2020-05-07
Spadafora va anche contro Conte pur di non far ripartire il calcio
Vincenzo Spadafora, Giuseppe Conte e Giovanni Malagò (Ansa)
Il premier è irritato col ministro, che avrebbe minacciato le dimissioni qualora la Serie A giocasse. Neanche Guido Alpa è servito. Molte società sono favorevoli alla ripresa: l'industria sfama 120.000 famiglie. Le tensioni tra la Lega calcio e il governo di Giuseppe Conte sulla riapertura o meno della Serie A rischiano di avere pesanti contraccolpi sull'esecutivo. L'annuncio della riapertura della Bundesliga in Germania, infatti, rischia di aumentare la pressione sul ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, rimasto ormai l'ultimo vero baluardo contro la ripartenza del campionato di calcio. Del resto ormai non ci sono più scuse. Perché i tedeschi sì e noi no? E ancora, perché gli operai vanno al lavoro e calciatori super pagati no? Da settimane infatti, l'ex Balducci boy (perché fedelissimo dell'ex numero uno dei lavori pubblici Angelo Balducci), continua a respingere le richieste della Lega calcio e della Figc per organizzare un incontro e mettersi a un tavolo, fissare le date e magari provare a ricominciare a giocare. In queste settimane Spadafora è stato più volte ambiguo sulla riapertura del campionato, «perché è ormai una battaglia personale», come si racconta da giorni in ambienti della Lega calcio. Anche ieri durante il question time a Montecitorio ha ribadito le sue perplessità. «La mia linea (e quella del governo) non è mai cambiata: auspichiamo tutti che i campionati possano riprendere regolarmente, ma a oggi è impossibile definire una data certa, prima di verificare come andrà la curva dei contagi nelle prossime due settimane». A suo parere, infatti, «la maggioranza degli italiani non vede di buon occhio la ripresa del campionato», come ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera di martedì. Ma il pallone rischia di esplodergli tra le mani. Ormai anche gli alleati di governo lo hanno mollato, tra cui Italia viva con Matteo Renzi («Non capisce né di sport né di democrazia»), ma persino l'azionista di maggioranza, il Movimento 5 stelle, che tramite il responsabile Sport, Simone Valente, ha fatto sapere in un post che il calcio è «un'industria che genera spettacolo e intrattenimento e che vale il 7% del Pil italiano, dando lavoro a oltre 120.000 persone.Il calcio rappresenta un asset fondamentale a livello sportivo, economico e sociale». Anche l'articolo uscito sul Fatto Quotidiano, dove si parla di una consulenza di Guido Alpa alla Lega calcio, potrebbe inquinare ancora di più i pozzi e i rapporti tra Spadafora e Conte. La consulenza risale infatti a due mesi fa e non fa che gettare ombre sul premier legato al professore Alpa da decenni. Sul tavolo di Palazzo Chigi infatti ci sarebbe ancora la minaccia di dimissioni che proprio Spadafora avrebbe sventolato di fronte a Conte lunedì scorso, nel caso in cui la Serie A dovesse ripartire. Eventualità, quella di rimettere l'incarico, che Spadafora ha smentito sempre nell'intervista al Corriere. «No, andrò via quando finirà l'esperienza di governo. Chiunque auspica qualcosa di diverso è male informato». Eppure da mercoledì scorso, 27 aprile, i rapporti tra Conte e Spadafora si sono fatti sempre più tesi. Proprio giovedì 30 aprile il presidente del Consiglio aveva convocato il ministro per parlargli a quattrocchi. E gli ha chiesto di ammorbidire la sua linea con la Lega Calcio. Non a caso durante la trasmissione Mi manda Raitre ha smorzato i toni, pronunciando un appello a mettere fine a polemiche e scontri e lanciando ramoscelli d'ulivo subito raccolti dal presidente di Serie A Paolo Dal Pino. «Siamo pronti a dialogare». Per di più c'era stata anche un'apertura al protocollo della Figc per ritornare a giocare. «Se il protocollo troverà una sintesi bene, viceversa sarà il governo a decretare la chiusura del campionato, cercando di far pagare meno danni possibili al calcio. Ci assumeremo le responsabilità. L'attività sportiva sarà possibile con le solite distanze di sicurezza». Proprio oggi ci sarà un incontro con il comitato scientifico sul protocollo dove sarà detta, forse, l'ultima parola. Nel frattempo la Juventus ha annunciato che il suo giocatore Paulo Dybala è guarito dal Covid-19, mentre il Torino ha annunciato di avere un asintomatico tra i giocatori: è stato isolato e viene monitorato. L'inasprimento del dibattito politico avrebbe una ragione. Il problema, a quanto sostengono i ben informati, è che Spadafora non si aspettava che durante l'assemblea del 1° maggio tutte le squadre riuscissero a trovare un accordo per provare a concludere la stagione 2019/2020. In quell'occasione hanno anche formulato due ipotesi per la ripresa del campionato: il 13 giugno o in alternativa il 20 giugno. Perché Spadafora è rimasto sorpreso? In questa fase di emergenza il ministro ha costruito un asse di ferro con il presidente del Torino, Urbano Cairo, e con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Cairo è tra i più scettici sulla ripresa del campionato. I ben informati sostengono perché sia alle strette con la sua squadra, sia per questioni economiche sia perché a soli 4 punti dalla serie B: il presidente vuole evitare a tutti i costi una retrocessione. Malagò invece starebbe giocando una partita in proprio, legata anche ai diritti televisivi di Sky. Sarebbero stati proprio Cairo e Malagò a dire a Spadafora che le squadre di calcio erano spaccate su una possibile riapertura del campionato, un fatto poi smentito dall'accordo tra i club. Fino a quanto potrà resistere il ministro? Si dice che Conte stia lavorando per prendere in mano la situazione personalmente.