
I sindacati tedeschi, legati alla sinistra, creano liste di proscrizione nei confronti dei lavoratori vicini ad Alternative für Deutschland. Il deputato Petr Bystron: «Ci trattano come facevano i nazisti con gli ebrei o i comunisti della Stasi con gli oppositori del regime».I grandi cambiamenti in corso nel panorama politico tedesco si riflettono anche nel mondo del lavoro, finendo inevitabilmente per modificare i delicati equilibri sindacali. È notizia dello scorso mese che il potente sindacato Ver.di (abbreviazione di Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft, unione dei sindacati del settore dei servizi), seconda sigla nazionale dopo l'Ig Metall, ha incassato una pesante sconfitta alle consultazioni per l'elezione del consiglio di fabbrica dell'aeroporto di Colonia. Nell'occasione Ver.di ha perso oltre il 70% dei voti, passando così dal primo al quarto posto.Sempre a marzo, si sono svolte le elezioni per i consigli di fabbrica di alcuni stabilimenti Mercedes. Anche se la parte del leone l'ha fatta la solita Ig Metall, si è assistito a un forte incremento delle preferenze per la lista Zentrum Automobil. Se nell'impianto di Sindelfingen quest'ultima ha raccolto il 3,4%, conquistando i due seggi che le consentono di entrare per la prima volta nel consiglio, a Untertürkheim il risultato è stato addirittura eclatante. Milleottocento voti, pari al 13,4% del totale, e ben sei seggi conquistati, due in più rispetto alla precedente tornata. Buon risultato anche a Rastatt, dove sono stati eletti tre rappresentanti. «Stiamo osservando gli sviluppi da vicino e con preoccupazione», hanno confessato alla stampa tedesca i rappresentanti dell'azienda. Anche se ufficialmente Zentrum si professa indipendente, l'opinione pubblica la associa al partito di destra Alternative für Deutschland (Afd). Poche settimane prima delle elezioni aziendali, i membri del consiglio dell'impianto di Untertürkheim appartenenti a Zentrum avevano diffuso una lettera nella quale contestavano ai media la diffusione di voci negative nei confronti della lista.«L'impianto di Untertürkheim viene descritto come serbatoio per i neonazisti e un centro di attività estremiste di destra», scrivevano i rappresentanti. Anziché solidarizzare con i colleghi, gli altri membri del consiglio decidevano per tutta risposta di prendere le distanze da queste dichiarazioni, confermando in questo modo la linea dura nei confronti di Zentrum.«La verità è che i sindacati sono in crisi», racconta alla Verità Petr Bystron, uno dei 92 deputati di Afd al Bundestag. «Storicamente sono sempre stati un prolungamento naturale del Partito socialista (Spd), ma adesso molti dei loro membri stanno iniziando a votare per l'Afd. Tuttavia, i leader dei sindacati continuano a far parte dell'Spd. Questo è il motivo per cui hanno messo in atto una vera e propria battaglia nei confronti del nostro partito». La scorsa primavera la sezione locale del distretto orientale della Bassa Sassonia del Ver.di ha diffuso un volantino contenente alcune linee guida per «trattare con i populisti nelle aziende e nelle amministrazioni».Un pamphlet che aiutava a tracciare un identikit dei simpatizzanti delle destre e a prendere le opportune contromisure. Quali, è presto detto. Prima di tutto, sincerarsi che nell'ambiente «i populisti di destra non vengano percepiti come martiri», successivamente tentare di isolarli, dunque fare in modo che il loro posizionamento politico diventasse di pubblico dominio. Ultimo step, la denuncia al datore di lavoro. Chi professa apertamente di schierarsi con l'Afd rischia infatti di trovarsi in guai molto grossi. La sezione di Francoforte dell'organizzazione di welfare tedesco Arbeiterwohlfahrt (Awo), ha di recente proibito ai propri membri di affiliarsi all'Afd. Guido Reil, ex membro dell'Spd passato alla destre e attivo nell'organizzazione da oltre 25 anni, è stato cacciato dall'Awo per le dichiarazioni fortemente critiche rilasciate alla stampa su rom e immigrati. Hendrik Pauli, insegnante di chimica in un ginnasio di Berlino, è stato licenziato nel 2016 per la sua vicinanza ai movimenti di destra. Ai tempi dell'allontanamento, Pauli era anche tesoriere dell'Afd di Neukölln, un distretto della capitale tedesca, e la sua presenza era stata notata in diverse manifestazioni del Movimento identitario.«Misure analoghe sono state utilizzate dai nazisti contro gli ebrei negli anni Trenta, e successivamente dai comunisti della Stasi a chi si osava opporsi al regime», commenta un durissimo Bystron. «L'era dei partiti socialisti si avvia alla sua conclusione in tutta Europa», continua il deputato di Afd. «Questi partiti sono nati nel diciannovesimo secolo e le loro ideologie hanno raggiunto il vertice nel ventesimo. Oggi non hanno più nulla da proporre, e questo si vede dal fatto che ormai perdono un po' dappertutto: in Italia, in Francia, in Germania. Nella Repubblica Ceca i socialisti alle ultime elezioni i socialisti sono arrivati a prendere un misero 7%. Qualcosa di inimmaginabile per forze che fino a qualche anno fa si trovavano a governare».Il clima di sospetto che sta montando in Germania non agita quelli di Afd. «Ora che si trovano a dover fronteggiare un tipo di sfida inedita che parte dal cuore della società cercano di etichettarci come “destra" o addirittura “estrema destra"», spiega Bystron. «Questo è tutto ciò che hanno da dire. Questa è la loro strategia: non hanno argomenti, non hanno scusa per giustificare il loro fallimento nel passato, solo accuse contro di noi». «Noi non abbiamo bisogno di campagne pubblicitarie», conclude il membro del Bundestag, «perché la migliore pubblicità per noi sono i nostri stessi membri e le nostre proposte politiche».
Ansa
Josep Martínez stava andando ad Appiano quando ha travolto per cause da chiarire il disabile: è indagato per omicidio stradale.
iStock
Francesco Buzzella: «L’anno scorso in Europa hanno chiuso impianti che fruttavano 11 milioni di tonnellate. Che oggi compriamo per lo più dall’Asia». Emanuele Orsini batte cassa in Ue: «Servono gli eurobond per sostenere l’industria».
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
Un deputato attribuisce alla vicinanza a Fdi la nomina al Teatro Colon di Buenos Aires. Il sovrintendente reagisce: «Qui la vogliono gli artisti». Rischio incidente diplomatico.
Getty Images
Rifugiato, aveva già compiuto diverse rapine e terrorizzava Porta Venezia. Le persone erano costrette a cambiare strada.






