2018-06-23
Spendiamo solo il 12% dei fondi Ue. Un tesoretto per il governo gialloblù
Su 76 miliardi disponibili grazie ai programmi cofinanziati, al momento ne abbiamo sfruttati solo 9,1. Tensione fra Paolo Savona e Barbara Lezzi, ministro per il Sud, per stabilire a chi spetta questa delega.Solo 9,1 miliardi su 76. Il 12% del totale. L'Italia ha speso solo il 12% dei 76 miliardi dei programmi cofinanziati dai fondi Ue nel ciclo 2014-2020. Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, ha chiesto la delega sulla spesa di quei 76 miliardi. Ma Barbara Lezzi, ministro per il Sud, si è opposta e dovrebbe ottenere la delega in questione. Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, è stato molto chiaro al Corriere della Sera: «I fondi per la coesione territoriale sono fondi che riguarderanno il Mezzogiorno, saranno gestiti dal ministro del Sud». L'atavica incapacità italiana sulla spesa dei fondi Ue ha due cause fondamentali: esse furono rilevate opportunamente dalla Commissione europea nelle Osservazioni del marzo e luglio 2014 sull'Accordo di partenariato, il documento del governo italiano che programmava quei 76 miliardi di euro. Cosa scriveva Bruxelles? Che l'Italia non aveva una chiara strategia di sviluppo territoriale e avrebbe dovuto sostituire le autorità di gestione e le autorità di controllo dei programmi cofinanziati dai fondi Ue che risultassero inadeguate o inefficienti. Veniamo ora all'entità complessiva delle risorse sulla cui programmazione competono il ministro Lezzi e il ministro Savona. I fondi per la coesione territoriale sono suddivisi in tre canali: 1 i 76 miliardi di programmi cofinanziati dai fondi Ue, ovvero il Fondo sociale europeo (Fse), il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale; di quei 76 miliardi 3 non sono stati ancora ripartiti; dei 73 miliardi ripartiti 47,5 vanno al Sud e 25,3 vanno al Centro Nord.2 I 54,6 miliardi dei programmi finanziati dal Fsc (Fondo sviluppo e coesione), fondo interamente italiano programmato insieme ai fondi europei: poiché la legge di stabilità 2014 del governo Letta vincola la spesa dell'80% di quel fondo al territorio del Mezzogiorno, 44 miliardi vanno al Sud e 10,6 al Centro Nord3 I 7,7 miliardi residui del Pac, il Piano di azione e coesione su cui l'allora ministro Raffaele Fitto nel 2011, e, il suo successore Fabrizio Barca dirottarono sostanzialmente il cofinanziamento nazionale ai programmi Ue del ciclo 2007-2013 di Campania, Calabria e Sicilia: poiché tali Regioni non riuscivano a spendere, per evitare il disimpegno automatico parte del loro cofinanziamento nazionale fu dirottato sul Pac. Tali dati sono facilmente consultabili sul sito Open coesione. Per quanto concerne i 76 miliardi dei programmi Ue vediamo le risorse dei ministeri e quanto è stato speso finora. Il ministero delle Politiche agricole riporta i dati in modo esaustivo nel report mensile aggiornato al 30 aprile 2018 della spesa certificata dei Piani regionali di sviluppo rurale e dei Programmi nazionali cofinanziati dal Feasr. Per tale ragione i dati di seguito riportati concernenti il Feasr sono aggiornati al 30 aprile 2018. Per quanto concerne invece i dati della spesa certificata dei programmi operativi nazionali e regionali cofinanziati dal Fse e dal Fesr, essi non sembrano presenti sul sito del governo. Sul sito Open Coesione e sul sito dell'Agenzia della coesione territoriale, afferenti entrambi alla presidenza del Consiglio dei ministri, sembrerebbero presenti solo i dati della spesa certificata riferiti al ciclo 2007-2013. Stessa situazione sulla sezione «Europa» della Ragioneria generale dello Stato: qui sono presenti i dati sul monitoraggio dei pagamenti dei programmi del ciclo precedente 2007-2013 ma non sembrano presenti i dati sui pagamenti dei programmi del ciclo 2014-2020. Per tale ragione, i dati riferiti ai programmi cofinanziati dal Fse e dal Fesr del ciclo 2014-2020 qui di seguito riportati sono estratti dal sito della Commissione europea e sono aggiornati al 15 giugno 2018. In particolare dai pagamenti della quota Ue dei programmi è stata dedotta la quota dei pagamenti comprensivi della quota nazionale. Il premier Giuseppe Conte dovrebbe ripristinare la consuetudine (purtroppo persa negli ultimi anni) della pubblicazione dei dati della spesa certificata dei programmi Fesr e Fse sul sito di Open Coesione e sul sito dell'Agenzia per la coesione territoriale. Analogamente il ministro dell'Economia Giovanni Tria dovrebbe ripristinare la consuetudine della pubblicazione dei dati del monitoraggio dei pagamenti di tali programmi. Spesa certificata e pagamenti non coincidono poiché non tutti i pagamenti effettuati vengono poi riconosciuti da Bruxelles come spesa certificata qualora vi siano incongruenze tra progetti presentati e rimborsi richiesti. Veniamo ora ai dati. Il ministro Di Maio ha a disposizione 9 miliardi: 3,2 miliardi del programma Imprese e competitività, 1,3 miliardi del programma Inclusione sociale, 2,7 miliardi del programma Occupazione giovani, 1,7 miliardi del programma Sistemi politiche attive per l'occupazione. Il ministro Matteo Salvini programma la spesa dei 610 milioni del programma Legalità. Danilo Toninelli pianifica la spesa dei 1.843 milioni del programma Infrastrutture e reti. Il ministro Marco Bussetti programma oltre 4 miliardi: i 2.963 milioni del programma Istruzione e i 1.286 milioni del programma Ricerca e innovazione. Infine il ministro Alberto Bonisoli gestirà 490 milioni del programma Cultura e sviluppo. Per coordinare con risorse adeguate la programmazione sarebbe utile che la Lezzi gestisse gli 827 milioni del programma Governance e capacità istituzionale. Per quanto concerne la spesa dei programmi gestiti dalle Regioni e cofinanziati dal Fesr, dal Fse e dal Feasr la situazione è variegata. Ricordiamo che Puglia, Calabria e Molise hanno accorpato in un unico programma Fse e Fesr, mentre le altre Regioni dedicano a ognuno un programma specifico. Sul Fse la performance migliore sui pagamenti è quella del Piemonte con il 26%, seguito dall'Emilia al 19%, dal Friuli al 18%, dalla Toscana al 17%. Peggiore la Provincia autonoma di Bolzano al 5% e il Lazio al 6%. Sul Fesr peggiore performance di Valle d'Aosta, Abruzzo, Marche, Umbria, Trento e Bolzano al 5%. Seguono al 6 % Veneto, Basilicata e Sicilia. In testa, l'Emilia al 14%, la Lombardia e la Liguria al 13%. Sicuramente migliori i pagamenti sul Feasr: Bolzano al 43%, Veneto al 36%, Sardegna al 27%, Trento al 26%, Calabria al 25%.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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