2021-04-11
Speranza e i suoi sapevano della censura del report che imbarazzava il governo
Le rogatorie svelano il ruolo del capo di gabinetto, che cozza con le smentite del titolare della Salute. Finora l'unico che ha pagato è stato l'autore della ricerca.Sono passate soltanto poche ore da quando Mario Draghi ha pronunciato parole importanti su Roberto Speranza: «L'ho voluto io nel governo, lo stimo molto». Chissà se il presidente del Consiglio si sentirà di confermare la fiducia dopo aver letto ciò che contengono le carte della Procura di Bergamo relative all'indagine sulla prima ondata di Covid. Da quei faldoni, infatti, emergono alcune notizie piuttosto interessanti. La prima, che abbiamo riportato ieri, è che Ranieri Guerra, numero due dell'Organizzazione mondiale della sanità, è indagato per aver fornito informazioni false agli investigatori bergamaschi.Guerra è stato voluto da Speranza come consulente del primo Comitato tecnico scientifico e ha gestito in modo molto discutibile una pratica scomoda: il report realizzato da Francesco Zambon e altri studiosi dell'Oms sulla risposta italiana al virus. Ritenendo quel documento imbarazzante per sé e per il governo, Guerra si è fatto in quattro per farlo censurare appena dopo la pubblicazione. Per riuscirci non si è limitato a inviare mail di fuoco a Zambon, chiedendogli di modificare il testo, ma si è rivolto al direttore generale dell'Oms, che a quanto pare lo ha accontentato. Dal ministero della Salute hanno sempre negato di aver giocato un ruolo in questa bruttissima vicenda. Il ministro Speranza ha sempre accuratamente evitato di fornire spiegazioni ufficiali sul report, e ha provato in ogni modo a minimizzare la questione. Nella rogatoria che i pm di Bergamo hanno inviato all'Oms vengono riportate anche alcune frasi del ministro, in particolare quella con cui dichiara: «Il report è un documento del tutto indifferente per lo Stato italiano».Se davvero quel documento era così «indifferente», come mai allora è stato censurato? Come si spiega l'affanno con cui Ranieri Guerra e Silvio Brusaferro del Cts ne discutevano via chat nel maggio del 2020? E, soprattutto, come si giustificano le indicazioni che Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro Speranza, fornisce a Ranieri Guerra a proposito del famigerato report? Nelle carte bergamasche è riportata una chat fra Guerra e Brusaferro in cui il primo spiega di essere stato ricevuto da Zaccardi, il quale gli avrebbe detto come comportarsi con il documento imbarazzante. Guerra scrive testuali parole: «Cdg (il capo di gabinetto, cioè Zaccardi, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic».Ecco i fatti. Il 14 maggio del 2020 Guerra fa ritirare il report sull'Italia. Quattro giorni dopo si incontra con il capo di gabinetto di Speranza, il quale gli dice che bisogna far cadere quel documento nell'oblio. Qualora non ci si riesca - cosa che in effetti è poi accaduta - si deve far in modo di rivederlo e rimetterci le mani, molto probabilmente per emendare i passaggi scomodi in cui la valutazione dell'operato del governo giallorosso non è propriamente positiva.Non ci sono molte alternative: o il capo di gabinetto di Speranza ha agito senza informare il suo capo oppure il ministro era a conoscenza dell'avvenuta censura. E la seconda ipotesi appare molto più probabile, anche perché nelle carte bergamasche è riportata una email inviata da Guerra ai vertici dell'Oms in cui si dice esplicitamente: «Sul report di Venezia il capo di gabinetto e il ministro hanno capito e non hanno intenzione di creare un problema. Abbiamo concordato di creare un team di lavoro dell'Iss e del ministero della Salute che supporti il nostro staff a Venezia e me per rimodellare il rapporto». Certo, può anche darsi che non sia stato Speranza a spingere Guerra a dannarsi per censurare il documento di Zambon. Ma di sicuro al ministero hanno apprezzato il fatto che fosse stato tolto di mezzo. Di più: hanno espresso la volontà di farlo «morire». E, qualora l'operazione oblio non fosse riuscita, avevano già pronta la strategia per modificare il testo. Vale la pena di ricordare che l'obiettivo del lavoro di Zambon era quello di condurre un'indagine imparziale e onesta allo scopo di fornire informazioni utili ad altri Stati su come affrontare la pandemia. Lo scopo, insomma, era salvare vite. Tanto più che una seria analisi delle misure messe in campo durante la prima ondata di Covid sarebbe stata necessaria anche per l'Italia, ed è stata esplicitamente richiesta - nel giugno del 2020 - da Sergio Mattarella durante un incontro con i famigliari delle vittime mietute dal virus a Bergamo.Purtroppo quell'analisi non è mai stata fatta, e l'unico esame autorevole in circolazione - quello di Zambon - è stato censurato. Nel mentre, Roberto Speranza era impegnato a battersi da solo sonore pacche sulle spalle e a comporre un libro autocelebrativo che sarebbe poi stato costretto a ritirare dai negozi. Francesco Zambon, nelle scorse settimane, ha dato le dimissioni dall'Oms: gli era diventato impossibile lavorare lì (nelle chat, Guerra parla di lui e dei suoi colleghi chiamandoli «asinelli» e «scemi»). Tutte le altre persone coinvolte nell'orrenda storia del report, invece, sono ancora al loro posto. Guerra è sempre ai vertici dell'organizzazione, anche se non è più consulente del Cts. Silvio Brusaferro, dal 17 marzo, è stato scelto come portavoce del nuovo Comitato tecnico scientifico. Roberto Speranza e il suo staff sono ancora saldamente insediati al ministero. Vi sembra normale che il solo a rimetterci sia stato un ricercatore colpevole di aver fatto bene il suo lavoro? E vi sembra normale che il ministro non si sia ancora degnato di fornire una spiegazione su quanto accaduto? Chissà, forse ritiene che anche gli italiani siano «scemi» e «asinelli».