2021-07-11
Siccome l’Italia s’è desta il circolino dei virologi la richiude subito in casa
Inspiegabilmente rimossi i maxischermi in molte città, dopo che erano stati accesi nelle partite precedenti. Un torto specie ai più giovani, privati di momenti irripetibili Stasera gli inglesi proveranno a rovinarci la festa. Speranza ci è già riuscito. Ancor prima che cominci a girare la palla, infatti cominciano a girare le palle: questa domenica doveva essere il segno della svolta, del ritorno alla vita, il momento della riscossa dopo lunghi mesi di buio e di paura. E invece tornano divieti, controlli, polizia, distanziamenti, mascherine, ordinanze, tutto l'armamentario del terrore che speravamo di aver battuto come la Spagna in semifinale. Speravamo, appunto. Invece niente. Si continua. Abbiamo superato i rigori, non il rigore. Maxischermi proibiti, agenti scatenati, caccia a chi festeggia, e annunci così roboanti che uccidono nella culla la voglia di far festa. Battere Kane e Sterling sarà difficile. Ma battere Crisanti e Galli sembra impossibile. E pensare che di far festa abbiamo una gran voglia. Di più: abbiamo un gran bisogno. Infatti sognavamo per i nostri giovani un altro 11 luglio come fu per noi quello del 1982: anche allora uscivamo da un periodo cupo, gli anni di piombo, il terrorismo, la crisi economica, gli choc petroliferi. E non so se quella vittoria al Bernabeu fu solo uno simbolo o se contribuì a cambiare davvero l'umore del Paese, ma dal giorno dopo abbiamo avuto l'impressione di trovarci in un mondo nuovo, gli anni Ottanta, colorati, allegri, vivaci, pieni di vita, persino di soldi, di speranza e di futuro. Ecco: oggi arriva un'altra finale, arriva un altro 11 luglio, arriva la stessa speranza di allora, il desiderio di una svolta al termine di un periodo buio: avremmo voluto augurare ai nostri figli di potersi buttare spensierati nelle fontane, come facemmo noi, per festeggiare qualcosa in più di una vittoria sportiva. Ma temo sarà impossibile: se non saremo fermati sul campo inglese, saremo fermati nelle vie italiane, inseguiti da torme di agenti incaricati di imporre l'esultanza con distanziamento sociale incorporato. L'unica immersione ammessa, ahinoi, sarà quella nell'amuchina. «Al termine dell'incontro saremo pronti con le forze dell'ordine», assicura Leoluca Orlando, sindaco di Palermo. Lui precisa, per la verità, che avrebbe preferito il lockdown, ma per il momento si accontenta di un po' di sano terrorismo. Anche il sindaco di Milano Beppe Sala dice che interverrà per «evitare assembramenti in caso di festa azzurra». Ne ha già parlato con il prefetto. E per portarsi avanti ha vietato i maxischermi: i milanesi hanno potuto assistere alle semifinali in piazza, ma la finale dovranno vederla dal divano di casa loro. La stessa decisione è stata presa in altre città, da Venezia a Cagliari, da Trieste a Sassari, da Padova a Palermo. A Chieti e Treviso sono intervenute direttamente le ordinanze dei prefetti che hanno vietato i maxischermi in tutta la provincia, anche nei locali pubblici. A Roma è saltata l'idea di aprire l'Olimpico ai tifosi. Mentre altri Comuni hanno approfittando dell'occasione per piazzare lì qualche altra ordinanza restrittiva: a Venezia sono stati vietati i petardi, a Rimini la vendita di bibite in lattina. Si capisce. Caso mai la variante Delta volesse intrufolarsi nella Coca Cola, noi l'abbiamo fregata. Per l'amor del cielo, facciamo anche noi l'appello alla responsabilità. In queste ore lo fanno tutti da Speranza a Bonucci, per non dire dell'eletta schiera dei virologi. Se non fai un appello alla responsabilità non sei nessuno, dunque anche noi facciamo un appello alla responsabilità. Ma, dopo averlo fatto, possiamo dire che coloro che vanno in piazza (più o meno responsabilmente) sono ragazzi e dunque persone non a rischio? Possiamo dire che oggi il pericolo di un ventenne di morire di Covid è pari a zero? Possiamo dire che dopo tutti questi mesi di incubo è giusto che vogliano (oserei dire: debbano) riprendersi la vita, il coraggio e l'entusiasmo? E possiamo dire che queste ordinanze di sparpagliato e diffuso terrore rischiano di uccidere il Paese più del virus? Possiamo dire che non ne possiamo proprio più? E possiamo dire che oltre che piuttosto inutili, questi divieti sono diventati insopportabili, anche perché come sempre incoerenti e incomprensibili? Il comitato per l'ordine e la sicurezza di Roma, per esempio, ha spiegato la decisione di non aprire l'Olimpico dicendo che sarebbe un problema far entrare 8-9.000 persone in uno stadio. Meraviglioso. Ma perché allora a Wembley ne entrano 60.000? E perché per Italia-Turchia, sempre all'Olimpico, ne erano entrate 16.000? E perché il maxischermo all'Olimpico è un problema mentre quello a Piazza del Popolo (2.500 persone) e quello ai Fori Imperiali (1.000 persone) non lo sono? Perché a Milano il maxischermo (che fino a all'altro giorno era possibile) oggi è diventato un pericolo, mentre a Bologna si può ancora mettere? Gli assembramenti al tortellino sono meno pericolosi di quelli col risotto allo zafferano? O forse è perché nel capoluogo bolognese (pure lì) hanno accompagnato il via libera al maxischermo con il divieto rigoroso di vendere bibite e mortaretti? Sono dunque le birre e i petardi i veri superdiffusori della variante Delta? Ci conforta solo il fatto che a Palmanova, uno dei pochi centri italiani dove i maxischermi non sono vietati, hanno deciso di approfittarne raddoppiando l'evento: subito dopo la partita ci sarà pure il concerto di Max Pezzali. Beati loro. Così se l'Italia perderà, si potranno consolare con uno dei pezzi forti del cantante La dura legge del gol. E se l'Italia vincerà? Suggeriamo di cantare a squarciagola Non me la menare. Dedicato, da tutti noi, al ministro Speranza.