
Il misterioso professore maltese ha ottenuto incarichi in ambito conservatore, salvo poi proclamarsi clintoniano e vicino a Gianni Pittella. Ha avuto condanne per reati contro la Pa. La moglie di George Papadopoulos: «Lo conosco bene, è inverosimile che sia una spia russa».E se l'uomo del mistero fosse solo un abile maneggione, uno di quei personaggi di cui è pieno il sottobosco capitolino? Su Internet si possono trovare diverse biografie di Joseph Mifsud, una anche sul sito del Parlamento europeo, ma sono tutte piuttosto generiche.Per esempio, si sa solo che Mifsud è nato nel 1960, senza specificazione del mese e dell'anno. Nel curriculum sostiene di essersi laureato in Scienze della formazione a Malta, in Pedagogia a Padova e di aver conseguito un dottorato in filosofia a Belfast. Un curriculum da insegnante di scuola dell'obbligo. Ma egli, più pomposamente, si presenta come «professore di relazioni internazionali», materia che avrebbe insegnato a Malta, Perugia, Londra e Roma. Ma nella Capitale, per esempio, secondo il fondatore della Link campus, l'ex ministro Vincenzo Scotti, non avrebbe tenuto neppure una lezione, solo qualche seminario. «Quando doveva diventare professore straordinario, è scoppiato il caso Russiagate». Mifsud nel suo cv scrive, però, di aver fatto l'advisor internazionale della Società per la gestione della Link campus. Forse perché l'ateneo nasce come costola dell'università di Malta. Mifsud ha scritto anche di essere stato capo di gabinetto del ministro degli Esteri maltese, il conservatore Michael Frendo, dal 2006 al 2008. Ma anche se ha lavorato al servizio del partito nazionalista, a Repubblica aveva confidato la sua vera inclinazione politica: «Sa qual è l'unica fondazione di cui sono proprio membro? La Clinton Foundation, pensi un po'. Detto tra noi, il mio pensiero è di sinistra». E da grande fan della Clinton avrebbe partecipato insieme con l'amico Gianni Pittella, ex vicepresidente socialista del Parlamento europeo, a un evento della Clinton a Filadelfia. Salvo spacciare nello stesso periodo le mail riservate della candidata per affossarla alle elezioni. Davvero un tipo coerente. Nel dicembre 2008 è stato eletto presidente dell'università euromediterranea su indicazione della Slovenia (presidente di turno del Consiglio europeo), mentre nel 2008 è diventato presidente del consiglio d'amministrazione del Consorzio universitario di Agrigento, su iniziativa del presidente della Provincia, esponente del centro destra.Ma anche in questa impresa non ha lasciato un buon ricordo di sé. La Corte dei conti l'ha condannato contumace (è irreperibile dalla fine del 2017) a risarcire 49.300 euro allo stesso consorzio, cifra che comprende lo stipendio e l'indennità di risultato che aveva assegnato all'ex segretario generale, una cifra notevolmente superiore rispetto alla retribuzione del predecessore. Nell'occasione i giudici contabili hanno evidenziato «la natura gravemente colposa del comportamento del convenuto che ha tralasciato di considerare le fondamentali norme di legge in materia». Durante la sua presidenza al Consorzio è iniziata anche un'inchiesta penale su alcune presunte assunzioni di favore per cui è in corso un processo. Nel corso di questa indagine gli investigatori hanno controllato i suoi precedenti penali e i suoi flussi finanziari. Apprendendo così che risulta «condannato in data 28 ottobre 1997 per reati contro la pubblica amministrazione».Quanto ai guadagni, anche quelli non sembrano da premio Nobel: nel 2008 avrebbe ricevuto 6.345 euro dall'università telematica internazionale Uninettuno e, sempre gli investigatori, annotano che per l'anno d'imposta 2005 risulta aver percepito 490 euro dall'università di Perugia.Nelle carte esaminate dalla Verità sono state passate ai raggi X anche le attività imprenditoriali e immobiliari di diversi parenti di Joseph, compreso tale Philip Mifsud, classe 1955, arrestato e condannato in via definitiva nel 2017 come capo di un'organizzazione internazionale dedita al contrabbando di sigarette, che utilizzava come base per i propri traffici anche i porti libici. Le bionde sbarcavano poi negli scali italiani, da Gioia Tauro a Genova, dove si è svolto il processo. Mifsud appare come il classico traffichino che cerca di massimizzare i rapporti d'interesse. Per esempio quando era presidente del Consorzio di Agrigento portò in città il suo mentore Frendo e tale Tony Zahra per fargli realizzare l'aeroporto cittadino: «Zahra non è solo un grosso imprenditore del turismo, con agganci e conoscenze in parecchi Stati», argomentò Frendo, «ma anche un manager con precise esperienze nel settore aeroportuale […]. Ho subito pensato a lui quando dalla Provincia regionale e dal prof. Mifsud è arrivato l'input per il coinvolgimento del mio Paese». L'aeroporto non è mai stato iniziato.Per scoprire qualcosa in più su Mifsud, La Verità nelle scorse settimane ha contattato Simona Mangiante, la moglie italiana dell'ex collaboratore di Donald Trump, George Papadopoulos, l'uomo a cui Mifsud parlò delle mail compromettenti («dirt») di Hillary Clinton, dando il via al Russiagate. «Ho conosciuto Mifsud qualche anno fa al Parlamento europeo dove ho lavorato come amministratore di commissione parlamentare per sette anni» ci ha detto la Mangiante. «Mifsud era un personaggio eclettico; presentato come accademico era in realtà molto ben introdotto nei circoli politici dei socialdemocratici europei» e «organizzava eventi con il gruppo socialista». Per esempio era in stretti rapporti, come detto, con Pittella, l'uomo che avrebbe presentato Mifsud alla Mangiante, sua amica di famiglia, in occasione della conferenza per la fondazione di Euromed. Poi, quando la Mangiante, nel 2016, conclude la sua esperienza a Bruxelles, raggiunge Mifsud a Londra, dove lavora brevemente per il London center of international law practice, di cui Mifsud era codirettore con Nagi Idris. Ma l'ufficio londinese, dice sempre alla Verità la donna, aveva tutta l'aria di una copertura: «In quella sede ero director of international and diplomatic relations, un titolo impegnativo cui corrispondevano mansioni assolutamente non chiare. È una struttura che mi ha sempre destato molti sospetti, al punto che l'ho abbandonata dopo tre mesi». Quanto alla figura di Mifsud, la consorte di Papadopoulos tiene a precisare: «Parlo esclusivamente in base alla mia esperienza diretta. Le sue relazioni e affiliazioni politiche rendono inverosimile la caratterizzazione di Mifsud come una spia russa al servizio di Putin per agevolare Trump. Quanto al Russiagate, le deduzioni elaborate da mio marito in base alla sua esperienza rendono plausibile la lettura dell'intera vicenda come di una collusione contro Trump».
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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