2025-07-04
Dem e M5s: lo Stato paghi il suicidio assistito
Via alla discussione sul disegno di legge per il fine vita, che recepisce la sentenza della Corte costituzionale. Le opposizioni scappano da un accordo con la maggioranza e provocano: «Senza il contributo del Ssn, i meno abbienti faranno collette».Il senatore di Fdi, Ignazio Zullo: «Le terapie non sono obbligatorie, ma monitoreremo gli enti inadempienti».Lo speciale contiene due articoli.È iniziata ieri nelle Commissioni congiunte Giustizia e Sanità del Senato, la discussione generale del testo base del disegno di legge sul fine vita. Nel corso della seduta si è deciso di far slittare di un giorno il termine ultimo della presentazione di emendamenti e ordini del giorno, fissato ora per mercoledì 9 luglio ore 11. Intanto il muro contro muro tra maggioranza e opposizioni si inasprisce, un dato politico che fa ipotizzare che, se non si troveranno punti di intesa, la legge non vedrà mai la luce, poiché nel centrodestra alcuni parlamentari, comunque, non la voteranno per motivi etici o religiosi e il necessario supporto di qualche esponente della minoranza è al momento una prospettiva da scartare. Il fulcro del disegno di legge, i cui relatori sono i senatori Ignazio Zullo di Fdi e Pierantonio Zanettin di Fi, è il secondo articolo, che modifica il 580 del codice penale: istigazione o aiuto al suicidio. Il testo base prevede che «non è punibile chi agevola l’esecuzione del proposito formatosi in modo libero, autonomo e consapevole di una persona maggiorenne». Il disegno di legge sul fine vita, che recepisce le indicazioni della sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, ha come punto più controverso l’esclusione del Servizio sanitario nazionale da qualsiasi ruolo nella pratica del suicidio assistito. Polemiche anche sull’obbligatorietà delle cure palliative e sulla istituzione di un Comitato nazionale di nomina governativa che dovrebbe esaminare le richieste. «Sul fine vita», dice il presidente del M5s Giuseppe Conte, a quanto riporta Askanews, «ci stanno lavorando in Senato i nostri, è chiaro che un intervento deve quantomeno rispettare i paletti della Corte costituzionale. Ci sono varie sensibilità, è un tema oggettivamente delicato e complesso. In gioco ci sono tanti diversi approcci ma almeno partiamo dalla sentenza della Corte costituzionale». «Leggere che nel rivendicare l’esclusione del Servizio sanitario nazionale», attacca la vicepresidente del senato Mariolina Castellone, anche lei del M5s, «gli esponenti di questa maggioranza hanno l’ardire di affermare che chi non potrà pagarsi di tasca propria le procedure per il fine vita potrà sempre ricorrere a una colletta o rivolgersi ai volontari rende il senso di inadeguatezza di questa destra al potere. Se non sarà il Ssn a occuparsi del fine vita, chi lo farà? Davvero si vuole renderlo un servizio a pagamento, creando discriminazioni tra cittadini ed escludendo chi ha le competenze necessarie per occuparsi di procedure così delicate? A quanto pare», conclude la Castellone, «la maggioranza non ha il coraggio di dircelo». Cerca di stemperare i toni il ministro per gli affari europei, Tommaso Foti, di Fdi: «Si era arrivati in Senato a un comitato ristretto per arrivare a un testo unico», commenta Foti a Sky Tg24, «ma non c’è stato questo accordo. A un certo punto bisogna mandare avanti un provvedimento perché è nell’interesse di tutti che ci sia un dibattito parlamentare su un testo e non sui singoli. Un testo base è l’inizio della discussione e il testo base ripropone alcune idee che la maggioranza ha. Sarà nel confronto parlamentare», sottolinea Foti, «che si potrà vedere se e in che modo intervenire». «Nell’impresa di legiferare sul fine vita», argomenta il relatore Zanettin a Tgcom 24, «si sono cimentati il governo giallorosso, il governo gialloverde, il governo tecnico di Draghi, ma nessuno ci è riuscito. Noi ci stiamo provando con serietà, sapendo che si tratta di un tema complesso, con implicazioni etiche profonde. Non a caso siamo arrivati al testo base dopo un anno e mezzo di audizioni, confronti, discussioni all’interno delle commissioni parlamentari. Il testo da cui partiamo rispetta i requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale e garantisce criteri uniformi di valutazione su tutto il territorio nazionale. Non possiamo permettere che a livello locale si usino parametri più o meno restrittivi», aggiunge Zanettin, «perché si creerebbe il caos, con il rischio che si arrivi addirittura a un “turismo della morte”». Durissimo il commento del senatore del Pd Alfredo Bazoli, il cui testo sul fine vita era stato approvato alla Camera nella scorsa legislatura: «Leggo in una intervista», sottolinea Bazoli, «che uno dei relatori della legge sul fine vita, nel ribadire che viene escluso il coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, spiega che per chi non potrà permettersi l’aiuto al suicidio ci sono sempre i volontari e le collette. Cioè i meno abbienti, i più disagiati, i più in difficoltà dovranno arrangiarsi, dovranno affidarsi alla carità. Ecco dove porta l’approccio esclusivamente ideologico che la destra ha adottato, su un tema che meriterebbe ben altra sensibilità e umanità. È proprio per queste ragioni», prosegue Bazoli, «che è necessario coinvolgere nelle procedure di fine vita il Ssn: per garantire la parità di accesso, l’uniformità di trattamento, ed evitare differenze in base alle possibilità economiche. C’è da sperare che da qui alla discussione degli emendamenti si levi e alla fine prevalga anche nella destra qualche voce più aperta, più equilibrata, più compassionevole». Sembra di capire, come dicevamo all’inizio, che un accordo tra la maggioranza e almeno una parte delle opposizioni sia lontanissimo. Le carte verranno scoperte definitivamente quando verranno presentati e votati gli emendamenti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sinistra-stato-paghi-suicidio-assistito-2672629990.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="aiuteremo-le-regioni-in-ritardo-sullofferta-delle-cure-palliative" data-post-id="2672629990" data-published-at="1751648778" data-use-pagination="False"> «Aiuteremo le Regioni in ritardo sull’offerta delle cure palliative» Ignazio Zullo (Ansa) Il senatore Ignazio Zullo, di Fdi, è relatore del ddl sul fine vita insieme al collega di Forza Italia Pierantonio Zanettin.Senatore, quale è la ragione dell’introduzione della necessità delle cure palliative per poter accedere al fine vita?«La volontà della persona che versa nelle condizioni stabilite dalla Consulta di porre fine alla propria vita deve formarsi senza condizionamento, nel senso che non può essere il risultato di abbandono, di assenza di assistenza, di inefficienza dei servizi o del sentirsi un peso per i propri cari».Ma le cure palliative saranno obbligatorie?«Non possono essere obbligatorie, saremmo in violazione dell’art. 32 della Costituzione e, d’altronde, il rifiuto delle cure è già previsto nella legge sulle Dat o nella stessa legge sulle cure palliative».E per le Regioni in ritardo nell’erogazione delle cure palliative cosa avete previsto?«Abbiamo esaminato anche questa evenienza. Infatti, all’articolo 3 si prevede il monitoraggio dell’attuazione e del raggiungimento degli obiettivi della legge sulle cure palliative. Abbiamo anche previsto l’intervento dello Stato a sostegno delle Regioni inadempienti o in ritardo».Veniamo al Comitato di valutazione nazionale da istituire con decreto del presidente del Consiglio. Le opposizioni temono la sua politicizzazione e che, essendo unico e di livello nazionale, non potrà essere efficiente nelle valutazioni e nei tempi.«Andiamo per gradi: da qualcuno il Comitato deve essere istituito. Un soggetto che istituisce va individuato, non può certo individuarsi da sé. Abbiamo individuato il soggetto che istituisce nel presidente del Consiglio dei ministri perché rappresenta tutti gli italiani. Politicizzazione? Non è così e spiego perché. La durata in carica del Comitato è prevista per cinque anni per cui non è legata al mandato del presidente del Consiglio».Non le sembrano troppi sei mesi di tempo previsti per la reiterazione della richiesta nel caso questa sia negata dal Comitato?«Anche questa è un’inesattezza. Nel testo è scritto che la domanda può essere reiterata se la situazione inerente i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale si modifica. Se coltiviamo la cultura della vita certamente ci troveremo ad affrontare casi eccezionali. Le opposizioni cadono in una forte contraddizione con loro stesse perché da una parte condividono il primo articolo sulla tutela della vita e dall’altra si aspettano una grande quantità di richieste tale da mettere in difficoltà il Comitato. Allora parlino chiaro e dicono che sono per la cultura dello scarto e della morte».Altra levata di scudi dell’opposizione è sull’esonero del Sistema sanitario nazionale. Perché questa decisione?«Il Ssn nasce con finalità di cura e di assistenza. Prevedere che possa operare per aiutare a morire significherebbe volersi contrapporre alle finalità e agli obbiettivi che il Ssn persegue e che tutti, anche le opposizioni, esaltiamo quotidianamente».Però così si rischia che al fine vita potranno accedere solo quelli che se lo potranno permettere, i meno abbienti sarebbero discriminati.«Nel nostro sistema assistenziale e di protezione sociale ci sono molte prestazioni che sono a carico del cittadino. Faccio degli esempi: i farmaci di fascia C sono a carico del cittadino. Le rette giornaliere per l’inserimento nelle Rsa sono per una quota percentuale a carico dei cittadini. Il trasporto per malati oncologici è a carico del cittadino. Ma per queste situazioni che cito solo come esempio non vedo levate di scudi da parte delle opposizioni. Peraltro, va ricordata la bellezza della nostra nazione che non lascia indietro nessuno, perché nei casi di indigenza sovviene il sistema integrato dei servizi sociali di cui alla legge 328 del 2000 e che affronterà le situazioni di impossibilità degli indigenti».