2021-05-28
Sparisce dopo il rifiuto delle nozze islamiche
Giovane pakistana di Reggio Emilia si era ribellata ai genitori che volevano imporle un cugino come marito. Padre e madre tornati in patria senza denunciare la scomparsa. Riprese tre persone con le pale dietro la casa. E guai a dire che la famiglia è musulmanaIl primo caso nel 2006: Hina Saleem sepolta in giardino rivolta alla MeccaLo speciale contiene due articoli La verità sulla scomparsa di Saman Habbas, la ragazza pachistana che si opponeva a un matrimonio forzato, è probabilmente nelle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza di Novellara, nel Reggiano. Hanno inquadrato, la sera del 29 aprile, tre uomini e due pale. E poi un secchio con un sacchetto azzurro, un piede di porco, altri strumenti di lavoro. Gli uomini, ancora da identificare, si dirigevano nei campi dietro la casa della famiglia Abbas. Così, a un mese dalla sua sparizione, l'inchiesta della Procura di Reggio Emilia vira dal sequestro di persona al possibile omicidio. Mente carabinieri, unità cinofile e vigili del fuoco stanno cercando il corpo della ragazza, svuotando anche i canali di irrigazione. La svolta nelle indagini è arrivata grazie alle telecamere del paese emiliano, con quelle immagini scovate dai carabinieri del nucleo investigativo di Reggio e della compagnia di Guastalla. Sono del 29 aprile e vanno dalle ore 19,15 alle 21,50, l'ora di uscita e quella di rientro dei tre uomini. Il procuratore capo, Isabella Chiesi, ha confermato da un lato che si cercano sempre i familiari della diciottenne islamica, protagonisti di un sospetto andirivieni con il Pakistan, dall'altro però ha fatto sapere che sono partite le ricerche in campagna del possibile cadavere. Sono in arrivo anche rogatorie internazionali e richieste di cooperazione di polizia. Insomma, la storia di Saman Abbas rischia di finire male e le speranze che sia riuscita a scappare, o che si sia piegata al matrimonio imposto, sembrano ridursi di ora in ora.i servizi socialiQuesta storia di violenza su una giovane donna, colpevole solo di voler vivere come le sue amiche italiane, esplode a novembre dell'anno scorso quando è lei stessa a rivolgersi agli assistenti sociali, raccontando di come i genitori l'abbiano promessa in sposa al solito cugino che sta in Pakistan. Le nozze erano già state fissate per il 22 dicembre, con biglietti aerei acquistati cinque giorni prima. Saman Abbas viene immediatamente spedita in una comunità protetta a Bologna. Da là, la giovane islamica trova il coraggio di denunciare la mamma (43 anni) e il papà (46) per costrizione al matrimonio, reato punito fino a cinque anni di galera. L'11 aprile, però, sottovaluta il pericolo di un passo del genere e chiede di rientrare in famiglia, probabilmente ingannata da qualcuno sulla possibilità di riappacificarsi o, quantomeno, di evitare quel matrimonio forzato secondo la tradizione pachistana. Ma c'è anche il fatto che nel frattempo è diventata maggiorenne e quindi nessuno la può fermare.Il 5 maggio, i servizi sociali la vanno a cercare, ma non la trovano più. Sospettano il peggio e avvisano immediatamente i carabinieri. I militari vanno a casa, ma non c'è più nessuno. La procura apre un fascicolo per sequestro di persone e si cominciano a guardare tutti i voli verso il Pakistan. Ma in patria erano tornati solo i genitori, forse per evitare le conseguenze penali della denuncia della figlia, con un volo partito da Milano Malpensa. Dopo il video del 29 aprile, però, le indagini si stanno orientando più sull'omicidio che sul rapimento.finale macabroLe immagini catturate dalle telecamere fanno ipotizzare un finale macabro, con un cadavere nascosto in campagna al termine di una «missione» durata oltre due ore e mezza, con il favore del buio. Le indagini potrebbero dire abbastanza presto se quelle tre ombre nella notte con pale e sacchi appartengono ai familiari della ragazza scomparsa. Al momento, la Procura mantiene il riserbo su eventuali familiari della ragazza (che in Italia aveva almeno un fratello) iscritti sul registro degli indagati. Di certo, a insospettire gl'inquirenti c'è anche il fatto che la ragazza sia sparita da un mese e che nessun familiare abbia presentato denuncia. Del caso di Saman Abbas, finora, si è parlato assai poco e facendo attenzione a non urtare la sensibilità della comunità islamica italiana, arrivando a omettere, in molti resoconti sulla vicenda, nazionalità e credo religioso della sua famiglia. Come se fossero informazioni «discriminatorie» e non dati fondamentali per capire e inquadrare la vicenda. Tuttavia, adesso che sono in corso le ricerche del corpo della ragazza, qualcosa si muove, oltre agli elicotteri dei carabinieri sulla Bassa reggiana. Il Comune di Novellara ha organizzato una fiaccolata per questa sera. Ai cittadini viene chiesto di portare torce per illuminare il buio come «simbolo di solidarietà e speranza». Sono state invitate tutte le diverse comunità religiose. «Responsabilmente dobbiamo riunirci per condannare qualsiasi eventuale gesto di violenza, lanciando un appello di speranza», spiega la sindaca Elena Carletti. vicenda annacquataMa non tutti ci stanno, ad annacquare questa storia nel mare magnum delle religioni «tutte uguali». «È gravissimo che questa ragazza sia stata lasciata sola senza che alcuna istituzione difendesse la sua libertà», osserva Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia, per il quale «nessuna donna avrà mai il coraggio di ribellarsi alla sharia e all'integralismo islamico, che le vuole sottomesse anche in Italia, se anche il nostro Stato si gira dall'altra parte». Mentre Matteo Salvini punta il dito sugli strabismi: «Le violenze, le minacce e le discriminazioni contro ogni donna dovrebbero essere condannate da tutti, senza se e senza ma, sempre: al ristorante e in fabbrica, su un campo di calcio e all'interno di una famiglia». «Purtroppo», continua il leader della Lega, «mi pare che il destino (si teme tragico) della ragazza pakistana scomparsa a Reggio Emilia non desti grande interesse a sinistra e tra gli indignati di professione».
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.