2022-09-10
Sognano il booster per tutti gli over 12 senza dire perché
Lunedì in Italia aprono le prenotazioni ma nessuno sa i vantaggi. Negli Usa la direttrice dei Cdc elude le domande sull’argomento.Gli esperti sono diventati come il matto di Fabrizio De André: hanno un mondo nel cuore e non riescono a esprimerlo con le parole. Propongono un booster con i farmaci anti Omicron a chiunque abbia compiuto almeno 12 anni, purché si sia vaccinato l’ultima volta o sia guarito dal Covid da almeno 120 giorni. A tale scopo, apriranno già dopodomani le prenotazioni nelle Regioni ed entro settembre arriveranno 19 milioni di dosi, pronte da somministrare ai volenterosi. Eppure, sembra che i boiardi della sanità pubblica non sappiano chiarire quale vantaggio recherebbe la puntura, ai ragazzi che non soffrono di alcuna patologia. Sul tema, i «competenti» sono afasici, in Italia come Oltreoceano.Emblematica, per dire, una recentissima intervista, trasmessa da Msnbc, a Rochelle Walensky, la direttrice dei Centers for disease control and prevention (Cdc). Nello spezzone, che ha infiammato i social network, si vede la conduttrice in studio incalzare la dottoressa, facendole notare che un membro influente della Food and drug administration, Paul Offit, ha espresso forti perplessità sull’utilità del richiamo con i sieri modificati per individui giovani e in buona salute. Risposta della Walensky? Letteralmente nessuna. La funzionaria elude la domanda, aggrappandosi piuttosto alle considerazioni della giornalista sul rischio che la comunicazione dei Cdc, già confusionaria, sia resa ancor più caotica dai disaccordi in seno alla comunità scientifica: «Prima di tutto», si schermisce Walensky, «profondo rispetto per Offit». Oltre la deferenza, tuttavia, affiora immancabilmente il dogma: «Noi stiamo semplificando il nostro messaggio. Il messaggio è: avete bisogno di ricevere il booster invernale. Dunque, affrettatevi a farlo. Se avete più di 12 anni e avete effettuato il ciclo completo ma sono trascorsi più di due mesi dall’ultima dose (in Italia devono passarne quattro, ndr), potete ricevere un vaccino aggiornato». Zero spiegazioni. Nessuna replica alle obiezioni qualificate alla politica dei richiami perenni. Almeno, in America i quesiti li pongono. Nello Stivale, i tecnici possono serenamente abbandonarsi a soliloqui senza contraddittorio, sebbene le evidenze scientifiche, che Roberto Speranza si vanta di aver sempre seguito, suggeriscano parecchi spunti di discussione. Un paper del 31 agosto, vergato da undici ricercatori Usa, ha stimato che, per evitare un singolo ricovero nella fascia d’età 18-29 anni, bisognerebbe rifilare la terza dose a un numero compreso tra 22.000 e 30.000 persone, frattanto mai entrate in contatto con il Sars-Cov-2. Solo che ci si dovrebbero attendere da un minimo di 18 a un massimo di 98 effetti collaterali seri, «inclusi da 1,7 a 3,0 casi di miocardite associata al booster nei maschi e da 1.373 a 3.234 casi di reattogenicità di grado 3 o maggiore, tali da interferire con le attività quotidiane». Pertanto, il rapporto rischi-benefici dei richiami nei giovani sani risulterebbe chiaramente sfavorevole alle inoculazioni. E alle nostre latitudini il problema è persino più accentuato. Fda, infatti, ha avuto l’intuizione di bocciare i vaccini che erano stati riprogettati per colpire il primo ceppo di Omicron, ormai soppiantato, autorizzando direttamente quelli tarati su Ba.4 e Ba.5, benché non fossero ancora stati testati sugli uomini. Da noi, invece, Ema e Aifa hanno dato il via libera al farmaco per il ceppo sudafricano di dicembre scorso. In definitiva, non solo stiamo omettendo di verificare quanto sia utile spingere ragazzi in perfette condizioni a porgere il braccio per il booster, magari dopo che avevano acquisito una potente immunità naturale, grazie alla guarigione da Omicron 1; stiamo pure offrendo loro un vaccino presentato al pubblico come aggiornato, ma che proprio al passo col virus non è. Un’anomalia così eclatante che ieri sia Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, sia il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, si sono sentiti in dovere di garantire che i nuovi medicinali coprono altresì dalla sottovariante 5. Una delle rare voci critiche è stata quella di Matteo Bassetti: «Il fatto che questi vaccini adattati siano approvati per gli over 12», ha sottolineato il direttore delle Malattie infettive al San Martino di Genova, «non vuol dire che noi dobbiamo vaccinare anche i trenta-quarantenni che hanno fatto già il ciclo completo di vaccini». A onor del vero, vista la scarsità di argomenti a supporto di una massiccia campagna d’iniezioni e il flop dell’appello alla quarta dose, governo ed esperti si stanno limitando a ribadire che all’hub si tornerà su base volontaria. Auspicabilmente, poi, le elezioni spazzeranno via gli ultimi mohicani del Covid, nostalgici dell’apartheid vaccinale. Intanto, una ricerca del Campus Biomedico di Roma e del dipartimento di scienze biochimiche della Sapienza, uscita sul Journal of medical virology, smorza i pur flebili afflati allarmistici sul mutante Centaurus: la variante che dovrebbe dominare la stagione fredda risulta meno contagiosa e aggressiva di Omicron 5. L’incubo peggiore, quest’inverno, dovrebbe essere il gas. Peccato che non esista il vaccino contro il freddo.
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