2022-12-04
Il sistema dietro le plusvalenze da luna park
I cartellini dei giocatori non si gonfiano da soli e alla Continassa avevano creato una vera e propria rete con altre società di Serie A (Samp, Atalanta, Sassuolo, Genoa, Empoli e Udinese) per far quadrare i conti. Cifre e trasferimenti decisi su fogli volanti degli hotel.Rigore è quando arbitro fischia. Il teorema di Vujadin Boskov vale anche per la Juventus: i magistrati hanno fischiato il penalty ma, secondo loro, a commettere il fallo sono stati in tanti. Nelle carte della Procura di Torino viene descritto minuziosamente un sistema incrociato, un reticolo di accordi fra società di Serie A che consentivano di creare plusvalenze false, quindi di modellare i bilanci a seconda delle esigenze del momento per coprire strategie sbagliate. Spiega l’ex consigliere d’amministrazione bianconero Francesco Roncaglio in una conversazione intercettata con l’ad Maurizio Arrivabene: «Il primo aumento di capitale serviva a puntellare le operazioni nate ai tempi di Gonzalo Higuain, noi invece l’abbiamo usato per comprare Cristiano Ronaldo».Una critica dall’interno, la consapevolezza che l’escalation era ormai incontrollabile («è scoppiata la ruota a 300 all’ora, bisogna avere il tachimetro giusto», è la metafora dell’ex manager Ferrari, e si capisce dal lessico). In tre anni il club, che ieri ha formalizzato una perdita di esercizio di 239 milioni, ha utilizzato il sistema in crescendo: 126 milioni nel 2019, 166 nel 2020, solo 21 nel 2021 anche perché a curiosare negli uffici era arrivata al Consob. Nei dialoghi e nelle deposizioni, molti dirigenti bianconeri puntano il dito contro Fabio Paratici, descritto come un mago del ramo (motto «Tanto come facciamo da 4 facciamo da 10»), ma in Procura a Torino sono persuasi che quella fosse una strategia condivisa. In una mail di Claudio Chiellini, fratello del guerriero Giorgio e suo agente, si legge: «Non è che Paratici faceva le plusvalenze perché aveva voglia di farle, ma perché qualcuno gli diceva di farle».Il sistema ha anche un titolo: «Manovre collettive». È la parte più inquietante e bohémienne dell’inchiesta, dove si evidenzia la stretta partnership con altre società di calcio potenzialmente rivali sul campo: Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Genoa, Udinese, Empoli. Del resto nessuno può creare plusvalenze da solo. Operazioni studiate e andate in porto dopo trattative fra direttori sportivi, conti redatti a penna su fogli volanti con le intestazioni di alberghi prestigiosi: a Palazzo Parigi di Milano la Juventus ha comprato per 35 milioni Dejan Kulusevski dall’Atalanta, chiedendo agli orobici di acquistare anche un calciatore del valore di 3 milioni. Per soddisfare l’esigenza contabile, l’Atalanta ha ingaggiato Simone Muratore per un corrispettivo di 7 milioni «ottenendo per la parte residua (euro 4 milioni) rispetto all’impegno assunto (euro 3 milioni) la facoltà di cederlo alla stessa Juventus a semplice richiesta».L’ordinanza intravede opacità in numerose operazioni come questa. Per esempio, l’ingaggio del portiere Emil Audero dalla Sampdoria. Dopo la partenza di Ronaldo (che ha alleggerito gli oneri passivi), il ds doriano Daniele Faggiano chiede all’omologo bianconero Federico Cherubini di concludere l’affare sul calciatore «che poi terrebbe in prestito con l’unico scopo di iscrivere ricavi immediati nel bilancio d’esercizio della Sampdoria». Secondo l’accusa, l’ipotesi sarebbe avvalorata dalle dichiarazioni al telefono. Cherubini: «Il problema è nei numeri, perché voi volete soldi, no?». Faggiano risponde: «Non è che li voglio mo’, che mi frega, vedi un attimo di fa’ un prestito con obbligo». L’altro conclude: «Quando ce l’avete voi il bilancio, a giugno o a dicembre?». La Procura illumina anche l’operazione che porta in bianconero il gioiellino del Genoa, Nicolò Rovella per 18 milioni fittizi, in cambio di Elia Petrelli (8 milioni) e Manolo Portanova (10).Nel documento che in giugno servì come richiesta di custodia cautelare per i vertici bianconeri (rigettata dal gip), i pm Mario Bendoni e Marco Gianoglio spiegano la collaborazione sistemica con gli alleati, determinata «dalla sussistenza di partnership con società terze (tra cui Sassuolo, Atalanta, Sampdoria) che, unitamente a «impegni morali» scritti, inquinano ulteriormente il settore in questione e il valore attribuito ai calciatori, con la possibilità di spostamento delle plusvalenze a seconda delle esigenze di bilancio, come dimostrato da plurimi documenti rinvenuti».Fra questi c’è un foglio di carta intestata dell’Hotel Bulgari di Milano, dove è pianificata, fra scarabocchi, l’operazione Lugano. È l’accordo della Juventus con il club svizzero per la cessione di Cendrim Kameraj e Roman Macek in cambio di Edoardo Masciangelo e Nikita Vlasenko. Emeriti sconosciuti. Risultato per la Procura: «I predetti club, in ragione dell’operazione di scambio di cui sopra, divengono titolari rispettivamente di un debito e di un credito pari a 800.000 euro. Si impegnano a estinguere debiti e crediti reciproci, rinunciando a qualsiasi pretesa mediante compensazione». Il sistema attecchisce anche all’estero. Lo dimostra lo scambio di ben altro livello con il Barcellona, Miralem Pjanic-Arthur, per cifre (70 milioni) che perfino qualche dirigente bianconero definisce lunari.Plusvalenze da luna park, nelle quali come d’incanto sono spariti dai bilanci anche 8 milioni alla voce procuratori. È un altro filone, interessante per l’Agenzia delle entrate. I magistrati sottolineano la «totale assenza di controlli interni» alla Juventus, già constatata dalla Consob. Si è avvertita la mancanza di un punto di riferimento come Beppe Marotta. Lo spiega Cherubini: «Quella era una figura che quando tu dici “compro questo”, risponde “ahò, quest’operazione non si può fare”. Tu ti rimetti in mare e ne cerchi una migliore». Non è successo e l’arbitro ha fischiato il rigore.