2018-09-05
Silenzi e insulti invece delle risposte. E c’è un dossier su un altro cardinale
Il porporato honduregno Oscar Maradiaga, chiamato in causa per la malagestione finanziaria e l'omosessualità tra seminaristi, inveisce contro i social. Accuse a Kevin Farrell: «Viveva con McCarrick, non poteva non sapere».Il cardinale Oscar Maradiaga, massima autorità ecclesiastica dell'Honduras e arcivescovo di Tegucicalpa, nella sua omelia di domenica scorsa ha detto che «i social network sono reti fecali che trasmettono solo spazzatura». Impegnato a commentare il salmo delle letture il cardinale, che è anche coordinatore del gruppo di nove porporati scelti da Francesco per coadiuvarlo nel governo della chiesa universale, ha ricordato che è gradito al Signore «colui che procede onestamente, colui che agisce con giustizia, colui che è sincero nelle sue parole e con la sua lingua non discredita nessuno».Eppure, solo qualche giorno fa lo stesso Maradiaga non si era tirato indietro dall'apostrofare il giornalista Edward Pentin del National catholic register come un «sicario», mostrando una certa facilità nel gettare discredito su un professionista che ha fatto il suo lavoro, cioè far pervenire più volte domande al cardinale senza però aver mai ricevuto risposta. Maradiaga è al centro di un'inchiesta giornalistica che lo chiama in causa per la malagestione di risorse finanziarie e per le rimostranze di decine di seminaristi circa la diffusa omosessualità nella loro casa di formazione; pur non rispondendo alle richieste di chiarimenti di Pentin, il cardinale ha detto di essere «vittima di un «sicario» che pratica molestie sui media».E domenica Maradiaga ha allargato il tiro prendendosela con i frequentatori dei social, i quali certamente non saranno delle educande, ma non possono essere liquidati come semplici propalatori di materiale fecale. Il popolo fa domande, un giornalista fa domande, e la risposta sembra essere la denigrazione e l'insulto, ma intanto i dubbi restano e crescono.Anche di fronte alle polemiche suscitate dal dossier Viganò, oltre alla strategia del silenzio, si fa strada quella della denigrazione. Per non dire insulto. Il muro sollevato dalle sacre stanze di fronte a chi fa domande è accompagnato da una serie di ricostruzioni che non fanno onore al giornalismo. Quasi tutta la grande stampa internazionale e italiana ha liquidato le domande poste dal memoriale Viganò come «operazione orchestrata contro il Papa». Perché, sostanzialmente, si scrive che è «un complotto», che «ci sono di mezzo i petroldollari», che «ci sono uomini di Steve Bannon che si muovono di qua e di là dall'Oceano», e in fondo sono tutte «meschine macchinazioni». Per tacere degli attacchi personali rivolti a monsignor Viganò, ma la domanda basilare resta tutta nella sua semplicità: è vero o no quello che ha scritto l'ex nunzio?Rispondere con il silenzio lascia però emergere piano piano una serie di altre domande e dubbi, per cui alla fine resta solo confusione. Ieri il sito paravaticano Ilsismografo ha rivangato una vecchia notizia propalata nell'ottobre 2015 dal Qn: «Ma il Papa ha o non ha un tumore in testa?». A furia di silenzi anche le cose più strampalate ritornano e si fanno strada, in una foresta di cose senza fondamento che si mescolano ad altre che, invece, meriterebbero una risposta. Non è possibile pensare che i molti vescovi statunitensi che in questi giorni hanno chiesto di indagare seriamente su quanto dichiarato da Viganò siano «cani selvaggi che cercano scandalo e divisione», come ha detto ieri il Papa a Santa Marta commentando il vangelo di Luca.In queste ore sono tante le domande che vorrebbero una risposta e il caso della pedofilia nel clero cileno dovrebbe aver insegnato qualcosa, visto il dietrofront che lo stesso Papa ha dovuto fare rispetto al vescovo di Osorno, monsignor Juan Barros, prima difeso da Francesco per le indicazioni fuorvianti di alcuni suoi collaboratori, poi scaricato per le evidenze emerse. La gravità di quanto riportato nelle memorie di Viganò non può essere sottovalutato, anche nel caso l'ex nunzio fosse «un cane selvaggio» che vuole solo dividere.Cosa devono pensare i fedeli della sbrigativa risposta («chiacchiere») che sembra aver dato il cardinale Maradiaga ai 48 seminaristi di Tegucicalpa che lo scorso giugno denunciavano una diffusa omosessualità nella loro casa di formazione? E cosa devono pensare del silenzio che dal 2013 aleggia intorno alla nomina a Prelato dello Ior di monsignor Battista Ricca, un monsignore che a Montevideo avrebbe convissuto more uxorio con una guardia svizzera?Se le domande non trovano risposta, i dubbi e i dossier si moltiplicano. Ieri Il Fatto ha scritto che «secondo voci qualificate vicine alla congregazione per la Dottrina della fede, ci sarebbe un dossier anche sul cardinale Kevin Farrell», il capo voluto da Francesco per il nuovo dicastero laici, famiglia e vita. Farrell è stato ordinato vescovo nel 2001 dall'ex cardinale McCarrick, l'abusatore di seminaristi al centro del dossier Viganò, e con lo stesso McCarrick avrebbe condiviso un appartamento per diversi anni. Ma Farrell ha dichiarato di non aver mai sentito nulla sulla condotta del suo mentore, nonostante negli Stati Uniti le chiacchiere su McCarrick fossero diffuse.Il silenzio sta lasciando spazio a un mare di domande, fatte anche da persone che hanno buona volontà e cercano solo di capire. Il Papa ha più volte sottolineato l'importanza di «avviare processi», ma questa volta sarebbe necessario arrestarlo offrendo risposte.
Jose Mourinho (Getty Images)