2024-03-16
Lo shopping di Parigi favorito dalla sinistra inizia con l’euro e arriva fino alle auto
Enrico Letta e Paolo Gentiloni (Ansa)
La Francia ci considera ancora terra di conquista commerciale, grazie anche alla quinta colonna progressista ed «europeista».Chi sono davvero gli italiani per i francesi? Tenendo conto che i cugini d’Oltralpe ritengono di avere la cucina, il vino e i formaggi migliori del mondo, per loro noi italiani siamo essenzialmente un popolo di grandi risparmiatori, di sottoscrittori di polizze assicurative e di infaticabili automobilisti. Insomma, un favoloso mercato para-domestico da 59 milioni di consumatori, con una classe politica che, specie nel centrosinistra, sembra perennemente in fila per conquistare l’agognata Legion d’Onore, la prestigiosa onorificenza che il governo di Parigi non concede mai per caso. Uno degli effetti peggiori dei tristissimi negoziati per l’ingresso nell’euro, andati in scena tra il 1995 e il 1998 sotto la regia di Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi, è stato aumentare il senso d’inferiorità della politica italiana nei confronti di Francia e Germania. Avevamo un enorme debito pubblico, è vero, ma non eravamo la Cenerentola d’Europa, se non altro perché quando sei un mercato da 60 milioni di consumatori, per altro con altissimi tassi di ricchezza privata tra case di proprietà e risparmio delle famiglie, ci sarà sempre un costruttore di auto tedesco che vuole vendere le sue berline agli italiani, o una banca francese che vuol piazzare fondi d’investimento e polizze vita. Alla fine, dopo un quarto di secolo, noi siamo entrati in Europa e l’Europa è entrata in noi, in gran parte sotto forma di Francia. Quasi che fossimo, già da prima, ritenuti un mezzo protettorato di Parigi. E allora, qualche numero in ordine sparso aiuta a capire quanto vale l’Italia non solo per l’ex banchiere Emmanuel Macron, ma anche per i big della finanza francese. Secondo le ultime rilevazioni della Banca d’Italia, nella Penisola ci sono 47,7 milioni di correntisti e sui conti ci sono circa 1.800 miliardi di euro di liquidità «ferma», che naturalmente fanno gola a chi ha qualche prodotto finanziario da vendere. Secondo Assogestioni, a fine 2023 il risparmio gestito degli italiani valeva 2.338 miliardi (poco meno del debito pubblico, che viaggia intorno ai 2.850 miliardi). Se invece si prende la ricchezza delle famiglie, secondo i calcoli del sindacato Fabi siamo a quota 5.216 miliardi. Se ci spostiamo sul terreno delle assicurazioni, ogni anno la raccolta delle compagnie, tra ramo danni e vita, vale oltre 130 miliardi (fonte: Ivass) e nel 2022 i premi rappresentavano il 6,8% del Pil. Un altro indicatore dell’attrattività italiana viene dall’auto: nel 2023 sono state immatricolati 1,6 milioni di vetture e il parco auto circolante assicurato era di 33 milioni di unità. Ricapitolando: automobilisti, risparmiatori, assicurati. E allora ecco che in Italia opera con grandissime soddisfazioni Amundi, colosso francese del risparmio gestito da 2.037 miliardi di euro, numero uno in Europa. Amundi è controllato dal Crédit Agricole, che ha una filiale diretta in Italia, e ha varie partnership tra cui spicca quella con Unicredit. Dalla banca di piazza Gae Aulenti, a fine 2016 ha anche rilevato i fondi Pioneer per 3,5 miliardi: l’amministratore delegato del venditore era il francese Jean Pierre Mustier e alla guida governo si era appena insediato Paolo Gentiloni, che incontreremo di nuovo più avanti. Intanto, va rilevato che all’epoca il Golden power, che consente al governo di bloccare un’operazione strategica (e la gestione del risparmio degli italiani lo sarebbe) non era ancora applicabile a banche e assicurazioni. Oltre all’Agricole, che è la sesta banca italiana per raccolta, i francesi controllano anche Bnp Paribas Italia (ex Bnl), che è subito sotto al settimo posto. Se poi si vuol parlare del famoso Terzo polo bancario, che il centrodestra sogna di favorire alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit, magari giocando la carta dell’aggregazione con il Monte dei Paschi di Siena, sempre con i francesi bisogna fare i conti. Perché Crédit Agricole è il primo azionista di Banco Bpm con il 9,9%. Mentre se si guarda il libro soci di Anima Holding, che gestisce circa 200 miliardi di fondi, ecco che si trova Amundi Asset Management con il 5%. In campo assicurativo, la francese Axa ha dato una mano al Tesoro nell’ultimo aumento di capitale che ha salvato Rocca Salimbeni e continua a essere il partner assicurativo di Mps. Sull’auto, il quadro è semplice: l’Italia ha (aveva) un solo grande costruttore globale, ovvero Fca, ma nel 2020 è stata venduta ai francesi di Psa Peugeot (al governo c’era Giuseppe Conte con M5s e Pd) e la bandierina italiana sventola solo sul 14% della neonata Stellantis. Italiana, per modo di dire, perché il pacchetto azionario è nelle mani degli Agnelli Elkann attraverso la holding Exor, trasferita tranquillamente in Olanda nel luglio del 2016 (a Palazzo Chigi c’era il Pd con Matteo Renzi). Oggi, dopo una prima ristrutturazione, i dipendenti di Stellantis in Italia sono circa 80.000 e altrettanti sono quelli dell’indotto, con i fornitori esplicitamente invitati dalla casa francese a stabilirsi in Marocco. I clienti potenziali siamo noi: 39 milioni di patentati. C’è stata reciprocità con Parigi, in questi anni? Assai poca, purtroppo. E nel gennaio del 2021 c’è stato anche il fattaccio, con l’Eliseo che ha fatto saltare l’acquisto dei cantieri di Stx da parte di Fincantieri, che per altro li aveva raccattati all’asta dal tribunale fallimentare di Seul. Mai come in quell’occasione si è vista la francofilia patologica di interi pezzi dell’establishment italiano. Una buona cartina di tornasole è l’elenco dei decorati italiani con la Legion d’Onore, ottimo strumento di diplomazia degli affari in mano all’ambasciata di Piazza Farnese. Nel secolo scorso, era stata concessa a personaggi come Gabriele D’Annunzio e Italo Calvino, intellettuali assai diversi tra loro ma entrambi massoni. Poi, per dire, la Legione è andata a Umberto Eco, Giorgio Armani, allo scomparso Roberto Colaninno, a Carlo De Benedetti, a Franco Bassanini, ai banchieri Giovanni Bazoli e Luigi Abete. L’ambita onorificenza è stata appuntata sul petto degli ultimi tre segretari del Pd, ovvero Piero Fassino, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta, che ha anche insegnato a Parigi a Sciences Po. E tra i politici di varia estrazione, ecco Emma Bonino, Dario Franceschini, Giovanna Melandri, l’ex presidente Giorgio Napolitano e il suo successore Sergio Mattarella, la senatrice a vita Liliana Segre e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L’ordine cavalleresco della Legion d’onore fu istituito nel 1802 da Napoleone, quello della Campagna d’Italia. Mai finita.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?