2021-12-01
«Il piano pandemico valido per il Covid». Le carte inchiodano il ministro Speranza
Ecco la relazione di Nicola Ruggiero: il dicastero doveva applicare il programma anche se, colpevolmente, non l’aveva aggiornato.Sono nuovamente giorni tempestosi, questi, per il ministro della Salute Roberto Speranza, chiamato (ancora) in causa sulla risposta italiana alla prima ondata pandemica e sulle ricostruzioni date da lui e dai suoi collaboratori su quella difficile fase. Domenica, infatti, il quotidiano Domani ha pubblicato delle dichiarazioni pesanti del procuratore capo a Bergamo, Antonio Chiappani, sul ministro («non ha raccontato cose veritiere»), anche se poi sono state parzialmente rettificate.«In merito alle notizie stampa circa asserite dichiarazioni non veritiere fornite a questa Procura dal ministro Speranza», recita per l’esattezza la nota diffusa dal magistrato Chiappani, «si precisa che sul punto, allo stato attuale, non è ipotizzabile alcuna specifica contestazione». Una puntualizzazione da più di qualcuno interpretata come un tentativo di calmare le acque, ma che difficilmente – in vista della chiusura delle indagini, attesa tra poche settimane e che potrebbe riservare sorprese - farà dormire sonni tranquilli a Speranza.Anche perché, al di là di dichiarazioni più o meno travisate, in queste settimane sono emersi pure documenti che legano in modo chiaro le responsabilità del ministero della Salute alla risposta italiana al Covid nei primi mesi del 2020, in particolare per quanto concerne la mancata attivazione del piano pandemico. Che, pur datato (risaliva al 2006), c’era e, se fosse stato attivato subito, avrebbe con ogni probabilità limitato di molto il dilagare del virus, con tutte le sue conseguenze.Un documento importante, rispetto a questo, è quello anticipato dalla trasmissione Report ad inizio dello scorso mese. Si tratta di un parere legale che l’ex braccio destro di Speranza, Goffredo Zaccardi, a gennaio aveva chiesto al magistrato Nicola Ruggiero. Al centro della richiesta ministeriale, due quesiti: il primo è se toccasse al ministero della Salute aggiornare il piano pandemico, il secondo è se fosse sempre compito di Speranza far scattare le contromisure in caso d’emergenza. Ad ambedue tali quesiti, Ruggiero - aveva svelato sempre Report - era venuto un doppio sì.Ebbene, pare che copia di quel testo, ora agli atti dell’inchiesta di Bergamo, qualcuno abituato a bazzicare tra i ministeri abbia voluto conservarla e La Verità ha potuto visionarla in esclusiva. Si tratta di un documento datato 7 gennaio 2021 di 17 pagine nelle quali Ruggiero evidenzia molte cose scomode e in grado di far tremare i palazzi romani di Lungotevere Ripa.Anzitutto, il magistrato ricorda che la decisione numero 1082 del 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, «costituisce un atto legislativo dell’Unione europea vincolante per gli Stati membri, che ne sono i destinatari».Ora, apparentemente scontata o marginale, già questa è in realtà una annotazione di peso. Sì, perché la citata decisione n. 1082, al comma 2 dell’articolo 4, afferma una cosa importante, ovvero che «gli Stati membri comunicano alla Commissione, entro il 7 novembre 2014 e successivamente ogni tre anni, un aggiornamento sullo stato di avanzamento della loro pianificazione della preparazione e della risposta a livello nazionale».In altre parole, il documento che Ruggiero ha voluto ricordare avere portata «vincolante», conferma che il piano pandemico, rimasto fermo al 2006, norme alla mano sarebbe dovuto essere aggiornato ogni tre anni. Il meglio, o il peggio - dipende dalla prospettiva - del parere del magistrato arriva però più avanti, allorquando egli, rispondendo all’allora braccio destro di Speranza, rimarca con forza due cose.La prima è che, se da un lato è vero che il piano pandemico del 2006 «fa evidentemente riferimento ad una “pandemia influenzale”», dall’altro «esso prevede delle misure che, ove adottate, possono risultare utili per fronteggiare (anche) pandemie originate da altri agenti virali». Come dire: pur datato, se attivato per tempo quel piano avrebbe potuto certamente essere utile.Ancora, Ruggiero ha sottolineato, sempre parlando del piano pandemico, che «l’iniziativa degli aggiornamenti, attesa la natura, già ricordata, delle relative misure, può ritenersi sussistente, in via prioritaria, in capo alla struttura burocratica del ministero della Salute». Insomma, toccava al ministero della Salute muoversi per applicare e aggiornare il piano. Il che è molto pesante - lasciando pure da parte il lato giuridico, che spetta alla magistratura valutare - già sotto quello politico.Se poi si collega tutto questo al fatto che Zaccardi, come noto, ha improvvisamente rassegnato le dimissioni lo scorso mese di settembre, inevitabilmente si rafforza l’impressione che, sulla mancata attivazione del piano pandemico agli inizi del 2020, delle responsabilità, pure pesanti, ci siano. E siano da ricercarsi in primo luogo proprio tra i vertici di quel ministero che, se non altro per il suo nome, avrebbe dovuto essere in prima linea con una tutela efficiente della salute pubblica.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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