2023-10-20
Soluzione lontana per l’Ilva. Passi avanti su Piombino capitale dell’acciaio in Italia
Un gruppo di lavoratori ex Ilva di Taranto che si stavano dirigendo a Roma per la manifestazione (Ansa)
I sindacati a Roma: lo Stato acquisti le quote di Arcelor a Taranto. Il governo esclude la chiusura. Per il sito toscano vertice Urso-Jindal: affare con Danieli e Metinvest.«Il governo ci ha ascoltato e ha deciso di coinvolgere il sindacato nel percorso sul futuro dell’ex Ilva escludendo ogni ipotesi di chiusura dei siti o di amministrazione straordinaria. Entro il 7 novembre ci sarà un nuovo tavolo di confronto», hanno affermato i leader di Fim, Fiom e Uilm, sintetizzando l’esito dell’incontro avvenuto ieri a Palazzo Chigi. Al tavolo non erano presenti la premier Giorgia Meloni, né ministri, ma i capi di gabinetto dei ministeri delle Imprese, del Lavoro, della Presidenza del consiglio e delle Politiche europee. In serata è stata diffusa anche una nota dal governo che si è detto «consapevole della complessità di tale confronto auspicando nel più breve tempo possibile una soluzione che sia vantaggiosa per tutti i soggetti interessati» e ha escluso «qualsiasi ipotesi di chiusura o liquidazione assicurando la tutela dell’occupazione». Resta lo stato di mobilitazione permanente dopo lo sciopero di ieri in tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie d’Italia con una manifestazione nazionale che ha preso il via da piazza dell’Esquilino a Roma. Un gruppo di lavoratori di Taranto che si stavano dirigendo nella capitale, ha anche occupato un tratto dell’autostrada Roma-Napoli. L’allarme resta dunque alto alla luce delle dichiarazioni fatte dal presidente dimissionario Franco Bernabé che in audizione alla Camera aveva sottolineato le grandi difficoltà dell’ex Ilva di pagare le forniture di gas e il rischio imminente di chiusura. La trattativa tra il ministro Raffaele Fitto e ArcelorMittal è in corso, anche se in un anno lo scenario è cambiato drasticamente. I sindacati hanno chiesto al governo di interrompere il negoziato con Arcelor che comunque, dicono, non avrebbe intenzione di investire. E quindi, in sostanza, di acquisirne le quote. Il ministro delle imprese e del made in Italy guidato da Adolfo Urso continua a monitorare la situazione, ma concentrandosi anche su un piano nazionale che non può prescindere dal futuro del polo siderurgico di Piombino. Ieri, lo stesso Urso avrebbe tenuto una conferenza telefonica con i vertici di Jindal (Jsw Italy) per portare avanti il dialogo dopo il primo confronto avuto a Livorno il 9 ottobre con il presidente e ad Sajjan Jindal che aveva confermato l’intenzione di investire su un forno elettrico da un milione di tonnellate. Il Mimit ha convocato a Roma il tavolo con i sindacati sul futuro dell’impianto ex Lucchini per il pomeriggio dell’8 novembre. Per il rilancio di Piombino l’idea è quella di coinvolgere la joint venture tra la Metinvest di Rinat Akhmetov, che possiede anche lo stabilimento Azovstal di Mariupol in Ucraina, e il gruppo Danieli. E questo ci riporta alla ex Ilva. Perché il vero piano B per la produzione dell’acciaio in Italia non sarebbe Taranto ma Piombino, ovvero concentrarla lì e non tenerla più solo legata al polo pugliese. Jindal continuerebbe la produzione e poi l’acciaio verrebbe venduto a Metinvest per la ricostruzione ucraina mentre il gruppo Danieli sarebbe più interessato agli impianti. Secondo quanto riferiscono fonti sindacali a La Verità, le trattative con Jindal è molto ben avviate e qualcosa potrebbe essere già annunciato per i primi di novembre. A giugno, in una riunione riservata, era già stata tentata l’operazione: l’obiettivo era fare in modo che, una volta salito lo Stato al 60% della ex Ilva attraverso Invitalia (con la discesa di Arcelor al 40%), la stessa Invitalia avrebbe ceduto il 20% a due operatori industriali. Un 10% sarebbe andato a Metinvest e l’altro 10% a Danieli. Che all’epoca avevano già individuato un possibile sostituto di Lucia Morselli al timone di Acciaierie d’Italia, ovvero Mauro Longobardo. Nato a Gallarate, dopo aver lavorato in Arabia Saudita, Longobardo dal gennaio del 2020 è l’ad di ArcelorMittal in Ucraina (ArcelorMittal Kryvyi Rih). Ed è in costante contatto con lo staff di Volodymyr Zelensky e con il primo ministro ucraino. Perfetto, dunque, come garante di Metinvest, il socio ucraino di Danieli. Proprio ieri Alessandro Brussi, vicepresidente del gruppo friulano dell’acciaio, ha sottolineato che quello di Piombino resta il sito in pole position per la realizzazione dell’acciaieria Metinvest con impianto green steel firmato appunto da Danieli. E se le trattative economiche in corso andranno a buon fine, la decisione definitiva di Metinvest potrebbe arrivare entro il 2023. «È un impianto che prevede un investimento di circa 2,4 miliardi, farà una produzione di acciaio pulito a ridottissime emissioni. Sarà una fabbrica automatica, a basso impatto ambientale, probabilmente il più grosso investimento mai fatto in Italia nel campo dell’acciaio». Danieli ha intanto presentato un ricorso al Tar di Lecce, dopo che Dri d’Italia, controllata al 100% da Invitalia, ha affidato in agosto a Paul Wurth la realizzazione a Taranto dell’impianto di preridotto di ferro che dovrà alimentare i futuri forni elettrici di Acciaierie d’Italia.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?