello schieramento che ha per leader Giorgia Meloni. La popolazione è il primo partner per fronteggiare una pandemia, ci vuole trasparenza di tutti i processi del decisore pubblico altrimenti «basterebbe dire che è una riunione informale per innalzare uno schermo e impedire qualsiasi tipo di verifica da parte dell'opinione pubblica», ribadisce Galeazzo Bignami che conclude: «Vogliamo i verbali nella loro integrità. Cercano di precluderci ad ogni costo l'accesso a questi documenti, perché contengono verità che non dobbiamo conoscere. È questo che preoccupa maggiormente: che cosa non vogliono che gli italiani sappiano, dell'inadeguatezza con la quale il Covid venne affrontato nel nostro Paese?».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson