2024-07-06
Se hai vinto tu, allora ho vinto pure io. Dem italiani imbattibili nell’accodarsi
Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto e Peppe Provenzano (Imagoeconomica)
A ogni affermazione della sinistra all’estero, i vari Scalfarotto, Bonelli, Renzi, Provenzano e Quartapelle si rifanno delle scoppole prese a casa. «Appropriandosi» del risultato per incensare il proprio orticello.E ancora una volta la sinistra italiana ce l’ha fatta: ha vinto le elezioni cui non ha partecipato. Sono davvero dei fenomeni: se non sono in gara, arrivano sempre primi. Quando, per dire, alle urne ci va qualche Paese straniero, dove i vari Ivan Scalfarotto, Lia Quartapelle o Peppe Provenzano sono degli emeriti sconosciuti, ecco che c’è qualche probabilità che la sinistra trionfi. E così i medesimi Ivan Scalfarotto, Lia Quartapelle e Peppe Provenzano, possono festeggiare. Era accaduto in Gran Bretagna con Tony Blair, era accaduto in Grecia con Tsipras, era accaduto in Spagna con Zapatero. E accade oggi con il trionfo inglese di Keir Starmer. Appena conosciuto l’esito del voto, infatti, l’intera sinistra italiana ha esultato in coro, felice di poter finalmente realizzare il suo sogno: e cioè festeggiare il trionfo elettorale senza bisogno di chiedere il parere agli elettori del proprio Paese. I quali, come è noto, da decenni si ostinano a negare loro questa soddisfazione.Uno dei primi a cantare vittoria è stato un pezzo grosso come Paolo Gentiloni, commissario europeo scaduto come lo yogurt ma aspirante leader della sinistra. Forte dei grandi successi elettorali della sua carriera, come quando riuscì ad arrivare terzo alle primarie del Pd per il Comune di Roma, Gentiloni ha festeggiato la «maggioranza schiacciante del Labour», inneggiando alla «sinistra che torna al governo». Al governo in Gran Bretagna, si capisce. Ma perché star lì a sottilizzare? Questa è una «buona speranza per noi», come ha spiegato l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, oggi europarlamentare, emozionato per la «bellissima notizia». Ma certo, bellissima notizia. Anzi, meglio «good news», come ci tiene a far sapere lord Angelo Bonelli, leader dei Verdi, uomo così internazionale da aver candidato a Bruxelles Ilaria Salis. Very well, mister Angelo, it’s wonderful, we are champions. Do you understand? Bonelli, però, non si limita a sfoggiare il suo standing international (scusate l’inglese, ma altrimenti lord Angelo non capisce), si spinge più in là, regalandoci un’altra prova evidente della sua mentalità davvero aperta, europea e costruttiva. Per lui, infatti, la vittoria del candidato laburista si riassume così: «L’alleato di Giorgia Meloni ha perso le elezioni». Capito? Quando si dice avere le idee chiare. Ed è evidente che le idee sono chiarissime. Infatti: il risultato inglese dice che «la destra si può battere sul piano sociale», spiega uno dei rappresentanti della sinistra sociale come Peppe Provenzano. Macché, il risultato inglese dice che «la destra si può battere sul piano riformista», ribattono i rappresentanti della sinistra riformista, fra i quali Lia Quartapelle. Che cosa dice, dunque, il risultato inglese? Vallo a sapere. Intanto, a ogni buon conto, il Pd di cui Provenzano è stato vicesegretario ha deciso di portarsi avanti sui temi sociali ribattezzando la propria kermesse Festa dell’Unit*. E Lia Quartapelle, insieme con altri, ha già scritto un libro per spiegarlo. Si chiama Quarta via. Se lo cercate, attenti agli ingorghi in libreria.Poi, si sa, in certe occasioni non è importante avere le idee chiare. È importante avere l’entusiasmo alle stelle. E quello non manca. «La sinistra vince quando è riformista», s’infervora per esempio Ivan Scalfarotto, un altro che in materia di vittorie elettorali sa il fatto suo dal momento che nella sua carriera ha registrato uno 0,6% alle primarie del centrosinistra (sesto su sette candidati) nonché un croccante 1,6% alle elezioni regionali in Puglia (senza riuscire a diventare nemmeno consigliere). E sulla stessa linea anche Filippo Sensi, che festeggia la «vittoria a valanga del Labour» non avendo potuto festeggiare la sua alle politiche del settembre 2022, quando fu trombato (ha dovuto aspettare una disgrazia per entrare in Parlamento al posto di un senatore morto). Naturalmente, quando c’è da entusiasmarsi per un risultato elettorale, non può mancare Matteo Renzi: «Torna la stagione del riformismo», esulta tutto trullo, come se gli elettori non lo avessero appena preso a pedate nel sedere. Ma lui, si sa, al riformismo è da sempre legato manco fosse un sultano arabo.Certo, fa un po’ sorridere che in poche ore la sinistra sia passata dall’allarme sull’Europa fascista al trionfo dell’Europa riformista (o dell’Europa della sinistra sociale, dipende da chi esulta). È spiazzante. Ma come? Non eravamo alle porte del nazismo? Non stava avanzando il nuovo Hitler? E com’è che invece adesso, all’improvviso, avanza il nuovo Blair? O il nuovo Zapatero? Pierluigi Bersani è molto cauto: il Corriere della Sera gli dedica una lunga articolessa in cui si rievocano mucche in corridoio e «scarpe rotte, eppur bisogna andar» ma il pensiero appare lievemente confuso. L’unica cosa chiara è che «qualcosa si muove, ci sono spiragli ovunque». Gli spiragli, ecco. Su Repubblica, Enrico Letta avverte (è l’unico a farlo) la ridicolaggine dell’entusiasmo per il papa straniero, però poi scivola anche lui definendo il risultato elettorale inglese «l’anticipo di una nuova tendenza». E qui torniamo al punto: ma la nuova tendenza non era il pericolo dell’estrema destra? Non bisognava fare la Resistenza? Il Fronte popolare contro l’avanzata del fascismo? E adesso che si fa se la nuova tendenza è la vittoria della sinistra? Se, cioè, anziché il fascismo avanza il laburismo? Ma forse ci facciamo troppe domande. Qui siamo rimasti ai bollettini del partitone: contrordine compagni italiani, oggi bisogna esultare. Ieri bisognava avere paura. Domani chissà. Intanto, godiamoci un’altra meravigliosa vittoria degli altri, che se aspettiamo la nostra, altro che sol dell’avvenire, ci tocca l’eterno tramonto. Del resto, si sa: se li conosci, li eviti. Sperare di vincere con Ivan Scalfarotto e Peppe Provenzano è un po’ come sperare di vincere con Scamacca e Di Lorenzo. Già che ci siamo: che ne dite, compagni, di tifare Inghilterra anche agli Europei?