Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui è possibile osservare da vicino questi luoghi. A rendere preziose le Alpi, oltre all’oggettiva bellezza dei paesaggi da loro dominati, sono alcune testimonianze della nostra Preistoria. Stiamo parlando di 19 dei 111 siti palafitticoli sparsi tra Svizzera, Slovenia, Austria, Francia, Germania e, appunto, Italia.
Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui è possibile osservare da vicino questi luoghi. A rendere preziose le Alpi, oltre all’oggettiva bellezza dei paesaggi da loro dominati, sono alcune testimonianze della nostra Preistoria. Stiamo parlando di 19 dei 111 siti palafitticoli sparsi tra Svizzera, Slovenia, Austria, Francia, Germania e, appunto, Italia.Siti archeologici a dir poco originali e inseriti dall’Unesco tra i patrimoni mondiali dell’umanità per via della loro importanza di testimoni di una storia antichissima. Organizzare un viaggio a partire dalla curiosità di scoprire i segreti del Neolitico e dell’Età del Bronzo è un’esperienza che può essere vissuta a tappe: Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia le regioni in cui è possibile osservare da vicino questi luoghi, il cui sviluppo si perde in tempi così remoti da risultare inimmaginabili.Le palafitte si trovano solitamente in prossimità dell’acqua, principalmente di laghi, fiumi e paludi. Si parla infatti delle prime società a vocazione agricola d’Europa, che dimostrano il grado di evoluzione architettonica e ingegneristica di un’epoca compresa tra il 5000 e il 500 a.C. Non solo: il rinvenimento di utensili quali vasi, lame o pettini, ha consentito di ricostruire la quotidianità degli uomini preistorici, che abitavano in queste case poggiate a dei pali sia per gestire i cambiamenti di livello dell’acqua che per difendersi da eventuali animali selvatici.Se sul Lago di Varese possiamo trovare i siti più antichi, intorno al Lago di Garda esistono invece veri e propri villaggi. Vediamone alcuni.Isolino Virginia – Biandronno (VA)È un isolotto poco conosciuto del Lago di Varese, dove visitare il sito palafitticolo più antico d’Italia e, allo stesso tempo, godere della grande bellezza naturalistica. Chiamato così in onore della moglie del marchese Andrea Ponti, l’isolotto ospita questo sito scoperto a fine Ottocento, ma esplorato in lungo e in largo solo negli anni ’60 del secolo scorso.Grazie agli oltre 300 pali lignei e a reperti di varia natura, è stato possibile capire il tipo di vita della comunità preistorica del luogo: la caccia, l’allevamento di animali e la produzione di manufatti erano le attività principali. Oggi la zona è delimitata, ma la si può osservare e studiare grazie a dei pannelli che sorgono su una pedana di legno che collega l’acqua alla terraferma.Se si vuole saperne di più, fino al 4 settembre sarà possibile recarsi alla mostra ospitata dal Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Musei Civici di Varese.Per arrivare all’Isolino, invece, ci si imbarca a Biandronno il sabato o la domenica (sempre meglio prenotare). Per tutte le informazioni, basta andare sul sito.Dove dormire Bed & breakfast La Folaga, Via Vignacce 42a, Gavirate: struttura accogliente e ben posizionata.Dove mangiareIl Regno di Timarsalallo, Via Roma 35, Biandronno: trattoria alla buona dove mangiare dell’ottimo pesce;Tana dell’Isolino di Lanzani Luigi, Località Strencia, Biandronno: posto raggiungibile solo in barca, prenotazione obbligatoria. Lago di Varese da Biandronno, punto di partenza per Isolino Virginia (iStock)Arquà Petrarca (PD)È il Laghetto della Costa a ospitare questo insediamento palafitticolo. Per accedere, si parte dal crocevia della strada provinciale 25 (da Valsanzibio a Monselice). Quest’abitato si sviluppa sia in mezzo all’acqua che sulle rive e testimonia anch’esso la vita nell’Età del Bronzo. I diversi reperti sono oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale Atestino, ad Este, e al Museo Civico di Padova.L’insediamento appartiene a una popolazione abile a lavorare il bronzo e a utilizzare l’arco, ma questa zona vale una visita anche per lo scenario naturalistico dei Colli Euganei, di cui il Lago della Costa è un bacino tanto importante quanto idilliaco.Dove dormireVilla del Poeta, Via Zane 5, Arquà Petrarca: la posizione è strategica se si vogliono visitare i borghi del Colli Euganei.Dove mangiareRistorante Miravalle, Via Fontanelle 9, Arquà Petrarca: bellissima la vista e molto apprezzata la carne;Ser Petracco Enoristorante, Via Jacopo da Arquà 1d, Arquà Petrarca: da provare il baccalà alla vicentina. Arquà Petrarca (iStock)Molina di Ledro (TN)Il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro, che custodisce sia una serie di abitazioni preistoriche che oggetti di uso comune dell’epoca, è sicuramente uno degli insediamenti più interessanti e scenici.Fu negli anni ’30 che venne scoperto questo sito, grazie alla presenza di ben 10.000 pali conficcati nel terreno ed emersi dalle acque del lago, ritiratesi per via della siccità. Ovviamente il villaggio visitabile oggi è (perfettamente) ricostruito, ma camminare sulle passerelle che collegano le diverse abitazioni è un’esperienza immersiva nella storia più antica della nostra civiltà.Il Museo fa parte del MUSE (Museo della Scienza di Trento) ed è un’eccellenza green.Dove dormirePanoramic Hotel San Carlo Ledro, Via Maffei 115, Ledro: famoso per la splendida vista sul lago.Dove mangiareOsteria dei Magasì, Via dei Dazi 5, Biacesa di Ledro (TN): da provare la pasta flambé;Pizzeria Ristorante Bar Al Lago di Spagnolli Mirko, Via al Lago 3, Molina di Ledro (TN): ottima la chitarra alla carbonara di lago. Lago di Ledro (iStock)Mercurago – Arona (NO)Già il fatto che i resti di capanne preistoriche si trovino all’interno del Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago – Parco del Ticino e Lago Maggiore basterebbe a convincere chiunque a venire da queste parti.I resti dell’abitato sono scarsi, ma estremamente importanti, soprattutto le quattro ruote in legno, di cui al momento del ritrovamento venne fatto il calco.Dove dormireBella Vita Guesthouse, Via Vittorio Veneto 35, Arona: immerso nel verde e provvisto di tutti i comfort.Dove mangiareCa’ De Mat, Via XX Settembre 3, Arona: molto buono il risotto con piselli e pancetta;Taverna del Pittore, Piazza del Popolo 39, Arona: piatto forte la lasagna di pesce multicolore. Arona (iStock)Palù di Livenza - Caneva (PN)Infine il Friuli Venezia Giulia, con il suo antichissimo sito di palafitte Palù di Livenza. L’acqua di questa zona risorgiva e la conseguente umidità hanno contribuito a conservare i resti di queste capanne: negli anni ’80, infatti, sono stati rinvenuti molti pali conficcati nel limo e altrettanto materiale riferibile alla vita quotidiana, conservato oggi presso il Museo Archeologico del Friuli occidentale di Torre di Pordenone.Un luogo di grande interesse non solo storico, ma anche naturalistico, grazie alla presenza di numerose specie ornitologiche e botaniche.Dove dormireBed & Breakfast Ca’ Livenza, Via Ronche 72, Sacile (PN): molto amato per le sue colazioni.Dove mangiareRistorante La Taverna, Via Cesare Battisti 10, Stevenà – Caneva (PN): ottimo il risotto al Cartizze;Al Gaiardin, Località Gaiardin 3, Caneva (PN): particolarissimi gli spaghettini al caffè. Il Parco archeologico di Palù di Livenza (iStock)
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».






