2018-07-25
Sospesa la riforma Renzi delle Bcc. Sei mesi per provare a smontarla
Prorogata la scadenza per accorpare le banche di credito cooperativo. L'obiettivo è riportare la vigilanza sotto Banca d'Italia. Lega e Movimento 5 stelle litigano sugli emendamenti al comparto fumo nel dl Dignità.Le Bcc sono a un bivio definitivo ed entro settembre il comparto si aspettava il consolidamento tramite la riforma voluta e approvata dal governo Renzi nel 2016. Il settore, che vale da solo oltre 10 miliardi di raccolta, si è scisso in due gruppi, uno guidato dai trentini di Cassa centrale banca, e l'altro, più ampio, rimasto nelle vicinanze di Iccrea. Il giorno del suo insediamento il premier, Giuseppe Conte, ha esplicitato i dubbi del nuovo governo. Se sulle Popolari il ragionamento è molto complicato (difficile reinfilare il dentifricio nel tubetto), sulle Bcc la volontà è quella di fare un passo di lato. Dietro il discorso di Conte c'era una mozione della Lega che nei fatti punta alla sospensione dei termini entro i quali dovranno essere costituiti i gruppi bancari. Da questo passaggio intermedio si punta all'applicazione di un nuovo approccio al comparto che passi attraverso il riconoscimento di un sistema di tutela istituzionale. In gergo tecnico, attraverso Bankitalia il governo Conte mira all'applicazione di un «Ips» (institutional protection scheme). In pratica i gruppi bancari, invece di essere considerati entità giuridiche a tutti gli effetti, si consorzieranno sotto l'ombrello di un accordo di responsabilità contrattuale. Un network che tutela gli enti partecipanti e soprattutto ne garantisce la liquidità e la solvibilità, esattamente come avviene in Germania all'interno delle Sparkasse. In pratica, l'obiettivo è sfilare il settore dalla vigilanza della Bcc e riportarlo sotto il controllo di Bankitalia.Come annunciato dalla Verità, lo step della sospensione è stato raggiunto. la scatola è quella del decreto Milleproroghe approvato ieri dal Cdm. «Con le misure contenute nel decreto legge Milleproroghe «si rafforza l'autonomia di giudizio e la posizione delle banche di credito e la cooperativo, che mantengono l'individualità e la capacità di influire sulle decisioni generali della capogruppo», ha spiegato ieri il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dopo aver partecipato al consiglio dei ministri.La proroga di 90 giorni per presentare i patti di coesione, che si aggiungono ai 90 già previsti dalla riforma originale per un totale di 180 giorni, spiega il ministro, «è stata resa necessaria dal fatto che contestualmente ci sono delle norme di modifica della riforma». «È necessario che tutte le banche, che vorranno aderire ai gruppi, abbiano il tempo, dopo la conversione delle norme che noi proponiamo, di valutare cosa fare e, quindi, se aderire o meno». La riforma originale del sistema delle banche di credito cooperativo, ricorda Tria, aveva due finalità: il primo era «il rafforzamento patrimoniale e altri requisiti, per consentire loro di avere accesso al mercato dei capitali»; il secondo era quello di «garantire il carattere mutualistico, localistico, di dedizione al territorio e, quindi, mantenere integra la loro caratteristica specifica».«Secondo noi mentre la prima finalità era garantita dalla riforma, la seconda presentava dei problemi, quindi siamo intervenuti». Di conseguenza si è deciso di elevare fino al 60% la quota minima di capitale detenuto dalle Bcc per avere «un maggiore controllo da parte delle singole sul comportamento e l'azione capogruppo». È stato anche deciso che è possibile «ridurre la soglia di partecipazione nel momento in cui c'è una carenza di capitale» attraverso un dpcm e non, come era precedentemente deciso, da una semplice delibera del Mef». In pratica, significa riportare i parametri di aggregazione delle banche di credito cooperativo a un criterio prettamente nostrano. L'interlocutore sarà Bankitalia e non la Bce. Su questo il governo si è mostrato allineato. Né la componente Lega né quella 5 stelle si sono scontrate e tutte e due hanno trovato il sostegno di Tria. Su altre tematiche la tensione resta invece alta. Al di là delle nomine, ci sono scontri in atto anche sulle deleghe. Soprattutto quelle relative al comparto tabacchi, accise e giochi. Entrambe i partiti di maggioranza se li contendono. Tanto che la tensione si riflette in Parlamento, dove la discussione sugli emendamenti al decreto Dignità è sempre più infuocata. Le proposte Lega sul taglio tasse e sul condono per i piccoli produttori di ecigarettes sono state stralciate per due volte. A mettersi in mezzo senza nemmeno indorare la pillola è stato il presidente della Camera, Roberto Fico. Dal punto di vista politico la mossa del grillino avrà conseguenze.