2019-06-12
Soldi sottratti all’Unicef, indagini dei Pulitzer sui parenti di Renzi
La fondazione benefica, che ha donato 5,5 milioni alle onlus dei fratelli imparentati con Matteo Renzi, commissionò un'investigazione privata sull'indagine che li riguardava. Iniziata la quale, Alessandro chiese altri fondi.Il capostipite Joseph, giornalista ed editore di origini ungheresi, quando morì lasciò un'ingente eredità alla Columbia university di New York, istituto che ospita la celebre scuola di giornalismo e che, a partire dal 1917, in nome del filantropo, ha istituito il più importante premio giornalistico del mondo, il Pulitzer. Il nipote, Michael Edgar Pulitzer, figlio di Joseph II, ha intrapreso lui stesso la carriera di reporter ed editore e ha dato vita a una fondazione di beneficenza a cui hanno attinto anche i Conticini, tre fratelli imparentati con i Renzi, per aiutare i bambini del Corno d'Africa attraverso la terapia del gioco. Secondo la Procura di Firenze gran parte dei 5,51 milioni di dollari di finanziamenti della fondazione (ulteriori 4,77 milioni sarebbero arrivati da Unicef e altre associazioni) avrebbero preso strade meno commendevoli, come quelle degli investimenti immobiliari e le speculazioni nei paradisi fiscali.Ma dalle carte dell'inchiesta scopriamo che i Pulitzer, forse per la loro naturale predisposizione verso il giornalismo investigativo e le inchieste, avevano commissionato tra il 2016 e il 2017 un'accurata indagine sulle peripezie dei Conticini al gruppo Mintz, un'agenzia fondata nel 1994 che sul sito dichiara di aver condotto oltre 10.000 indagini in più di 100 nazioni e di essere attrezzata per risolvere intrighi aziendali «in qualsiasi parte del mondo». In effetti conta su sette sedi in Usa e Canada, quattro in Asia, una a Nairobi, in Africa, e una a Londra.E proprio dall'Inghilterra a occuparsi del caso è il detective Alessandro Garau, un ex giornalista freelance sardo emigrato per cercar fortuna all'estero prima come giornalaio e poi come impiegato in una cartoleria, sia con attività di analisi su fonti aperte sia con vere e proprie incursioni sul campo. Nei promemoria riservati che il suo capo, John Zakotnik, direttore generale di Mintzgroup, invia a Christina Eisenbeis Pulitzer, figlia di Michael Edgard, ci sono tracce anche di incontri con un militare della guardia di finanza, con un magistrato e con un giornalista del Corriere Fiorentino. Colloqui presentati come «interviste confidenziali con fonti ben informate» che però risultano piuttosto vaghe. Per esempio la toga si sarebbe limitata a questo: «Stiamo controllando un certo numero di documenti che abbiamo sequestrato l'estate scorsa e quando verrà il momento, parleremo con le fonti informate». Il (in altre mail «la», ndr) giornalista avrebbe, invece, fatto saper che «i procuratori hanno chiesto di prorogare le indagini di altri sei mesi e io credo che chiederanno una nuova proroga per ulteriori sei mesi».I Pulitzer decidono di avviare le loro indagini dopo che Conticini aveva provato ad accreditare il teorema del complotto finalizzato a screditare l'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Una strategia che non solo non paga, ma che produce effetti opposti a quelli sperati. Nel luglio 2016 Alessandro Conticini prima chiede alla fondazione Pulitzer di «sospendere le donazioni» perché - ammette in una mail - «siamo diventati vittime di una indagine legale sullo sfondo di un attacco politico per destabilizzare il nostro primo ministro e il suo governo in Italia», salvo poi ritrattare dopo appena due mesi. A settembre, infatti, Conticini torna alla carica lasciando falsamente intendere alla pronipote di Pulitzer che sia tutto un equivoco, anzi che siano loro la parte lesa. «Siamo a qualche settimana di distanza dal vincere il nostro primo caso penale per diffamazione contro alcuni quotidiani politicamente schierati (quelli che avevano pubblicato la notizia dell'inchiesta, ndr). Le controparti hanno già chiesto in due occasioni una transazione amichevole ma abbiamo rifiutato in quanto io credo che il caso debba risolversi con la giusta condanna». Quindi, è la sua conclusione, i soldi possono continuare ad affluire nelle casse della sua società («Mi trovo nella condizione o di mettere fine al progetto alla fine dell'anno o di chiedere di nuovo il vostro aiuto»). Quattro giorni dopo, però, è la stessa Christina Eisenbeis Pulitzer a rispondergli e a troncare ogni possibilità di ripresa della collaborazione: «Sfortunatamente la fondazione non può fornire ulteriore supporto finanziario in questo momento, almeno sino alla risoluzione delle questioni legali (...) gli amministratori fiduciari non sono convinti dell'opportunità di ulteriori finanziamenti, specialmente in questo momento». Nel gennaio 2017 Conticini torna alla carica e scrive di aver vinto la prima causa: «Il quotidiano più grande si è dichiarato colpevole di diffamazione e (…) ha accettato di risarcirmi (…) per il giornale più piccolo ci vorrà poco più tempo, ma il risultato sarà lo stesso». La Eisenbeis, in una mail ai manager della Fondazione, fa capire di non essere stata convinta dalla versione di Conticini: «Pensiamo che sia prudente far condurre al Mintz group la sua analisi indipendente». Gli investigatori passano in rassegna non solo i documenti societari, ma gli stessi articoli che, nel biennio 2016-2017, raccontano il procedimento di Firenze. Il primo report è di luglio 2016, l'ultimo del febbraio 2017. Il contesto è ricostruito a partire dalle segnalazioni di Bankitalia, tra il 2011 e il 2015, sui «trasferimenti bancari» per «centinaia di migliaia di euro» da Play Therapy Africa al «conto bancario privato di Alessandro Conticini». Il report cita anche i soldi «di Unicef e di Operation Usa» utilizzati per finanziare tre aziende: «Eventi 6, Dot Media e Quality Press». Viene individuata anche come potenziale testimone Monika Jephcott, ex direttore e segretaria di Play Therapy Africa che avrebbe «documenti e mail (...) utili ai procuratori nelle indagini sui Conticini».Per la sua «indagine sull'indagine in corso», Garau lavora principalmente sulla base delle notizie pubblicate dai quotidiani locali e nazionali. Per questo, domanda alla società di autorizzare una spesa per una fonte a pagamento. L'ex freelance di Cagliari avrebbe contattato, come detto, un «giornalista italiano (che) può incontrare i procuratori che conducono le indagini su Conticini. Il costo sarebbe di 1.200 sterline inglesi». Chi sia questo cronista non si sa ma da quel che si intuisce dalla lettura delle carte, la proposta cade nel vuoto, probabilmente perché dall'altra parte dell'Atlantico hanno sentito puzza di bruciato. In un'altra occasione, è la Mintzgroup - che evidentemente ha interesse ad allungare le ricerche per massimizzare i profitti dal committente - a proporsi per un «supplemento di scavi», testuale dalle mail, con «fonti piuttosto forti». Il tutto per «un paio di migliaia di dollari».Dalle corrispondenze emerge tutta la fibrillazione, negli Usa, per un incidente di percorso che rischia di compromettere l'immagine della fondazione, anche se all'inizio Christina Eisenbeis si mostra molto prudente e si rifiuta di firmare un comunicato stampa congiunto con Operation Usa (che circa un anno e mezzo fa ha presentato autonomamente querela) in attesa di avere maggiori dettagli del presunto raggiro.Nei giorni dell'ansia e dell'ira c'è spazio pure per investigazioni fai da te. E allora qualcuno, dalle parti di New York City, si ricorda della «figlia di mio cognato» che è «cresciuta vicino a Pescara», in Abruzzo, a cui poter chiedere qualche informazione. Tale Chiara prende molto sul serio il compito e dopo aver letto un po' di cose in giro, emette il suo giudizio. «Dal mio punto di vista è che c'è un malcontento generale verso il nostro primo ministro italiano Matteo Renzi (il cognato di Conticini) e non mi sorprende che queste notizie mirino a danneggiare il primo ministro dato che il referendum si avvicina». Lady Pulitzer legge, e ringrazia.Inchieste dei Pulitzer a parte, la Procura di Firenze ha inviato nelle scorse settimane l'avviso di chiusura indagini per i tre fratelli Conticini, accusati di appropriazione indebita, autoriciclaggio e riciclaggio (Andrea, il cognato di Matteo Renzi). Nei prossimi giorni gli indagati dovranno decidere se farsi interrogare per potersi difendere anche con i pm e non solo con i Pulitzer o se attendere la richiesta di rinvio a giudizio.
Martha Argerich (Michela Lotti)