2024-10-24
Solo l’Europa insiste: zero termico dal 2035. Lady green fa paura
Teresa Ribera, ministro della T6ransizione ecologica e della sfida demografica del Regno di Spagna (Getty)
Teresa Ribera non modifica i termini: «Al settore serve prevedibilità». Chiusura pure su anticipo al 2025 delle verifiche chiesta da Roma.Il responsabile energia Fi: «Il nuovo commissario vuol puntare solo sui veicoli a batterie, per l’Italia, che è un’eccellenza nei biocarburanti, sarebbe un disastro».Lo speciale contiene due articoliDa quando ha iniziato a circolare, ormai parliamo di diversi mesi fa, il nome di Teresa Ribera alla guida della transizione energetica europea è apparso come uno dei peggiori potenziali successori del già disastroso olandese Frans Timmermans. Le politiche verdi senza se e senza ma di mister Green deal sono univocamente considerate il motivo principale del voto europeo di giugno che ha punito severamente i socialisti (il partito di Timmermans appunto) a favore delle forze politiche che hanno messo nel mirino le contraddizioni e i rischi della transizione ecologica. Ovviamente Bruxelles non ci ha pensato nemmeno a prendere in considerazione la volontà delle urne e così lo spauracchio è diventato bene presto realtà. A metà settembre la Von der Leyen ha ufficializzato la decisione di affidare la seconda fase del Green deal alla anti-nuclearista spagnola che era balzata agli onori delle cronache nel 2023 quando aveva organizzato l’arrivo al vertice sul clima dell’Ue in sella a una bici. Tutto a favore di telecamere, ovviamente. Peccato che l’allora ministro iberico fosse accompagnato da due auto blindate della scorta. E pare, ma qui bisogna fidarsi della versione della stampa locale, che abbia pedalato solo per gli ultimi 200 metri. Una sgambata che gli è costata sfottò bipartisan. Ma quella messinscena gli ha portato bene visto che oggi è diventata il commissario in pectore (manca il sigillo parlamentare) più importante. Oltre al Verde ha ricevuto infatti anche l’altra importantissima delega all’Antitrust.E se qualcuno si aspettava che nelle prime dichiarazioni l’ex titolare della Transizione di Madrid avrebbe provato a smussare gli angoli e a dare qualche soddisfazioni agli elettori che chiedono un radicale ripensamento degli obiettivi ecologici Ue, ieri si è rassegnato e ha davvero capito che aria stia per arrivare a Bruxelles.La Ribera ha infatti risposto per iscritto alle domande della Commissione. E anziché fare passi indietro ne ha fatti in avanti. Messa al bando ai motori termici (diesel e benzina) dal 2035? C’è chi auspica un allungamento dei termini e chi spera almeno che ci sia un check (fase di controllo) anticipato dal 2026 al 2025. Ma la nuova lady green non la vede allo stesso modo. «Quella scadenza», ha chiarito la vicepresidente esecutiva designata che nella prossima Commissione, «dà prevedibilità a investitori e produttori e rappresenta un elemento chiave del più ampio disegno europeo di raggiungere le emissioni zero entro il 2050». «Il tagliando del regolamento in vigore», ha rincarato la dose il nuovo commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra, «avverrà come previsto nel 2026». Sembra di sentire l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che nella recente audizione al Parlamento italiano ha prima dato la colpa alle regole Ue sulle auto elettriche se Stellantis sta attraversando il peggior periodo della sua storia in termini di produzione e vendite. E poi ha detto (unico manager delle case automobilistiche dell’Unione) che non chiederà una revisione dei termini perché il settore ha bisogno di certezze. Peccato che intanto l’industria dell’auto stia morendo. Sembrano, quindi, quasi naturali le reazioni dei partiti di maggioranza in Italia ma non solo che stanno infatti alimentando lo scontro politico tra i socialisti e le destre e le minacce di veti incrociati sulla nuova squadra di Ursula. Nelle sedici pagine di risposta alle domande scritte degli eurodeputati (l’audizione ci sarà il 12 novembre) il successore di Timmermans non lesina artifici retorici, «il mio impegno è per una gestione responsabile dell’ambiente che sappia tenere per mano, come indicato anche dall’ex premier Mario Draghi, l’economia e l’industria», ma quando si torna sul concreto sono dolori. Soprattutto per l’Italia. Nelle sue repliche, la nuova lady green ha fatto intendere che oltre all’elettrico saranno gli e-fuel a ricoprire una posizione di rilievo da definire durante la revisione del regolamento. Nessuna menzione, quindi, a un possibile ruolo anche per i biocarburanti sui quali l’Italia vanta una leadership indiscussa. Peggio di così. Il problema è che il 12 novembre, nell’atto finale per la composizione della nuova Commissione, la Ribera sarà interrogata da ben otto commissioni parlamentari. Tremiamo al solo pensiero di quello che potrebbe ancora dire. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/solo-europa-insiste-zero-termico-2669470258.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="luca-sequeri-e-peggio-dellera-timmermans" data-post-id="2669470258" data-published-at="1729767460" data-use-pagination="False"> Luca Sequeri: «È peggio dell’era Timmermans» L’Ue continua a prendere decisioni che sono troppo lontane dalla vita reale dei cittadini europei. Questo vale per le auto elettriche, per l’utilizzo dell’energia nucleare, ma anche per i sussidi erogati da Bruxelles ai singoli Stati, dove le differenze non mancano. La Verità ne ha parlato con Luca Squeri, deputato e responsabile nazionale del dipartimento Energia di Forza Italia. La vicepresidente esecutiva designata della Commissione europea, Teresa Ribera, non ci pensa proprio a spostare la data di fine vendita dei motori endotermici prevista per il 2035... «C’è da essere molto preoccupati. Noi in realtà non chiediamo che questo divieto venga meno, noi vogliamo che questa imposizione, questo ultimatum venga modificato. Si può anche tenere ferma la data del 2035 per vincolare la produzione e dunque la vendita di auto che abbiano esclusivamente carburanti rinnovabili. Il punto è che categoricamente non può essere considerato solamente l’elettrico come trazione che va a energia rinnovabile. Questa è la contestazione che facciamo, perché, se fosse così, si tradirebbe il criterio di neutralità tecnologica che invece deve essere alla base di ogni intervento sulla transizione». Come fare, dunque? «Noi in Italia abbiamo un’eccellenza che sono i biocarburanti, abbiamo già due raffinerie operanti in questo campo, una terza che verrà aperta tra poco e impianti che erogano biocarburanti al 100%. Sto parlando di prodotti che non hanno nulla a che fare con il petrolio per intenderci e già adesso si vendono sulla nostra rete distributiva». Quindi? «È veramente inspiegabile cambiare questa imposizione che attualmente invece prevede solamente la vendita di auto elettriche. Del resto, ricordiamoci che in Italia attualmente le auto elettriche vanno al 60-70% col fossile perché oggi l'energia elettrica è prodotta da gas. Se, dunque, la posizione di questa esponente della sinistra ambientalista venisse confermata, dovremmo preoccuparci. Staremmo messi peggio di quando c’era Timmermans». Peggio? «Perché se non ci si rende conto che il voto a livello europeo che si è spostato sull’estrema destra dipende da questa politica della sinistra ambientalista staccata dalla realtà, allora sempre più Europa si sposterà sull’estrema destra. Spero succeda qualcosa affinché queste tesi non possano essere confermate e portate avanti». Sempre in chiave di transizione energetica la Ribera si è mostrata più volte contraria al nucleare. Però sia in Italia che in Europa senza il nucleare facciamo poca strada, soprattutto con le richieste di energia elettrica in aumento proprio dovute all’auto elettrica. Non è d’accordo? «Noi siamo stati i primi a chiedere l’inclusione del nucleare nel mix energetico necessario per la transizione energetica. D’altronde, l’Europa ha un programma massiccio di finanziamento per quanto riguarda la produzione di energia nucleare. Microsoft ha fatto un accordo per i prossimi 20 anni affinché la centrale nucleare di Three Miles Island fornisca energia all’azienda. Da pochi giorni Apple e Google hanno dichiarato di voler investire su piccoli reattori nucleari perché diversamente non potrebbero far fronte all’enorme energia che chiedono i nuovi data center». Sempre la Ribera ha detto che non dobbiamo fare la guerra tra i Paesi Ue per quanto riguarda i sussidi. Poi però a ben vedere le differenze non sono mancate. Voi cosa ne pensate? «Dobbiamo farci valere sicuramente di più di quanto è stato fatto nel passato. Non vogliamo avere soggezione. Quando ci sono governi forti questa soggezione nei confronti dell’Europa viene meno. Oggi c’è la Meloni, bisogna andare in Europa e avere un atteggiamento che tuteli gli interessi correttamente, senza fare giochetti. Siamo arrivati a questo punto perché abbiamo una sinistra che chiede all’Europa di mettere sotto infrazione l’Italia. Non può essere che l’opposizione vada a chiedere di fare un danno al proprio Paese. Questa mentalità dobbiamo contrastarla».