2020-12-30
«Siamo in troppi». La balla green smentita dai numeri
Il climatologo Luca Mercalli torna a denunciare il collasso ecologico causato dalla sovrappopolazione. Ma i dati dicono il contrario.Se pensate che il primo problema dell'Italia siano il Covid, che quest'anno si è già preso oltre 70.000 vite, o la devastante crisi economica in atto, stop: siete fuori strada. Il nostro problema si chiama sovraffollamento, con la conseguente urgenza di fare meno figli. Parola del climatologo Luca Mercalli che, sul Fatto Quotidiano di ieri, ha firmato un lungo articolo sostenendo che siamo troppi, che viviamo «circa quattro volte al di sopra delle risorse naturali disponibili sul proprio territorio» e che «per rafforzare la nostra resilienza collettiva bisognerebbe invece scendere un po' di numero, in modo da consumare e inquinare meno e ovviamente stare tutti bene, invece che essere tanti e stare tutti male».Una tesi singolare che, per la verità, Mercalli ha già esposto in altre occasioni, e che non è neppure solo sua, essendo da tempo cara a fior d'intellettuali; dallo scrittore Jonathan Safran Foer, che eleva la natalità zero a comandamento green, alla scrittrice femminista tedesca Verena Brunschweiger, che, in un'intervista rilasciata a Neue Osnabrücker Zeitung quest'anno, ha esortato i connazionali a non avere più figli per salvare il pianeta, sottolineando che «siamo sull'orlo del collasso ecologico» e che l'unica soluzione è «rinunciare a riprodursi». Anche parte della comunità scientifica rema in questo senso.Basti pensare a «World Scientists' Warning of a Climate Emergency», articolo uscito nel gennaio 2020 su BioScience, testata scientifica che vanta come editore nientemeno che la Oxford University Press. Ebbene, in quell'intervento gli autori - William J. Ripple, Christopher Wolf, Thomas M. Newsome, Phoebe Barnard e William R. Moomaw - affermano che, per salvare il pianeta e «il destino dell'umanità […] la popolazione mondiale deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta». Dunque la tesi di Mercalli non è certo nuova né in senso assoluto né per lui stesso che, forse per ridurre pure le emissioni di pensiero, è da tempo solito riciclarla. D'accordo, ma le cose stanno davvero così? Sul serio urge ridurre la popolazione per fermare l'inquinamento e salvare il pianeta? In realtà no; per più ordini di motivi. Il primo concerne l'andamento della popolazione mondiale che, a tutte le latitudini, già registra una riduzione della fertilità. Tanto che, secondo un articolo uscito in estate sulla rivista The Lancet a cura dei ricercatori dell'Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Washington, l'umanità è destinata a ridursi drasticamente di numero entro il 2100 a causa di un calo generalizzato della popolazione. Secondo tali proiezioni, che smentiscono quelle Onu, ben 23 Paesi, tra cui l'Italia, vedranno gli abitanti più che dimezzati. Dunque, rebus sic stantibus, Mercalli può stare tranquillo: salvo sorprese, siamo già destinati «a scendere un po' di numero». Anzi, un bel po'.Ma anche così non fosse, la tesi del sovraffollamento inquinante resterebbe falsa. A dirlo, riscontri globali e internazionali. Iniziando con i primi, possiamo limitarci ad un dato inconfutabile e assai eloquente: tra il 2014 e il 2016, le emissioni di anidride carbonica non sono aumentate. Eppure, in quel biennio è cresciuta sia l'economia mondiale sia la popolazione, passata da 7,1 a 7,4 miliardi di persone. Crescita, quest'ultima, che anche continuasse non sarebbe affatto correlata alla scarsità di risorse; non di certo, almeno, a quelle alimentari.Lo assicura Mark Maslin, ricercatore alla University College London, il quale, in un articolo sul sito internet TheConversation, ha rammentato come gli esseri umani producano già abbastanza cibo per più di 10 miliardi di persone, ma sulla Terra siano ancora 7,8 miliardi; si può cioè discutere sull'equa distribuzione di certe risorse, ma non della loro scarsità, neppure in prospettiva. La tesi di Mercalli non regge neppure ad un raffronto internazionale. La prova? Il Lussemburgo. Sì, perché nel piccolo Stato, con 233 abitanti per chilometro quadrato, la densità abitativa supera nettamente quella italiana, ferma a 199,4. Ciò però non impedisce al Granducato - secondo il Pollution Index, indice di inquinamento ambientale - di essere non solo più virtuoso dell'Italia, ma addirittura nella top ten dei Paesi europei meno inquinanti. Non è finita. A smentire la tesi del climatologo caro a Fabio Fazio, ci sono infatti ottime probabilità del fatto che, proprio per aiutare l'ambiente, la cosa migliore che si possa fare sia scommettere sulla natalità. L'ha fatto presente il demografo Alessandro Rosina, evidenziando come le giovani generazioni siano le più attente alla causa ambientalista; la stessa Greta Thunberg, in effetti, non è propriamente anziana. La bomba demografica che allarma Mercalli non è dunque una minaccia ambientale, affatto; non lo è in generale e non lo è, soprattutto, in un'Italia anziana e, in futuro, a rischio spopolamento. Siamo infatti già nei guai, anche senza che qualche esperto dia consigli per peggiorare la situazione.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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