2025-06-17
Sinistra in panne sulla giostrina Lgbt: «brigata» ebraica insultata al gay pride
Il carro di Keshet Europe al gay pride di Roma (Getty Images)
La minoranza, confusa sull’Iran, si era data ai carri arcobaleno. Ma l’incidente antisemita infiamma la minoranza pd e i renziani.Il mondo brucia e la sinistra va al gay pride. Dove a prendere fuoco è la sinistra stessa. Già: il campo largo, confuso sulla crisi in Medio Oriente, sperava di ricomporre le proprie fratture in nome della giostrina Lgbt di Roma, alla quale, sabato scorso, hanno aderito idealmente tutti i leader dell’opposizione, uniti nella lotta a Viktor Orbán, che invece l’orgoglio gay sarebbe colpevole di oscurarlo. Ma nell’armata Brancaleone sono ricominciati subito i mal di pancia, a causa di un incidente che ha coinvolto la «brigata» ebraica, presente alla manifestazione: durante la sfilata e in particolar modo dal settore dell’Arci, all’indirizzo del carro di Keshet Europe, rete di persone e organizzazioni ebraiche arcobaleno, sono partiti insulti accompagnati da gesti minacciosi. Al passaggio della carovana festante, che sventolava il vessillo Lgbt con al centro la stella di David, la folla ha iniziato a gridare: «Assassini! Terroristi!». L’episodio ha indignato la minoranza dei riformisti dem, oltre che i renziani. Ivan Scalfarotto, di Italia viva, ha definito «esecrabile» l’«odio antisemita». Come lui, anche Pina Picierno, la vicepresidente del Parlamento Ue, ha invitato a distinguere tra i semplici cittadini e «le scelte del governo israeliano». «Nei luoghi in cui si rivendicano inclusione e diritti», ha tuonato l’eurodeputata pd, «non può esserci spazio per l’esclusione o per la violenza».È bizzarro, perché la medesima accusa di non essere abbastanza inclusivi, gli organizzatori dell’evento della Capitale l’avevano ricevuta da una fronda pro Pal. Il drappello aveva deciso di staccarsi dal corteo principale, in polemica con la «macchina capitalista» della carnevalata Lgbt, rea di aver accettato sponsor vicini a Israele. Un autentico manifesto dell’identità fluida: il pride riesce al contempo a essere sionista e antisemita.Lo scorso anno, Keshet Europe aveva evitato di presenziare alla celebrazione dell’orgoglio Lgbt. Stavolta, la delegazione ha dovuto essere scortata «da security e polizia in borghese», come non ha mancato di far notare Sinistra per Israele-Due popoli due Stati, la quale ha chiesto all’Arci di condannare l’episodio di sabato. L’Arci, per adesso, tace. Chissà quanti gay pride si sono tenuti nella Striscia, finora...Il raggruppamento ebraico, in una nota, ha spiegato che l’alterco era nato per un equivoco sull’invito a spegnere la musica per cinque minuti, come gesto di solidarietà con i palestinesi. «Non ci è stata rivolta alcuna richiesta» e, «quando abbiamo casualmente saputo dell’iniziativa, abbiamo spento la musica per rispetto verso chiunque soffra». Keshet Italia ha denunciato «un grave atto di violenza e intimidazione» anche ad Ascoli Piceno, dove un simpatizzante sarebbe stato «aggredito solamente perché portava» la bandiera arcobaleno con la stella di David.Lungo le strade della Città eterna, dunque, si sono riprodotte le contraddizioni di un’opposizione in panne sulla politica internazionale. Compreso l’affanno nel distinguere la critica a Netanyahu dall’antisemitismo tout court. C’è poi il goffo tentativo di declinare l’argomento in termini moralistici: mai con gli ayatollah, predica Elly Schlein, però si lavori alla de-escalation. Al di là della banalità - chi tifa per una guerra su larga scala? - si registra la sconcertante ambiguità del Pd sulla questione centrale, che è la legittimità del programma nucleare iraniano. L’operazione israeliana contro Teheran ha una complessità strategica che sta stanando la sinistra, ferma al buon mercato dei sentimenti che aveva allestito il giorno prima del referendum, nell’adunata per Gaza. Se i progressisti avevano iniziato la propria «mutazione» - così l’ha chiamata in un suo saggio Luca Ricolfi - spostando l’interesse dai diritti sociali ai diritti civili, ora è anche al vuoto di idee sulla geopolitica che essi tentano di sopperire tramite i caroselli gay. Ma ripetere che Giorgia Meloni è «isolata» in Europa e nel mondo, ammesso sia vero, non basta a coprire la povertà dell’alternativa all’attuale governo. Il Movimento 5 stelle e la componente radicale della presunta alleanza se la sbrigano adottando posizioni antioccidentali. I centristi inseguono l’agenda Macron, con qualche eccesso: Riccardo Magi, al Roma pride, ha esibito il cartellone sessista su «Meloni amica dei dicktators», dove dick, in inglese, indica il membro maschile. Intanto, il Pd rimane sospeso e lacerato tra i due poli: moderati e massimalisti. Il partito procede in ordine sparso pure sul riarmo. La corrente che fa capo alla Picierno sposa il piano Von der Leyen. La Schlein appare, al solito, anodina. La sintesi è poco più di uno slogan: sì agli investimenti nella Difesa, ma senza toccare il welfare. D’accordo. Come? Ieri si è scoperto che, alla piazza del 21 giugno contro il riarmo, a Roma, «qualcuno del Pd ci sarà». A nome di chi? A chiedere cosa? Il mondo brucia. E la sinistra di sicuro non ha l’estintore.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.