2023-03-21
Il clima cambia ma la CO2 non c’entra. L’emergenza è non governare l’acqua
In Italia l’anno meno piovoso degli ultimi 100 è stato il 1944, quando le emissioni erano a livelli naturali In Kenya invece ultimamente ci sono più precipitazioni. Il problema vero è che da noi mancano gli invasi.Il ministro Matteo Salvini: «Sbloccare lavori fermi da decenni per ridurre la dispersione idrica. Serve un decreto Acqua e un commissariamento». Beppe Sala pensa di prosciugare i Navigli.Lo speciale contiene due articoli. «Speriamo che quest’oggi piova», ha declamato recentemente a Nairobi, in Kenya, Sergio Mattarella, accompagnando l’auspicio con gli occhi e la mano rivolti al cielo, «ma la siccità che si sta registrando è un elemento allarmante, un sintomo delle gravi conseguenze del mutamento climatico, un sintomo che si avverte ovunque nel mondo. Anche nel nostro Paese, in Italia, avvertiamo l’esigenza di pioggia: non possiamo dimenticare la tragedia del ghiacciaio che si va esaurendo e, crollando, ha travolto molti gitanti. Per questo esorto la comunità internazionale a procedere con decisione sulla strada dei provvedimenti che consentano di contrastare con efficacia il mutamento climatico. Ci duole che alcuni Paesi non si rendono conto che non si può rinviare questo tema a un secondo tempo; un secondo tempo che non c’è: bisogna affrontarlo adesso, con molta determinazione».Oh, Signor Presidente! Non vorrà farmi la fine di Greta Thunberg - una che non studia prima di parlare - che ha in questi giorni provveduto a cancellare un tweet che aveva lanciato 5 anni fa: «Il cambiamento climatico farà estinguere l’intera umanità se non interrompiamo l’uso dei combustibili fossili entro 5 anni», scrisse. Altri che, come Greta, non studiano, sono quelli dei telegiornali, che da alcuni giorni avvertono che, a causa dei cambiamenti climatici, non solo lo sarebbero in Kenya, ma anche noi in Italia saremmo afflitti da una insolita siccità. Vediamo però come stanno le cose.Le precipitazioni nel corso degli ultimi 100 anni in Kenya e in Italia sono illustrate nel grafico. Non è necessaria alcuna dettagliata e pelosa analisi per rendersi conto che se è vero che all’interno di un anno vi sono periodi più piovosi e periodi meno piovosi, che nel corso dei decenni vi sono anni più piovosi e anni meno piovosi, che da una regione all’altra ve ne sono di più piovose e di meno piovose, è anche vero, però, che se si guardano tempi più lunghi, non si osserva alcuna variazione che abbia un qualche significato apprezzabile dal punto di vista fisico. Le variazioni osservate sono analoghe a quelle che si osservano tra il numero di teste e di croci quando si lancia molte volte una moneta, anche non truccata. Nei casi di piovosità, appare anzi evidente dal grafico che in Kenya gli anni recenti sono stati più piovosi che nella media degli ultimi 100 anni. È il cambiamento climatico? Certo che no. O meglio: certo che sì, nel senso che il clima cambia, sempre, per sua propria natura. Per l’Italia, il cambiamento consiste di una leggera flessione opposta a quella che in Kenya, e la ragione è la stessa: il clima cambia per sua propria natura. Ed appare cosa curiosa assai questa CO2 che globalmente aumenta e che farebbe aumentare le piogge in Kenya e diminuirle in Italia. Le flessioni, in sé, poi, non hanno alcunché di emergenziale. L’emergenza è un’altra, come vedremo fra poco. In ogni caso, per l’Italia, l’anno meno piovoso degli ultimi 100 anni fu il lontano 1944, caro presidente Mattarella, quando la CO2 era ai suoi livelli naturali. Le cose non cambiano con gli altri Paesi del resto del mondo. A titolo di esempio, prendiamo gli Usa e, per rompere la monotonia, mostriamo stavolta le variazioni dal valor medio delle precipitazioni (in mm) e dell’indice di siccità: per entrambe le variabili, oggi le cose non sono diverse da 100 anni fa. Anzi, la fluttuazione statistica le pone oggi, negli Usa, leggermente migliori.E quelli di questi giorni di marzo sono, per l’Italia, giorni così pericolosamente siccitosi come i Tg nazionali ci allarmano? La risposta è no. Cercate con Google la diga di Ridracoli, in quel di Forlì: dalla webcam disponibile nel sito internet, potrete ammirare l’invaso pieno fino all’orlo, e così è da circa un mese. Nell’ultimo anno, il minimo di riempimento lo toccò lo scorso novembre, quando il volume d’acqua era un terzo di quello di oggi ma, comunque, il doppio di quello che viene normalmente prelevato per soddisfare il fabbisogno idrico locale. Allora dov’è l’emergenza? L’emergenza sta nella mancanza di manufatti umani come l’invaso di Ridracoli e altri invasi già esistenti. L’emergenza sta nel fatto che l’acqua - e nel nostro Paese ve n’è in abbondanza - se non è governata se ne va al mare quando non crea danni. Invece, essa va governata: va raccolta quella dei periodi di piena (circostanza che ha anche il vantaggio di impedire indesiderate alluvioni) per poi distribuirla nei periodi più siccitosi.Signor presidente, signori dei Tg: noi non possiamo - e neanche vogliamo - governare il clima. Però possiamo governarne gli effetti; le acque montane, nel caso in parola. Esattamente come, per proteggerli dal peso della neve, costruiamo spioventi i tetti delle case in montagna, anziché sognare di tentare di evitare che nevichi. Vi pare? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/siccita-clima-acqua-co2-2659629064.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-miliardo-per-sfidare-la-siccita" data-post-id="2659629064" data-published-at="1679401831" data-use-pagination="False"> «Un miliardo per sfidare la siccità» Che la giunta di Milano guidata da Beppe Sala faccia acqua da tutte le parti è cosa nota, ma se servisse una ulteriore conferma, ecco l’idea di prosciugare i Navigli e dirottarne le acque agli agricoltori per affrontare la siccità. Un’idea imbarazzante, senza senso, che somiglia più a una provocazione che a una ipotesi concreta: immaginiamo il danno per i cittadini milanesi e i turisti se davvero una prospettiva così disastrosa diventasse realtà. Eppure, l’assessore all’Ambiente del Comune di Milano, Elena Grandi, non la esclude, anzi la ipotizza: «Valuteremo», dice la Grandi a proposito della eventuale utilizzo dell’acqua dei Navigli per irrigare i campi, «dovremo vedere quale sarà la situazione degli invasi che per ora non fa pensare bene». Le grandi idee della Grandi: «A Milano», aggiunge l’assessore, «saremo sicuramente meglio attrezzati dell’anno scorso. Arriviamo all’estate con almeno un terzo di impianti di irrigazione in più già in funzione da un mese». Ma l’ottimismo dopo pochi secondi si capovolge in catastrofismo: «La situazione in generale sarà probabilmente peggiore dell’anno scorso», si contraddice la Grandi, «e nel futuro dovremmo sicuramente agire in maniera più incisiva sull’acqua di falda». L’assessore di Sala ha partecipato ieri alla prima edizione del «Forum Siccità», organizzato dalla Triennale di Milano, da Forestami e dal Politecnico, dove l’assessore alla Montagna della Regione Lombardia, Massimo Sertori, ha fornito i dati del monitoraggio, secondo i quali la situazione attuale di crisi idrica è più o meno la stessa del 2022: mancano oltre 2 miliardi di metri cubi d’acqua rispetto alle esigenze, e la risorsa idrica disponibile presenta un deficit del 60% rispetto ai valori medi del periodo. In Piemonte il deficit pluviometrico è dell’80% rispetto agli standard. Si muove in maniera concreta il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, che annuncia una riunione sul tema per oggi a Palazzo Chigi: «Quello che sto facendo al ministero da 4 mesi», spiega Salvini, «è recuperare tutti i vecchi progetti, riprogettarli e rifinanziarli. Poi ovviamente tutte le Regioni chiedono un contributo e il tavolo che si riunisce ha il compito di mettere tutti d’accordo per evitare un’estate disastrosa come quella dello scorso anno. Contro l’emergenza siccità dobbiamo sbloccare cantieri che si attendono da troppo tempo, fino a 30-40 anni. Il ministero sta sbloccando finanziamenti per progettare dighe, invasi, c’è un piano laghetti, stiamo investendo centinaia di milioni per ridurre la dispersione idrica. Intanto», ha concluso il vicepremier, «riusciremo a mettere a terra nei prossimi mesi più di un miliardo di euro». Oggi dunque a Palazzo Chigi si discuterà della definizione di un piano idrico nazionale, d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali: «Una cabina di regia», annuncia Salvini, «che si deve far carico della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Se ci sono opere bloccate o in ritardo serve un commissariamento ad hoc per sbloccarle e serve qualcuno che si prenda la responsabilità». La nomina di un commissario snellirebbe in maniera decisiva le procedure. «Il decreto Acqua deve vedere la luce entro marzo. Domani (oggi, ndr) chiudiamo il tema perché dobbiamo dare delle risposte», conclude Salvini, «siamo già in ritardo e quindi bisogna assolutamente correre». Scongiurata la prospettiva di razionamenti: «Premesso che il razionamento è competenza di Regioni ed enti locali», dice al Messaggero il ministro della Protezione civile e del mare, Nello Musumeci, «mi sento di dire che per questa estate si potrebbe scongiurare il pericolo».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)