
Uilm, Usb e Fiom invece restano a guardare. I Verdi minacciano un referendum contro il ritorno della tutela.Non basta uno «scudo» per proteggere la maggioranza giallorossa dalla bomba ex Ilva. Dopo l'ammissione di Arcelor mittal: «Via da Taranto anche in caso di ripristino dell'immunità», il ministro grillino dello sviluppo economico Stefano Patuanelli ribadisce che l'immunità era solo un pretesto: «Era evidente a tutti che la questione dello scudo fosse una foglia di fico per celare problemi…». Ma come aveva sostenuto il collega dell'Economia Roberto Gualtieri l'obiettivo era fare «tutto il possibile e il necessario per evitare un esito negativo». E l'idea di un emendamento al decreto fiscale, più veloce nell'operatività, per estendere a tutte le imprese che devono intervenire sulle strutture produttive per renderle sostenibili dal punto di vista ambientale, secondo il principio che nessuno può rispondere per responsabilità altrui, è piaciuta subito al Pd e ai vertici del M5s, e a favore si è dichiarata anche Italia viva. «Si può valutare l'inserimento di una norma primaria che espliciti il principio già presente nel nostro ordinamento» aveva confermato il ministro Patuanelli, «ma senza interventi ad personam per Arcelor mittal». Cauto il capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, che dopo la sicumera dello scorso anno con cui affermava che «l'ex Ilva non chiuderà», oggi sa di dover convincere la fronda guidata da Barbara Lezzi, che ha affossato il primo scudo per Arcelor mittal, a sostenere la «tutela legale». La bocciatura del decreto, avrebbe conseguenze gravi per il governo. «Sapete come la penso», ha detto il senatore Nicola Morra, «Non credo che si possa barattare la salute dei cittadini con uno scudo. E sì, l'Ilva potrebbe trasformarsi in un nuovo caso Tav, chi può escluderlo…».Ipotesi che non va proprio giù a Nicola Zingaretti, che non vede impossibile la caduta del governo per un incidente parlamentare e lancia segnali a Di Maio e Renzi che non perdono occasione per mettere in difficoltà il Pd. Al ministro degli Esteri ieri il segretario dem aveva detto: «A forza di tirare, la corda si spezza», mentre al leader di Italia viva aveva ribadito: «Si può governare insieme da alleati, non da nemici». Sul futuro delle acciaierie ex Ilva e dei suoi 10.777 lavoratori si sono divisi anche i sindacati: Fiom Cgil e Uilm si defilano dalla protesta e non scioperano, a differenza della Fim Cisl. Infatti Fiom (il primo sindacato a Cornigliano), Uilm (il primo sindacato a Taranto) e Usb preferiscono in queste ore sospendere ogni azione. «No a decisioni solitarie», dice la Uilm. «Prima di decidere aspettiamo esito tavolo e decisioni consiglio fabbrica» dice la Fiom. La Fim Cisl, invece, già ieri ha proclamato uno sciopero di 24 ore.Contro gli ex amici del Pd è andato giù pesante l'eurodeputato Carlo Calenda: «Colpa dei due governi precedenti. Quando Arcelor mittal ha comprato con una gara Ilva, investendo 4 miliardi e 200 milioni di euro, nella gara era previsto lo scudo penale. Questa immunità è stata levata dal governo Conte uno, e cancellata definitivamente dal governo Conte due con un voto del M5s insieme a Renzi e il Pd. Così hanno fatto saltare il più grande stabilimento del Sud Italia, la più grande acciaieria d'Europa». E comunque, incalza l'ex ministro «Renzi la sta buttando in caciara perché si è accorto di aver fatto un errore madornale facendo votare questo emendamento. Jindal è amico di Renzi. Il cazzeggio di questi giorni è una roba invereconda».Per il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, sostenitore da sempre della riconversione totale del sito, «l'immunità è una barbarie giuridica: non esiste in alcun Paese europeo, altrove si rispettano le leggi. Se davvero il governo arriverà ad approvare una norma valida non solo per l'Ilva ma per tutto il territorio nazionale, raccoglieremo le firme per un referendum abrogativo».
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






