
Il no degli estremisti porta il premier ad accogliere il sostegno dell’opposizione.Cresce la tensione politica a Gerusalemme mentre il governo israeliano valuta la prima fase del piano di pace promosso da Donald Trump, che prevede il ritiro parziale delle truppe israeliane da Gaza e la liberazione di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi. A far esplodere il dibattito è stato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, leader del partito Sionismo religioso, che ha dichiarato che, una volta liberati tutti gli ostaggi, Israele dovrà «distruggere completamente Hamas». «Immediatamente dopo che gli ostaggi saranno tornati a casa, lo Stato d’Israele continuerà a impegnarsi con tutte le sue forze per la vera eradicazione di Hamas e la smilitarizzazione di Gaza», ha scritto Smotrich su X. Le sue parole hanno riacceso le divisioni interne alla coalizione, soprattutto dopo che anche il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha fatto sapere che non voterà a favore del cessate il fuoco con Hamas. Entrambi i ministri dell’estrema destra hanno però evitato di minacciare esplicitamente la caduta del governo guidato da Benjamin Netanyahu, che tenta di mantenere la coesione della maggioranza in uno dei momenti più delicati dall’inizio della guerra. «È imprescindibile non ripetere gli errori del 7 ottobre e non affidarci a una calma artificiale fatta di abbracci diplomatici e cerimonie sorridenti», ha ribadito Smotrich, sostenendo che Gaza «non deve mai più rappresentare un pericolo per Israele». La riunione di governo, iniziata ieri sera alle 19, si è svolta in un clima di forte tensione. Secondo fonti politiche, Netanyahu starebbe valutando l’ipotesi di sostituire i ministri dell’estrema destra con membri dell’opposizione disposti a sostenere il governo nella fase finale dei negoziati. L’obiettivo è evitare un crollo della coalizione che potrebbe compromettere la fragile trattativa in corso. Il piano prevede che, dopo l’approvazione del governo, le Forze di difesa israeliane (Idf) inizino un ritiro verso una linea definita in coordinamento con Hamas, nell’ambito dell’accordo. Israele si impegnerà a completare il ritiro entro 24 ore, anche se la linea precisa non è stata resa pubblica. Una fonte israeliana ha affermato che essa sarebbe simile alla «linea gialla» pubblicata da Trump nel fine settimana, ma con alcune modifiche concordate. Come parte del ritiro le truppe israeliane dovrebbero lasciare Gaza City, teatro di recenti operazioni militari come la Gideon’s Chariot 2, mantenendo però il controllo del 53% della Striscia di Gaza. Una volta conclusa la ritirata scatterebbe un conto alla rovescia di 72 ore, durante il quale Hamas dovrà procedere al rilascio degli ostaggi senza cerimonie pubbliche. Secondo le stime israeliane, i prigionieri vivi verrebbero liberati domenica, mentre i corpi dei deceduti lunedì. Il Wall Street Journal riferisce che Hamas ha chiesto dieci giorni per individuare i resti degli ostaggi uccisi. In totale, gli ostaggi sono 48, di cui 20 ancora in vita.L’ufficio del primo ministro ha intanto precisato che Marwan Barghouti non sarà incluso nell’accordo. «La bozza finale della prima fase è stata firmata ieri mattina in Egitto da tutte le parti per il rilascio degli ostaggi», ha dichiarato la portavoce del governo, Shosh Bedrosian. Non è previsto neanche il rilascio dei corpi dei fratelli Yahya e Mohammed Sinwar, leader militari di Hamas uccisi durante le operazioni israeliane. La prima fase dell’intesa prevede la liberazione dei 20 ostaggi in vita in cambio di circa 250 prigionieri palestinesi detenuti in Israele e 1.700 trattenuti a Gaza. L’Autorità per gli ostaggi dell’ufficio del primo ministro ha annunciato un pacchetto di assistenza per i rapiti e le loro famiglie: 14.000 euro di contributo iniziale, una pensione mensile di 2.100 euro e fino a 58.000 euro per l’acquisto di una casa, oltre a copertura sanitaria totale e sostegno psicologico. Fonti israeliane citate dalla Cnn confermano che i negoziatori stanno ancora discutendo i nomi dei prigionieri palestinesi da includere nello scambio. «Le squadre di negoziatori stanno lavorando sulle liste e la questione non è ancora risolta», ha spiegato un funzionario, mentre il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha accusato il governo Netanyahu di «manipolare le date e le procedure», sostenendo che «l’esecutivo vuole guadagnare tempo per motivi interni».
Rustem Umerov (Ansa)
Saltato il fedelissimo Yermak (che va al fronte), il presidente promuove l’ex ministro della Difesa Umerov, accusato di abusi nella gestione degli appalti. Sarà lui a prendere in mano gli accordi per chiudere con Putin.
Sergio Mattarella (Ansa)
L’ufficio stampa del presidente definisce «priva di fondamento» l’indiscrezione sulla contrarietà del capo dello Stato a una nuova legge elettorale sotto elezioni. Intanto i giochi di palazzo per battere la Meloni con un «pareggio» e un governo tecnico continuano.
Mattarella smentisce. Con una nota dell’ufficio stampa, il Quirinale ha negato che il capo dello Stato sia intenzionato a «non permettere che si faccia una nuova legge elettorale a ridosso del voto». Gianfranco Rotondi, ex ministro per l’Attuazione del programma e oggi parlamentare di Fratelli d’Italia, aveva dato per certa l’opposizione del presidente della Repubblica, il quale si sarebbe espresso in tal senso durante un incontro con l’associazione degli ex onorevoli. La frase attribuita a Mattarella, ha precisato l’ufficio stampa del Colle con una nota inviata al Giornale, che per primo ne aveva parlato, è «totalmente priva di fondamento». Bene. Significa che una nuova legge elettorale, anche se si avvicinano le elezioni, si può fare.
Gianfranco Rotondi (Ansa)
L’ex ministro: «In Transatlantico se ne parla, il momento della riforma è questo».
Chi frequenta il cosiddetto Transatlantico, ovvero il lungo corridoio che dà accesso all’aula di Montecitorio, sa bene che in quell’area off limits, dal cortile alla buvette, passando dai divanetti della galleria dei presidenti, se ne dicono di cotte e di crude. Quel posto assomiglia a un mercato di quartiere dove, seduti sulle poltrone color rosso fegato, davanti a un caffè o fumando una sigaretta, parlamentari e giornalisti adorano scambiarsi battute, indiscrezioni e pettegolezzi. Alcuni veri, altri verosimili.
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.






