2023-02-08
«Vuole i giovani pistoleri». La sinistra la spara grossa su Fdi e le armi a scuola
Giovanbattista Fazzolari (Imagoeconomica)
«La Stampa» contro il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari: «Propone il tiro a segno ai ragazzini». Lui smentisce, Massimo Giannini balbetta. Surreale Giuseppe Conte: «Avrà pure negato, però ama i fucili».Spararle grosse a canna corta. Niente di più facile, la pratica (non olimpica) fa parte della tradizione sia della politica da salotto sia del giornalismo «che orecchia», quello da Pulitzer di legno in servizio permanente. Quindi è difficile distinguere per peso specifico le posizioni contrapposte di Massimo Giannini, direttore del quotidiano La Stampa, e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, idealmente sulla main street a mezzogiorno mentre si fissano negli occhi, con la goccia di sudore che scende dalle tempie e le mani pronte ad afferrare le Colt Navy. Il primo titola: «Fazzolari, Insegniamo a sparare nelle scuole». Il secondo replica: «Ridicolo, parlavo di addestramento delle forze di polizia».La polemica quotidiana è da tiro al piattello. Lasciati da parte per un giorno gli anarchici santi, la separazione delle carriere dei giudici, il vade retro a un Dante Alighieri non propriamente de sinistra e il cappotto bianco di Giorgia Meloni, a indignare il giornale della gauche torinese di proprietà di John Elkann sarebbe una frase del politico di Fratelli d’Italia, pronunciata durante una conversazione con l’ex generale dei carabinieri Franco Federici (oggi consigliere militare di Palazzo Chigi). Avrebbe detto: «Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport». Titolo: «Fazzolari, insegniamo a sparare nelle scuole».Lo scenario che prefigura un’Italia all’amerikana, con intere classi liceali terrorizzate da pazzi brufolosi stile Columbine, è perfino scontato, discende dalla presunzione di credere che i lettori abbiano l’anello al naso e fa parte delle banalizzazioni più tradizionali nelle redazioni. Però se fosse vero sarebbe clamoroso, anche perché l’amore di Fazzolari per il tiro a segno è nota. Il sottosegretario invece smentisce, minaccia querela e replica così: «L’articolo apparso sul quotidiano La Stampa nel quale si sostiene che io vorrei “insegnare a sparare nelle scuole” è ridicolo e infondato. La chiacchierata tra me e il generale Federici che il giornalista crede di aver carpito come uno scoop verteva su tutt’altro. La necessità di fornire maggiori risorse per l’addestramento di forze armate e forze di polizia, e oltre a ciò l’ipotesi di prevedere un canale privilegiato di assunzione in questi corpi dello Stato per gli atleti di discipline sportive reputate attinenti, anche se non olimpiche, quali paracadutismo, alpinismo e discipline di tiro. Due misure alle quali lavoreremo al più presto».La faccenda evidenzia due pregiudizi giornalistici. Il primo nei confronti dell’intelligenza di Fazzolari, il secondo nei confronti di una disciplina antica come il tiro a segno, che in Italia diventa nobile e degna di servizi entusiastici ogni quattro anni quando gli atleti azzurri fanno messe di medaglie olimpiche. Giannini non accetta la smentita, conferma e aggiunge: «Con temerario sprezzo del ridicolo, il sottosegretario spara letteralmente la palla in tribuna, per smentire ciò che non è smentibile». La zuffa, poi, prosegue sul sito di Repubblica, nella videorubrica di Gerardo Greco, dove Giannini ammette persino possibili errori da parte del suo giornale. «Io di scuole non ho mai parlato», tuona il sottosegretario. «Fa bene a smentire, ma noi domani (oggi, ndr) confermiamo tutto», rintuzza comunque il direttore della Stampa. Le sparate a salve potrebbero concludersi qui, ma l’intera sinistra non vede l’ora di trasformare il tema in un OK Corral. E anche chi ruberebbe il fucile a tappo al nipotino per mandarlo a Volodjmjr Zelensky si ritrova mammola.Le opposizioni lanciano l’allarme con semplificazioni da asilo Mariuccia. Il primo a preoccuparsi è il tesoriere di +Europa, Alfonso Maria Gallo, che vede nell’idea lo scopo di insegnare ai nostri giovani «a essere dei pistoleri provetti. Non ingegneri, non medici, non latinisti, storici o scienziati: pistoleri». La capogruppo del Pd, Simona Malpezzi, fa surf sull’argomento: «Con tutto il rispetto per la disciplina sportiva del tiro a segno, ma davvero la priorità della destra per l’istruzione è insegnare ai ragazzi ad usare le armi? Il ministro Valditara chiarisca». «Avete scambiato il governo del Paese per un’assemblea del Fuan?», interviene il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano, ultrà dell’anarchia 2.0, preannunciando un’interrogazione parlamentare. Per Azione-Italia viva sgomita Raffaella Paita: «Mi auguro che la smentita di Fazzolari corrisponda al vero perché saremmo di fronte all’assurdo, tagliare la 18app da un lato e promuovere il tiro a segno nelle scuole dall’altro. Meno libri, più armi».L’argomento è ghiotto, aiuta a cavalcare luoghi comuni assortiti. Il più lombrosiano è Giuseppe Conte: «Lui smentisce ma l’amore per le armi mi sembra evidente». Sulla questione interviene (a modo suo) anche Matteo Salvini: «Non mi sembra illuminata come idea quella di sparare nelle scuole». È la premier Meloni a mettere la sicura ai petardoni fuori stagione. «Nessuno ha mai pensato una cosa come quella. Quando una cosa viene smentita dagli interessati bisognerebbe prenderne atto. Invece si continua a parlare di cose che non esistono». Fra sparate e pistola meglio chiuderla qui.