2024-12-30
«Speculazione edilizia per salvare banche e Coop dall’ennesimo crac di Farinetti»
«Report»: 2.500 case e lo stadio del Bologna sui lotti del Comune dove sorgeva Fico. Un paracadute per gli investitori delusi.La trasmissione Report, ieri sera, ha cucinato a puntino Oscar Farinetti, l’Alberto Angela del cibo tricolore e dei suoi presidi agricoli. Un divulgatore a gettone. Prima con il progetto di Eataly (i cui conti sono da anni in rosso) e poi con quello di Fico, la Fabbrica italiana contadina che, nonostante investimenti per 180 milioni, è finito a gambe all’aria, mettendo in difficoltà la Coop alleanza 3.0, la più grande fra le cooperative di consumatori del sistema Coop, e le banche che hanno creduto ai mirabolanti racconti di Oscar, figlio del partigiano Paolo, condannato in via definitiva per ricettazione e, dopo una dozzina d’anni, riabilitato. Un’epopea familiare, raccontata anche in libri autobiografici, che ha indotto Report a intitolare il suo servizio di ieri, un po’ beffardamente, «Il partigiano Oscar». Ma adesso per salvare capra e cavoli, rivela la trasmissione di Rai 3, sarebbe stata messa in campo una speculazione edilizia da 2.500 alloggi e uno stadio da calcio provvisorio, per far schizzare alle stelle il valore delle aree dove è stato allestito Fico, terreni di proprietà della Caab, il Centro agroalimentare di Bologna, controllata all’80% dal Comune felsineo.La trasmissione, prima di affondare il colpo su Fico, ha ricordato la generosità di amministrazioni ed esponenti Pd nei confronti di Farinetti. Il Comune di Torino, per esempio, gli concesse gratuitamente, per la nascente Eataly, 11.000 metri quadri per sessant’anni in cambio dei lavori di ristrutturazione. Invece, l’allora commissario straordinario dell’Expo, Giuseppe Sala, gli affidò senza gara la gestione dei ristoranti regionali della kermesse lombarda, e in cambio gli avrebbe chiesto di restituire all’organizzazione il 5% del fatturato (2 milioni su 40), mentre gli altri fornitori dovevano versare il 12. L’autorità Anticorruzione ebbe da ridire, ma il tribunale archiviò.Farinetti ha dovuto spiegare ai cronisti come un cantore dei prodotti locali qual è lui abbia ceduto l’azienda di bevande Lurisia alla Coca-cola, suscitando le ire del vecchio amico Carlin Petrini, il patron di Slow food. Farinetti se l’è cavata da par suo: «Io sono stato sempre orientato a sinistra, e allora il nostro motto era “contro l’imperialismo delle multinazionali”, era questo il concetto. Negli anni ho maturato, invece, la volontà di incidere, di lavorare perché le multinazionali diventino buone. Oggi io metto la Coca-cola tra le multinazionali più etiche che ci sono». Quindi ha sostenuto di aver «svenduto» Lurisia (per 88 milioni): «Valeva anche di più, valeva immensamente di più, è stato un ottimo affare per la Coca-cola».Ma l’affare ha permesso di far respirare Farinetti, anche perché, nel frattempo, Eataly sarebbe in perdita dal 2019 e avrebbe bruciato 100 milioni di euro in un triennio.Non sarebbe andata meglio con Fico. La Disneyland del cibo, costata ai suoi finanziatori 180 milioni di euro e che prometteva 6 milioni di visitatori l’anno, è stata chiusa. Farinetti dà la colpa al Covid, ma a Report ribattono che «già il 2019 si era chiuso con poco più di 1 milione e mezzo di visitatori e perdite per 3 milioni di euro». La Coop Alleanza avrebbe investito 15 milioni di euro, Banca Imi 5 e Fondazione Carisbo 4 (numeri dati dall’ex presidente Fabio Roversi Monaco). Erano arrivati pure i finanziamenti della Camera di commercio e delle casse previdenziali di medici, biologi, ingegneri e architetti.Sigfrido Ranucci ha spiegato agli spettatori che la scommessa è stata fatta partendo da una «grande bugia», «la previsione di 6 milioni di visitatori» l’anno, più o meno quelli del Colosseo.Qui Farinetti, davanti alle telecamere, se la ride divertito: «Sei è grossa, sì, sì. Io le ho sempre sparate grosse». Addirittura, nei verbali del Caab, si parlava di 10. Ma da Farinetti si comprava a scatola chiusa. Tanto che l’imprenditore Alberto Forchielli ha commentato: «Non è mai stata fatta un’analisi costo-beneficio e credo che ci abbiano lasciato tutti le penne».La Regione Emilia-Romagna avrebbe investito ben 4 milioni nei Ficobus, che pur potendo contare su 150 posti l’uno, hanno trasportato una media di 6 visitatori per volta.L’ex rettore dell’università bolognese Roversi Monaco ha negato di esserci «cascato», ma ha spiegato che c’è «stata una forte spinta». Da parte di chi? «Da una decisiva presenza della politica anche e in stretta connessione con strutture collegate ai partiti». L’inviato traduce: il Pd. Ottenendo conferma dall’intervistato.Adesso Fico sarà sostituito dal Gran tour Italia che rappresenterà un viaggio nel Belpaese e nelle Regioni. In questo nuovo progetto Farinetti avrebbe investito 11 milioni (1 solo in Fico). Ma, si sa, lui cade sempre in piedi.Al momento del lancio di Gran tour, nel maggio scorso, ha assicurato: «Noi non abbiamo mai ricevuto un contributo pubblico, mai. La città di Bologna non ha mai dato soldi, la Regione non ha mai dato soldi». Ma i giornalisti di Rai 3 hanno obiettato: «Soldi pubblici no, ma un’area da 100.000 metri quadri valutata 60 milioni di euro sì. Tutto patrimonio pubblico». E il presidente di Caab, Marco Marcatili, è sembrato dar loro ragione: «Il tema è che se questo immobile si svaluta noi perdiamo soldi come città. Noi dobbiamo metterceli questi soldi. Io sono costretto a crederci».E per far rientrare dai soldi spesi gli investitori sarebbe stata messa in piedi in gran segreto una mega speculazione edilizia sui terreni dove sorgeva Fico, «la chiave della salvezza per gli investitori che hanno bruciato i loro capitali» con la Fabbrica contadina.I finanziatori, intanto, in attesa della rivalutazione delle aree, avrebbero versato le loro risorse, compresi i terreni di Caab, nel Fondo (immobiliare) Pai, Parchi agroalimentari italiani, che Report definisce «fondo riservato gestito da Prelios Sgr». In pratica «la cassaforte del progetto».Qui dentro, per esempio, la Coop Alleanza avrebbe versato altri 5 milioni, dopo aver ceduto a Farinetti, per la cifra simbolica di 1 euro, le proprie quote nella società di gestione.La speculazione edilizia, però, non sarebbe ancora ufficiale, anche se la trasmissione ha mostrato una «slide riservata del progetto di espansione edilizia sull’area di Fico». Oltre allo stadio temporaneo del Bologna calcio, secondo l’inviato, «potrebbero nascere due importanti insediamenti urbani, un primo di 1.000 e un secondo di 1.500 nuove case». Ma «su questo progetto vige ancora il segreto. Non ci sono atti ufficiali e in Comune preferiscono non fornire dettagli e documenti tecnici», è stato ribadito.Mario Cifiello, presidente di Coop Alleanza, ha spiegato: «Rientra nel tentativo di rilanciare in qualche modo questa attività pur uscendo dalla gestione». E poi ha assicurato di essere di «una tranquillità olimpica». Farinetti, il motivatore, dopo aver ammesso che quando c’era da parlare di Fico agli investitori veniva chiamato lui, «a gasarli», ha dichiarato festante: «Coop ha comprato altre quote per dimostrare che ci crede, che c’è e soprattutto per dare dei quattrini a Prelios che possa vivere in questi due anni, ormai solo più un anno, in cui non prenderà l’affitto e poi cominceremo a pagare».Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, sulla questione, è parso svicolare: «Bologna ha un tema di diritto all’abitare». Mentre l’incarico per ripensare l’area sarebbe stato affidato alla «progettista dell’ultimo piano regolatore», Patrizia Gabellini, assessore comunale all’urbanistica dal 2011 al 2016. Che contattata telefonicamente, se ne è uscita così: «Questa cosa è spinosa, non dico nulla». Si attendono smentite.