2025-08-24
«Truppe di pace cinesi in Ucraina» Ue scettica: «Troppo filo Mosca»
Pechino manderebbe un contingente di interposizione, ma solo su mandato Onu.Il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska ha riaperto il dialogo tra Washington e Mosca. Tuttavia, la strada che porta al tavolo dei negoziati è ancora lunga, nonché irta di ostacoli. A tenere banco in questo momento sono soprattutto le garanzie di sicurezza per l’Ucraina in caso di pace o di cessate il fuoco. È anzi proprio su questo punto che si gioca la partita decisiva. Mentre la Russia e gli Stati occidentali faticano a trovare un’intesa, ieri è scesa in campo la Cina, che si è offerta di inviare proprie truppe di pace in Ucraina a garanzia degli accordi che verranno raggiunti. Lo hanno riferito diplomatici dell’Unione europea alla Welt am Sonntag, citando fonti cinesi. Il governo di Pechino, però, sarebbe disposto a farlo soltanto «se le truppe di pace fossero impiegate sulla base di un mandato delle Nazioni Unite». Una posizione, insomma, non troppo dissimile da quella assunta anche dal governo italiano.A Bruxelles, spiega la Welt, il piano di Pechino ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, si sostiene che il coinvolgimento di Paesi del Sud globale come la Cina potrebbe indurre la Russia ad accettare la presenza di truppe straniere in Ucraina per sorvegliare il rispetto degli accordi. Dall’altro lato, ha dichiarato un alto diplomatico dell’Ue al quotidiano tedesco, «esiste però anche il rischio che la Cina voglia svolgere in Ucraina soprattutto attività di spionaggio e che, in caso di conflitto, assuma una posizione chiaramente filorussa anziché neutrale». Senza contare che il fatto di tirare in ballo l’Onu potrebbe essere un modo per «buttarla in caciara»: poiché la Russia ha il diritto di veto, mettere come precondizione l’ok dell’Onu potrebbe voler dire semplicemente nessuna truppa.Eppure, escludere Mosca da questa partita risulta sempre più difficile, come ha ribadito mercoledì Serghei Lavrov: «L’Occidente sa bene che una discussione seria sulle garanzie di sicurezza senza la Russia è un vicolo cieco», aveva detto il ministro degli Esteri russo. Per quanto riguarda Pechino, invece, Lavrov ne aveva chiesto esplicitamente il coinvolgimento. Cosa che, però, ha trovato Volodymyr Zelensky decisamente contrario: «Abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza solo da quei Paesi che sono pronti ad aiutarci», aveva ribattuto il presidente ucraino. Insomma, l’intervento della Cina sembra dividere anziché unire, dato che Pechino, come ricorda la Welt, «sostiene Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina con acquisti miliardari di petrolio e la fornitura di componenti elettronici per la produzione di armi di precisione. Inoltre, i due Paesi intrattengono una partnership che definiscono “senza limiti”».Al di là del ruolo della Cina, però, Mosca e Kiev proseguono con le loro consuete scaramucce verbali. Celebrando la Giornata dell’indipendenza ucraina, per cui ha ricevuto anche Keith Kellogg, l’inviato speciale degli Stati Uniti, Zelensky ha dichiarato: «Ora c’è una reale possibilità di mettere fine a questa guerra e l’Ucraina è pronta ad adottare misure costruttive che possano avvicinare la vera pace». Tuttavia, ha proseguito, «la Russia non mostra da parte sua alcuna intenzione di pace e continua a bombardare le nostre città. Interpretiamo tutti i segnali provenienti da Mosca in questi giorni allo stesso modo. È necessaria una pressione per cambiare la loro posizione, così come un incontro al più alto livello per discutere tutte le questioni». In particolare, ha scritto Zelensky su X, «è importante che il Sud globale invii segnali rilevanti e spinga la Russia verso la pace». Occorrono, insomma, ancora diversi sforzi diplomatici: «Questa guerra deve finire. Una guerra che nessuno voleva tranne la Russia», ha sottolineato Zelensky, che ha comunque ribadito la sua disponibilità a un incontro con Putin «in qualsiasi formato». Secondo il presidente ucraino, però, «Mosca sta ancora una volta cercando di trascinare tutto per le lunghe».A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato anche il viceministro degli Esteri ucraino, Serhiy Kyslytsia: «Non ci sono segnali che il dittatore russo Putin sia pronto per negoziati sostanziali per mettere fine alla guerra in Ucraina», ha dichiarato in un’intervista a Nbc News. Il presidente Zelensky, ha aggiunto Kyslytsia, «è pronto a discutere le questioni territoriali a partire dalla linea di contatto», mentre da parte russa non emergerebbero aperture in tal senso. Al di là del gioco delle parti, però, Zelensky ha assicurato ieri su X che «i team dell’Ucraina, degli Stati Uniti e dei partner europei stanno lavorando alla messa a punto delle garanzie di sicurezza. Tutti i dettagli saranno pronti nei prossimi giorni».Nel frattempo, proseguono anche le operazioni sul campo. Se Mosca ha rivendicato la conquista di due villaggi nell’oblast di Donetsk, il ministero degli Esteri ucraino ha inviato ieri un minaccioso monito alla Bielorussia, sul cui territorio si svolgeranno a breve delle esercitazioni militari: «Mettiamo in guardia Minsk dalle provocazioni sconsiderate», si legge in una nota, «e vi consigliamo di restare prudenti, di non avvicinarvi ai confini e di non provocare le Forze di difesa dell’Ucraina».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)