2025-05-07
Simion cerca l’asse con l’Italia e manda già messaggi a Donald
Il primo ministro romeno si dimette. La carica ad interim va a Catalin Predoiu.Mentre si avvicina il ballottaggio del 18 maggio tra il leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur), George Simion e il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, per decretare il nuovo presidente della Romania, il primo inizia a mettere i puntini sulle i sul rapporto con Washington nel caso in cui venga eletto. Durante una conferenza, ieri, il candidato di destra ha reso noto che «senza dubbio» tutelerà gli interessi rumeni «proprio come il presidente Donald Trump sostiene gli interessi americani». Ma visto che «i rispettivi interessi convergono», la sua «potenziale presidenza favorirebbe significativamente gli investimenti e le imprese americane in Romania». Tra gli obiettivi di Simion quindi la volontà di proporre delle «misure compensative» al tycoon per «mitigare l’impatto» delle eventuali tariffe commerciali statunitensi sulle aziende romene. Simion, sempre ieri ha avuto l’occasione di ribadire, durante la Romanian-american business conference, che i cittadini rumeni «faranno le decisioni giuste» se ci saranno «elezioni libere». Ricordando «gli effetti negativi sulle relazioni con gli Stati Uniti causati dall’attuale amministrazione di Bucarest», ha ribadito: «La mia sincera speranza è che possiamo superare queste sfide e ripristinare i nostri legami reciproci». Nell’esprimere le sue intenzioni verso l’alleato americano ha lanciato anche un messaggio indiretto a Bruxelles. Simion ha infatti aggiunto: «Naturalmente, sarebbe impossibile negoziare una riduzione delle tariffe doganali esclusivamente per la Romania, poiché il nostro Paese fa parte del mercato unico europeo ed è vincolato agli stessi regolamenti doganali degli altri Stati membri dell’Ue». Tra l’altro Simion ha ribadito la volontà di consultarsi con il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni. Tornando all’interno dei confini rumeni, il risultato della vittoria di Simion al primo turno di domenica si è tradotto nelle dimissioni del primo ministro rumeno nonché leader del Partito socialdemocratico (Psd) Marcel Ciolacu. La decisione è maturata dopo la sconfitta del candidato governativo Crin Antonescu visto che la coalizione ha perso «credibilità». L’ormai ex premier aveva dichiarato lunedì ai giornalisti: «Piuttosto che lasciare che il futuro presidente mi sostituisca, ho deciso di dimettermi». Al suo posto ieri, il presidente ad interim della Romania, Ilie Bolojan, ha nominato come primo ministro ad interim Catalin Predoiu del Partito nazional liberale (Pnl). Predoiu, che fino a lunedì era vice primo ministro e ricopre anche la carica di ministro dell’Interno, ha evidenziato che la Romania «deve rimanere una democrazia resiliente, un Paese i cui obiettivi di sviluppo restano ancorati ai valori euroatlantici». Chi non ha accolto con favore il suo incarico è proprio Simion. Su X, il leader di Aur ha commentato: «La nomina di Catalin Predoiu come primo ministro ad interim della Romania è vergognoso». E riferendosi all’annullamento delle elezioni da parte della Corte costituzionale rumena lo scorso dicembre, ha sottolineato che «Predoiu è stato il ministro più violento, uno di quelli che ha direttamente sostenuto il colpo di Stato del 6 dicembre!». Quindi la scelta del primo ministro ad interim non è in direzione della «stabilità», ma piuttosto procede verso «la perpetuazione di abusi». Che la tensione tra i due fosse già alle stelle è evidente anche da un post su X di Predoiu lo scorso 13 aprile. Il ministro dell’Interno rumeno aveva rigettato le accuse secondo cui avesse avuto un ruolo nella sospensione dell’account di Tiktok del giornalista Ion Cristoiu. E tra i commenti, si legge quello di Simion che lo aveva incalzato, dicendo: «Avete instaurato uno stato di polizia».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco