Sarkozy in carcere scortato da Carla. Ricorso dei legali. I fan: «Liberatelo»

Dopo un anno e mezzo di crisi politico-istituzionale e dopo il furto del secolo di alcuni dei gioielli della corona napoleonica, avvenuto domenica, oggi i francesi hanno assistito all’entrata in carcere di un loro ex capo di Stato: Nicolas Sarkozy. L’ex inquilino dell’Eliseo è tuttora presunto innocente, visto che è in attesa del processo d’appello.
Colui che dal 2007 al 2012 ha guidato la nazione che fu di Napoleone Bonaparte, da oggi è recluso nella prigione parigina della Santé per scontare una condanna di primo grado per «associazione a delinquere». La sentenza era stata pronunciata il 26 settembre scorso, al termine del processo sui presunti finanziamenti libici della campagna presidenziale del 2007. Il tribunale di Parigi aveva inflitto a Sarkozy una pena di cinque anni di carcere, con mandato di deposito ed effetto differito, e disposto il pagamento di una multa da 100.000 euro.
Il «viaggio» verso il carcere dell’ex capo dello Stato transalpino è cominciato verso le 9 dal suo domicilio, sito nel XVI arrondissement della capitale francese. Prima di Nicolas Sarkozy, sono scesi in strada i suoi figli e l’attuale moglie, Carla Bruni. Vicino all’abitazione dell’ex leader si erano radunati alcuni suoi sostenitori, al grido: «Liberate Nicolas!». Una folla di simpatizzanti di Sarkozy attendeva l’ex presidente anche davanti alla prigione della Santé. Tra loro c’era Henri Guaino, già consigliere speciale dell’ex inquilino dell’Eliseo. Ad apportare il proprio sostegno, almeno via X, hanno provveduto anche l’ex premier e neo deputato, Michel Barnier, nonché il giovane neo ministro dell’Urbanistica e delle politiche abitative, Vincent Jeanbrun. Il primo ha ribadito la propria «amicizia a Nicolas Sarkozy e alla sua famiglia». Il secondo ha invece scritto: «Nella prova, voglio semplicemente esprimere il mio attaccamento all’uomo, al suo coraggio, alla sua forza nelle avversità, al suo percorso e a ciò che rappresenta per i francesi».
Gérald Darmanin, un altro sarkozista storico passato tra le fila macroniste e che ora ricopre il ruolo di ministro della Giustizia, non ha accompagnato l’ex presidente in carcere ma ha già detto che gli farà visita. Darmanin ha anche risposto seccamente, ricordando l’articolo 20 della Costituzione francese, alle dichiarazioni del procuratore della Corte di cassazione, Rémy Heitz. Per il magistrato, se il titolare della via Arenula parigina avesse accompagnato alla prigione il neo recluso, ci sarebbe stato un «rischio di ostacolare la serenità» della Giustizia e una possibile «danno all’indipendenza dei magistrati».
L’altro ieri Sarkozy era anche stato ricevuto dal suo successore, Emmanuel Macron. L’attuale presidente francese ha dichiarato oggi dalla Slovenia, dove si trovava in visita di Stato: «Non spetta a me commentare, criticare le decisioni della Giustizia. Io sono il garante del buon funzionamento delle nostre istituzioni». Successivamente ha definito «legittimo in una democrazia» il dibattito sulle «vie di appello e di ricorso» a delle condanne come quella inferta a Sarkozy.
Sempre oggi, Le Figaro ha rivelato che il segretariato generale del governo francese ha preparato una «nota bianca» contenente le regole che si applicheranno a Sarkozy anche durante la sua detenzione. In essa si precisa, tra l’altro, che le due collaboratrici dell’ex presidente continueranno ad esercitare le loro mansioni soprattutto «per gestire le numerose lettere e telefonate» rivolte a Sarkozy.
L’esecuzione immediata di una pena disposta dai giudici ricorda quella che è stata disposta, lo scorso marzo, nei confronti della fondatrice del Rassemblement national, Marine Le Pen. In quel caso, per l’imputata è stata decisa l’ineleggibilità per cinque anni. Un periodo che va ben al di là delle elezioni presidenziali del 2027, alle quali Le Pen aspira a partecipare. E così, anche la condanna di primo grado contro Sarkozy, ha alimentato i dubbi sulla capacità di una parte della magistratura transalpina a non restare impermeabile alle ideologie e alle lotte politiche. Parlando di sentenze, va detto che già poco dopo l’arrivo di Sarkozy alla Santé, i suoi avvocati Christophe Ingrain e Jean-Michel Darrois, hanno presentato ricorso contro la misura detentiva.
Per una strana coincidenza, le immagini dell’arrivo di Sarkozy alla Santé sono pervenute quasi esattamente 14 anni dopo da quelle che mostravano il neo detenuto a fianco di Angela Merkel, l’ex cancelliera tedesca. Era il 23 ottobre del 2011. Il Consiglio europeo era appena terminato. L’Italia attraversava una grave crisi finanziaria. Durante una conferenza stampa congiunta dei leader di Parigi e Berlino, un giornalista aveva chiesto se si fidassero di Silvio Berlusconi, che ai tempi guidava il governo italiano. Prima di rispondere, Merkel e Sarkozy erano rimasti in silenzio per qualche secondi, poi si erano scambiati un sorrisino ironico. Oggi il volto di Nicolas Sarkozy non era per niente sorridente.
È proprio vero che la vita è una ruota che gira o, come dicevano gli antichi romani: sic transit gloria mundi.






