2021-04-30
«Speranza spieghi perché cambiò il protocollo per scoprire il Covid»
Consuelo Locati e Roberto Speranza (Ansa)
L'avvocato Consuelo Locati che rappresenta 500 familiari delle vittime in causa contro il governo: «Come mai il dicastero modificò la definizione di caso sospetto, dando poi la colpa all'Oms? I medici avrebbero potuto diagnosticare l'infezione prima in migliaia di persone»L'Aula del Senato ha respinto la mozione di sfiducia a Roberto Speranza ma Consuelo Locati, l'avvocato del team di legali che assiste quasi 500 familiari delle vittime del Covid, non è affatto soddisfatta delle spiegazioni fornite dal ministro della Salute. Anzi, è sconcertata dalle non risposte su ritardi, omissioni, impreparazioni del governo «che hanno provocato decine di migliaia di morti solo nella Bergamasca». Già consulente legale del comitato Noi denunceremo, nato un anno fa per raccogliere testimonianze e denunce delle tantissime persone che hanno perso un congiunto, dopo aver depositato centinaia di esposti in sede penale per «carenze e omissioni da parte delle istituzioni nella gestione della pandemia», l'avvocato ha contestato anche in sede civile davanti al tribunale di Roma l'operato del ministro della Salute, assieme a quello dell'ex premier Conte.Avvocato, perché non la convince Speranza quando dichiara che era normale trovarsi impreparati «di fronte a un virus totalmente nuovo»?«Il ministro non era affatto all'oscuro di quello che stava accadendo. Dagli alert dell'Oms sapeva dell'emergenza in atto già da fine dicembre 2019. Sapeva che era necessario attivare tutte le misure necessarie per fronteggiarla. Sapeva della gravità del virus, tanto che il 30 gennaio 2020, nella relazione al Senato lo definì di fascia A, grave come la peste. Sapeva, ma sottovalutò il problema».Il 22 gennaio Speranza aveva anche costituito la task force e dopo la prima riunione dichiarò: «Il Servizio sanitario nazionale è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza». «Se aveva dato mandato all'esperto di modelli matematici applicati alle pandemie, Stefano Merler, di elaborare in gran fretta ipotetici impatti del Covid nel nostro Paese, in un piano rimasto segreto, e se aveva istituito il Comitato tecnico scientifico, tanto tranquillo non doveva essere Speranza. Sapeva che non c'era un piano pandemico adeguato perché era fermo al 2006». Con quel piano, l'Italia sarebbe stata impreparata anche a fronteggiare un'influenza un po' diversa dalle solite stagionali.«Speranza poi non dice che sul suo tavolo già a gennaio erano arrivate segnalazioni di tanti medici che riferivano numerosi casi di polmoniti anomale».A che cos'altro non ha risposto il ministro?«Ancora non sappiamo perché mandò i militari a Bergamo per poi ritirarli subito dopo. Come mai non chiuse la Valseriana, come aveva fatto con Codogno, quando il Cts e lo stesso Merler glielo consigliavano caldamente? C'è poi la misteriosa sparizione da circolari ministeriali della definizione di “casi sospetti", ai quali i medici avrebbero dovuto prestare attenzione».A quali documenti si riferisce?«In una prima circolare del 22 gennaio, si leggeva che andavano segnalate le persone con “un'infezione respiratoria acuta (Sari) con febbre e tosse che ha richiesto ricovero in ospedale", così pure chi tornava da viaggi a Wuhan, e gli operatori sanitari che avevano lavorato in ambienti con pazienti con infezioni respiratorie acute gravi. Ma andavano segnalati anche i casi di cittadini che “manifestano un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato", senza tener conto del luogo di residenza o di viaggi effettuati. Ebbene, questa ultima parte sparisce nella circolare successiva, del 27 gennaio». Il ministero della Salute aveva tolto una definizione di caso, utile a diagnosticare positività al Covid?«Non compare più, eppure proveniva da linee guida dell'Oms. Ci venne detto che l'Organizzazione mondiale della sanità poi cambiò indicazioni ma non è vero, l'abbiamo verificato. Sul sito dell'Oms ci sono tre documenti di linee guida ad interim dell'11, 15 e 31 gennaio. In tutte queste, nel definire un caso sospetto si fa riferimento anche a persone affette da un'infezione severa acuta senza tener conto del luogo di residenza o di una storia sospetta di viaggi». Quale spiegazione si è data?«Se quella definizione fosse rimasta, i medici avrebbero potuto chiedere di fare il tampone anche a chi aveva una polmonite anomala in assenza di altre circostanze. Quindi il ministero della Salute già sapeva che c'erano malati Covid in Italia e forse temeva che si facessero troppi accertamenti visto che in Lombardia, la Regione più colpita dal virus già nella prima ondata, mancavano tamponi e laboratori». Speranza si è difeso attaccando: «Non si fa politica sul Covid».«È lui che confonde il suo ruolo istituzionale con quello politico e forse per questo non risponde. I familiari delle vittime non hanno interessi politici. I congiunti delle 116.000 vittime che noi legali rappresentiamo pretendono legittimamente che di ogni atto venga data giustificazione documentale, seria e dignitosa oltre che decente. Hanno diritto di avere risposte oneste e decorose dal ministro, in quanto rappresentante di un'istituzione chiamata in causa. Se non le ha volute dare in Senato - sarebbe stato meglio per rispetto dei cittadini- dovrà farlo in tribunale davanti a un giudice». Lei ha perso un genitore, per colpa del Covid.«Mio padre Vincenzo, 78 anni. L'ultima volta in cui l'abbiamo visto era il 22 marzo 2020, quando di notte fu portato alla clinica Gavazzeni di Bergamo. Ne uscì morto, cinque giorni dopo. C'era anche la sua salma su quei mezzi militari che portarono le salme fuori Regione perché non c'era più posto nella camera mortuaria. Venne cremato a Firenze, la mia famiglia ha potuto riavere l'urna con le sue ceneri solo un mese dopo».