2025-01-18
Space X, il razzo esplode in diretta. L’era Musk non conosce segreti
I detriti della Starship nel cielo di Haiti dopo l'esplosione (Ansa)
Fallisce in mondovisione per un incendio il settimo test di volo della Starship. La Nasa: «Ogni tentativo ci avvicina all’obiettivo». Ma la Faa, dopo aver bloccato le tratte aeree per i detriti, pretende un’indagine.Il francese Institut Pasteur e il tedesco Koch Institute lasciano il social X criticando le posizioni del suo proprietario. E Scholz alza il tiro: «Pericolo per la democrazia».Lo speciale contiene due articoli.«Il successo è incerto, ma l’intrattenimento è garantito!». Con queste parole Elon Musk ha commentato le immagini del settimo test di volo della Starship, il veicolo di lancio più imponente della sua Space X, scelto addirittura dalla Nasa per il prossimo allunaggio (programmato, in teoria, per il 2027). Il risultato è solo parzialmente soddisfacente, perché dopo pochi minuti nella capsula della nave si è sviluppato un incendio che ha portato alla distruzione del mezzo. A causa dei detriti, l'Amministrazione federale dell’aviazione (Faa) statunitense ha dovuto bloccare o deviare alcuni voli, ma il traffico aereo è tornato presto regolare. La stessa Faa ha anche ordinato all'azienda di svolgere un’indagine sull'incidente, bloccando fino ad allora le attività di Starship. In Rete sono circolati tantissimi filmati, anche amatoriali, raffiguranti le spettacolari scie di colori che i pezzi dell’astronave, dopo l’esplosione, hanno generato in cielo. Tutti i detriti, ha comunque reso noto l’azienda di Musk, sono caduti nell’area di pericolo designata.Secondo quanto riportato dalla stessa Space X, il primo stadio del sistema Starship, il razzo Super Heavy, ha funzionato senza problemi, garantendo al veicolo l’ascesa prevista. Dopo la separazione, il booster è rientrato alla base eseguendo perfettamente, per la seconda volta, la manovra di atterraggio. Fin qui un grande successo. Durante il secondo stadio, quello della navicella Starship, il sistema - si legge nel comunicato ufficiale - «ha acceso con successo i suoi sei motori Raptor, completando la fase di salita verso lo spazio. Tuttavia, prima del termine della manovra, si è persa la telemetria del veicolo dopo circa otto minuti e mezzo di volo». «I dati preliminari», continua sempre la nota, «indicano lo sviluppo di un incendio nella sezione posteriore del veicolo, che ha portato a una rapida disgregazione non pianificata». Il programma prevedeva che la navicella, dopo un volo di 66 minuti, facesse un ammaraggio controllato nell’Oceano indiano, ma l’imprevisto incidente ha fatto saltare tutto. Il nuovo modello della Starship, infatti, è stato progettato per essere interamente riutilizzabile. Alta 52 metri e con 9 metri di diametro, può trasportare fino a 150 tonnellate di carico. «Il volo spaziale non è facile», ha commentato Bill Nelson, amministratore della Nasa: «È tutt'altro che routine. Ecco perché questi test sono così importanti: ognuno di essi ci avvicina al nostro percorso verso la Luna e verso Marte attraverso Artemis».Qualche ora prima, il patron di Tesla si era complimentato con il rivale, Jeff Bezos, per il successo ottenuto nel primo lancio in orbita del New Glenn, il razzo della sua Blue Origin, competitor di Space X. In quel caso l’obiettivo chiave, raggiungere l’orbita in sicurezza, è stato raggiunto, mentre il primo stadio non è riuscito a rientrare alla base, benché questo fosse considerato un traguardo arduo al primo test e del tutto secondario. «Congratulazioni per aver raggiunto l’orbita al primo tentativo», ha scritto Musk su X rivolgendosi al padre di Amazon. Il quale ha ricambiato la gentilezza augurando buona fortuna a lui e a Space X in vista dell’imminente lancio. Segni di distensione, dunque, dopo i bisticci del passato. La corsa allo spazio continua e, tra i principali contendenti, troviamo proprio i due uomini più ricchi del mondo. In palio ci sono anche gli appalti militari del Pentagono Usa del valore di 5,6 miliardi di dollari: oltre a Space X e Blue Origin, però, a questa gara partecipa pure la joint venture United launch alliance (Ula) di Boeing e Lockheed Martin. Giochi che avvengono lontano dall’Europa, mentre nel Vecchio continente, che registra un ritardo al momento incolmabile nel settore aerospaziale, preoccupano di più le interferenze di Musk rispetto all’arretratezza tecnologica. Non che sia illegittimo diffidare delle grosse concentrazioni di potere e ricchezza nelle mani di una persona, ma contestualmente andrebbe anche rilevato che la vulcanica produzione del patron di Tesla sul suo social network, X, così come la libertà di espressione per ora consentita al suo interno, nei fatti garantiscono una trasparenza che prima d’ora ci era preclusa. Il lancio di Starship, per esempio, è stato interamente trasmesso in diretta. Hanno un fondamento i sospetti legati alle varie situazioni di monopolio od oligopolio che si sta costruendo, ma è altrettanto visibile che, con i suoi modi poco ortodossi, il magnate ci mette la faccia. Un atteggiamento molto diverso da quello di un Bill Gates, che invece ama operare nell’ombra. Ogni anno, con la sua fondazione, mister Microsoft muove miliardi in tutte le direzioni. Lo abbiamo visto durante il Covid, quando in maniera tutt’altro che trasparente ha avuto un ruolo da protagonista nei vaccini. Ma sono molti i super ricchi che - vedi George Soros - spostano gli equilibri politici con i loro soldi all’insaputa di quasi tutti. O si pensi anche a un Mark Zuckerberg, il quale solo anni dopo ha rivelato di aver ceduto alle pressioni della Casa Bianca per censurare gli utenti Facebook. Elon Musk, invece, ha due difetti: non è di sinistra e non nasconde il suo potere. Se sul primo si può discutere, il secondo è quantomeno preferibile.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/space-x-esplosione-2670881120.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mentre-la-fuga-politica-da-x-continua" data-post-id="2670881120" data-published-at="1737148157" data-use-pagination="False"> Mentre la fuga politica da X continua Ancora fughe annunciate dalla piattaforma X di Elon Musk: stavolta a capeggiare la grottesca rivolta ideologica contro il tycoon, aperto sostenitore del free speech, sono due istituzioni scientifiche europee: l’Institut Pasteur, fondazione scientifica privata fondata a Parigi, e il Robert Koch Institute (Rki), agenzia del governo federale tedesco, responsabile del controllo e della prevenzione e delle malattie. «L’Institut Pasteur», si legge in una nota diffusa su X, «ha deciso di lasciare la piattaforma a causa di gravi derive riscontrate su quest’ultima dalla sua acquisizione da parte di Elon Musk». Un’indignazione a scoppio alquanto ritardato: sono passati infatti quasi tre anni da quando Musk ha fatto la sua prima offerta per comprare X, ad aprile 2022. Il Pasteur si dichiara «estremamente preoccupato» per l’influenza esercitata dal miliardario amico di Donald Trump nel promuovere alcuni account, la cui colpa consisterebbe nell’esprimere idee «che ci sembrano incompatibili con i principi di razionalità, di umanesimo e di diversità che sosteniamo all’istituto da molti anni». C’è sempre una prima volta, si dirà, ma non era mai accaduto che un istituto di ricerca scientifica assumesse una posizione politica così netta: «La direzione dell’Institut Pasteur è in totale opposizione al progetto di influenza politica intrapreso da Musk per indebolire le democrazie e destabilizzare l’Europa nelle sue fondamenta istituzionali, nel suo regime giuridico e nei suoi principi etici unificanti». Prima ancora del Pasteur si è mosso il Rki, con un laconico thread in cui è stato annunciato che l’istituto non userà più la piattaforma, facendo seguito all’annuncio di oltre 60 università e centri di ricerca tedeschi che nei giorni scorsi l’hanno abbandonata per «incompatibilità dell’attuale orientamento di X con i valori fondamentali delle istituzioni coinvolte: apertura al mondo, integrità scientifica, trasparenza e discorso democratico». Una presa di posizione curiosa, considerando che proprio il Robert Koch Institute, tra il 1933 e il 1945, mise al servizio del regime nazista di Adolf Hitler la propria attività di ricerca, licenziando nella primavera del 1933 tutti i lavoratori di origine ebraica per poi finire subordinato, nel 1935, all’Ufficio sanitario del Reich. Senza andare troppo lontano, la Stiko (commissione permanente per le vaccinazioni del Rki), dopo aver tentato di opporsi, con valide motivazioni scientifiche, all’estensione della vaccinazione anti Covid a bambini, adolescenti e giovani, il 16 agosto 2021 ha gettato la spugna, finendo per adottare lo slogan criticato sino al giorno prima («I vantaggi del vaccino superano i rischi»). Cos’abbia spinto i due istituti di ricerca a lasciare il social di Musk, è facile immaginarlo: l’ideologia. Nel caso del Rki, colpito peraltro da una fuga di follower, la recente intervista del patron di X ad Alice Weidel, leader della destra tedesca, non è stata digerita dalla galassia socialista tedesca, al punto che ieri perfino il cancelliere, Olaf Scholz, ha attaccato a testa bassa il tycoon dichiarando che «non dobbiamo criticare il fatto che un miliardario dica qualcosa, ma quello che dice». E siccome Musk ha la colpa di sostenere il secondo partito politico in Germania, l’Afd, e «sostiene l’estrema destra in tutta Europa, ciò è assolutamente inaccettabile, mette in pericolo lo sviluppo democratico dell’Europa e la nostra comunità: va criticato», ha dichiarato Scholz. Per finire, ieri anche la Commissione europea ha stretto la morsa, e la mordacchia, intorno a Musk, adottando tre ulteriori misure investigative su X. La piattaforma dovrà fornire entro il 15 febbraio la documentazione interna sul suo sistema di raccomandazione e conservare i documenti interni sugli algoritmi per il periodo compreso tra il 17 gennaio e il 31 dicembre 2025. Infine, la Commissione ha chiesto di accedere ad alcune interfacce tecniche che consentono la viralità ad alcuni account. L’Ue insomma teme che Musk, proprietario di X, manipoli gli algoritmi per rendere visibili alcuni contenuti: i suoi. Il problema è che quei contenuti, siccome non aderiscono alle politiche woke, non piacciono all’Europa.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».