2018-11-01
Sono solo in 100 al mondo a fare sogni d’oro
Le lenzuola a 24 carati di Federico Buccellati, prodotte in edizione limitata, costano 200.000 euro. Gli italiani amano dormire in tessuti leggeri e comodi. Le nostre parure sono molto richieste: Nicole Kidman le vuole ricamate, Loretta Caponi ha vestito i letti dei Kennedy e dei Rockefeller.Il mercato della biancheria per la casa non conosce crisi. Secondo il Global lifestyle monitor 2018 gli italiani possiedono più lenzuola del resto del mondo: 6,3 paia contro una media di 5. Nel Belpaese anche il vecchio corredo della nonna non è mai passato di moda: è solo diventato più snello e moderno. Tessuti più leggeri e comodi da stirare, con ricami più semplici ma ricercati. E in quanto a ricami gli atelier italiani hanno arte da vendere. Basti pensare al marchio Caponi di Firenze, che ha vestito i letti dei Getty, dei Kennedy, dei Rockefeller, dei principi di Monaco, ma anche di Madonna e Sting. O a Michele Cascavilla di Lenzuolissimi, che ha realizzato quelli dei capi di stato del G8 dell'Aquila con un 300 fili scelto dall'allora premier Silvio Berlusconi: «Abbiamo messo le lenzuola persino nella tenda di Muammar Gheddafi. Alla fine erano tutti felicissimi, Barack Obama se le è persino portate via». Anche Nicole Kidman esige in ogni albergo lenzuola cucite a mano in Italia. Nell'antica Roma le lenzuola non c'erano. E neanche le coperte. I più fortunati dormivano sulle pellicce. Gli altri si accontentavano del fieno, che usavano sia come materasso sia come coperta. Le lenzuola di lino fecero la loro prima apparizione nel medioevo, ma a causa del costo elevato erano un bene d'élite. Solo con l'era moderna e l'avvento dell'industrializzazione le lenzuola entrarono nel corredo delle famiglie di medio e basso rango.Maria di Savoia, andando sposa nel 1428, contava nel suo corredo 24 lenzuola. Carlo V ne aveva 49 paia, Anna di Bretagna più di 600 dozzine. Un tempo le lenzuola erano candeggiate con urina stantia o in una soluzione diluita di sterco di pollame. Era uso che la biancheria da letto della regina di Francia venisse cambiata ogni tre anni. Nel XVIII secolo si passò a cinque.«Voi mi avete chiesto non lenzuola di bucato, ma lenzuola bianche; o queste, non sono elleno bianche?» (un locandiere del Novellino in un aneddoto del Trecento a un forestiero, che sperava di riposare in lenzuola pulite).«Le lenzuola vanno lavate ogni 9-10 giorni, meglio non andare oltre i 12» (Philip Tierno, microbiologo e patologo alla New York University school of medicine). «Non mi dà fastidio non potermi lavare per una settimana, ma non riesco a dormire in lenzuola che non conosco. Preferisco dormire vestita, oppure avvolta nella pashmina che ho sempre con me» (Charlize Theron).Prima di lino e cotone, la biancheria veniva spesso filata con fibra d'amianto. Nel I secolo dopo Cristo, Plinio il Vecchio descriveva un lino che non bruciava utilizzato per produrre tovaglioli. Nei Musei vaticani è esposto un lenzuolo funerario (in amianto) contenente ossa e ceneri, trovato nel 1702 in un sarcofago. Leggendaria la coperta di amianto di Carlo Magno con la quale si esibiva per impressionare amici, e soprattutto nemici, in giochi di fuoco. Le proprietà isolanti della fibra di amianto erano già note nel 3000 avanti Cristo, quelle nocive si sono scoperte solo qualche decennio fa. Giacomo Leopardi per proteggersi dal freddo durante le ore di studio si copriva con una trapunta di piume d'oca. Ci vogliono due minuti per spennare a mano un'oca adulta e ottenere 200 grammi di piume. Per realizzare un piumone matrimoniale servono le piume di una cinquantina di oche o, in alternativa, di 72 anatre. In Italia l'articolo 19 del decreto legislativo 146-2001 vieta, dal 1°gennaio 2004, la spiumatura di volatili vivi, pratica oggi vietata in tutta l'Ue. Ma se non si possono spennare oche vive in Europa, le fabbriche possono acquistarle all'estero. Un'oca viva garantisce tre spiumature, quella morta una sola. Sia la regina Elisabetta II che il principe Filippo detestano i piumoni sui loro letti. Dormono separatamente e vogliono sempre lenzuola di lino o cotone e coperte di lana tradizionali.Il letto non è sempre un giaciglio idilliaco. In media una persona si gira nel letto circa 40 volte a notte e tende a portar con sé anche le coperte, battagliando con il partner. A far da paciere la Smartduvet, una coperta a camera d'aria capace di mantenere i due lati del letto a temperature diverse. Si mette nel sacco copripiumone oppure tra il lenzuolo e la coperta e la si collega a un box che pompa aria a temperatura controllata in grado di riscaldare o rinfrescare il letto a seconda delle preferenze e delle zone. Non solo: non ci saranno più litigi neanche su chi deve rifare il letto. Basterà mettere in funzione la camera d'aria per far sì che lenzuola e coperte si stendano e riposizionino da sole. Costa 199 dollari.Le coperte dell'esercito italiano sono realizzate con filati di lana cardata di grosso titolo (circa 3.000 metri per chilo). Le lenzuola in oro puro a 22 carati, seta indiana, lana merinos e cotone egiziano sono realizzate a mano e ideate da Charlotte Thomas. Una singola federa costa 1.200 sterline. La parure su disegno di Federico Buccellati, realizzata con il filo d'oro di Piana Clerico 1582 che contiene il 40% di oro puro 24 carati, parte da 200.000 euro. È stata prodotta in edizione limitata: solo 100 persone al mondo hanno la possibilità di dormire nell'oro, un metallo che promette di aumentare l'energia vitale, l'autostima, la forza di volontà e il coraggio, amplificando anche la positività. All'acquirente, oltre al certificato di garanzia, vengono consegnate le istruzioni per preservare la lucentezza e le proprietà energetiche di queste lenzuola che, pur così preziose, si possono mettere in lavatrice.La contessa di Castiglione fu la prima a usare lenzuola di seta colorate, soprattutto di nero, verde e viola per esaltare la sua carnagione. «In un conto segreto avevo raccolto 500.000 lire: ci campai per un anno, facendo lavoretti, scrivendo voci di enciclopedie, risposi anche a un annuncio per fare la ricamatrice in bianco, cioè lenzuola e corredi» (la scrittrice Bianca Pitzorno in Il sogno della macchina da cucire, Bompiani).Nella Napoli povera e diseredata degli anni della Controriforma, al Monte di Pietà si barattavano lenzuola e coperte del corredo in cambio di una manciata di scudi. Scrivevano nel 2010 Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: «Siamo nel 1983. Il governo di Bettino Craxi, nella convinzione che le banche siano orti di proprietà della politica, manda alla guida del Banco Ferdinando Ventriglia […]. Com'è possibile, chiede Ventriglia, che il Monte dei pegni dell'istituto perda 9 miliardi di lire l'anno? Lo portano ai magazzini: montagne e montagne di lenzuola. Usate. Che riempiono tutto fino ai soffitti. Il valore minimo dei beni che si potevano impegnare era di 5.000 lire e le famiglie povere dei quartieri, quando non sapevano come svoltare la giornata, si regolavano così. Impegnando le lenzuola. Che solo raramente andavano poi a riscattare. Una silenziosa e interminabile processione che si traduceva per il Banco di Napoli in una perdita secca: e chi te lo compra un lenzuolo usato? Narrano le cronache che Ventriglia decise di farla finita aumentando il tetto da 5.000 a 20.000 lire e che per il blitz attese Ferragosto. Non calcolò che i poveri dei “bassi" non ci vanno, in vacanza. Come seppero, uscirono dai vicoli e riempirono via Toledo assediando minacciosi la banca. Dalla quale o' Viceré poté uscire solo a notte fonda».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)