Dopo un anno Speranza è ancora alla deriva

Dopo un anno Speranza è ancora alla deriva
Roberto Speranza (Ansa)

Il ministro della Salute è fiducioso. Anzi, molto fiducioso, addirittura ottimista. Lo ha spiegato lui stesso ieri in un'intervista al Messaggero in cui, sprizzando il tipico entusiasmo che lo contraddistingue, ha annunciato che presto si potrà viaggiare con il passaporto vaccinale.

Che i vaccini non ci siano ancora, e dunque quest'estate sia difficile poter disporre di un passaporto che attesti l'immunizzazione, è un dettaglio che a quanto pare non turba Roberto Speranza. Il quale, per il futuro, è così speranzoso che alla domanda se alla fine dell'estate gli italiani saranno costretti a rispettare altre restrizioni come quelle imposte nelle ultime settimane o, a proteggerci dal Covid, basteranno mascherine e distanziamento, ha risposto con un benaugurante «valuteremo». Sì, l'uomo che da oltre un anno ha il compito di difenderci dalla pandemia e, da oltre un anno, ci racconta di intravedere la luce in fondo al tunnel, ancora una volta ha dato prova non solo di contraddirsi, ma anche di essere inadeguato al compito che è chiamato a svolgere. Le risposte fornite al giornale romano sulla situazione italiana e sulle ragioni di alcune scelte adottate dal suo ministero in vista delle festività, si rivelano così vaghe da far dubitare che egli abbia un piano. Alla richiesta di una spiegazione per la chiusura di bar e ristoranti, negozi e parrucchieri, nonostante sia stato registrato un calo dell'indice di contagio, Speranza non ha chiarito di avere intenzione di valutare i divieti in base all'andamento dell'epidemia, ma si è limitato ad affermare, come un dogma scientifico, che la diminuzione della curva degli ammalati non sia da considerarsi sufficiente. A dire il vero, la riduzione delle persone infettate dal coronavirus lui la chiama «un piccolo tesoretto», scambiando i buoni risultati per un bonus tipo quelli distribuiti a piene mani dal governo Conte. E infatti il ministro annuncia di aver intenzione di spendere il tesoretto nelle scuole riaprendo asili, elementari e medie. Sia ben chiaro: il gruzzolo di Speranza non prevede investimenti a tutela degli studenti, con messa in sicurezza delle aule e potenziamento del trasporto pubblico per evitare assembramenti e assicurare il distanziamento dei ragazzi. No, il piccolo capitale è solo virtuale e non sono contemplati capitoli di spesa. In pratica, si ritorna in classe dopo Pasqua senza che nulla sia cambiato dai tempi dei banchi a rotelle della coppia Azzolina-Arcuri. Le lezioni riprendono, ma solo per gli alunni delle scuole inferiori, che i genitori non sanno come sistemare, mentre gli studenti del liceo e delle professionali dovranno continuare ad accontentarsi della Dad.

Naturalmente, il ministro sorvola sulle ragioni per cui un negozio, dove l'assembramento nelle ore di punta sfiora le quattro persone, debba restare chiuso e un'aula, in cui per cinque ore sono stipati 25 ragazzi, possa essere riaperta. L'unico accenno è un riferimento al ruolo strategico dell'istruzione rispetto al resto, con il che si capisce che Speranza, da buon militante comunista, consideri tutto ciò che ha a che fare con il denaro, ovvero le attività commerciali e artigianali, ma anche i parrucchieri e i centri estetici, poco strategici. Per loro, il semaforo del ministero continuerà a essere rosso, per lo meno fino a che la campagna vaccinale non consentirà di ripartire. Una riapertura in tempi brevi comunque non prevista, perché Speranza già annuncia che il sistema a colori sarà in vigore anche a maggio. Del resto, non c'è da stupirsi: mentre in altri Paesi, per somministrare i farmaci anti Covid sono state mobilitate tutte le risorse disponibili, da noi si è fatto con calma. Al punto che il ministro si compiace di poter annunciare che tra fine aprile e inizio maggio si potranno cominciare a vaccinare le persone anche in farmacia. «Abbiamo approvato una norma. L'accordo con i farmacisti è in dirittura d'arrivo» ha rivelato orgoglioso dopo un anno e 100.000 morti e dopo aver dichiarato che il governo era prontissimo a fronteggiare l'epidemia. Sì, dopo 12 mesi l'accordo è in dirittura d'arrivo. Ciò che non è in dirittura d'arrivo, purtroppo, è la lettera di dimissioni di Speranza.

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