2024-10-31
I luoghi non sono tutti uguali: uno sguardo sulla sacralità degli spazi
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Sullo sfondo la città di Roma (iStock). Nel riquadro la copertina del libro di Sandro Consolato, «I luoghi sacri. Metafisica e simbolica»
Lo studioso della tradizione, Sandro Consolato, pubblica un agile libretto sui luoghi sacri, ricordandoci che, in Occidente, non esiste città più spiritualmente potente di Roma.In tutte le critiche al globalismo, al mondialismo, all'immigrazione incontrollata, allo sradicamento generalizzato, resta spesso un non detto che rischia di inficiare tutta l'argomentazione: perché, in fin dei conti, un luogo non può valere un altro? Perché è importante la diversità dei paesaggi? Perché un popolo dovrebbe radicarsi proprio in una specifica terra e non in qualsiasi altra? Se non si sa rispondere con argomenti «forti» a queste domande, la risposta identitaria al nichilismo contemporaneo rischia di essere spuntata, ancorata a ragionamenti di buonsenso o a calcoli utilitaristici di cortissimo respiro. E la risposta forte a quelle domande non può che essere una: i luoghi non si equivalgono. Il mondo non è una superficie liscia, omogenea. Esistono luoghi sacri e luoghi profani. Esistono luoghi in cui avvertiamo qualcosa e altri in cui non sentiamo nulla. I luoghi, così come i popoli, non sono quindi sostituibili.Una veloce ma esauriente guida alla visione tradizionale dello spazio la troviamo in un libretto appena uscito per i tipi di Bietti: I luoghi sacri. Metafisica e simbolica, di Sandro Consolato. Docente di discipline letterarie e latino nei licei, studioso delle idee esoteriche del Novecento e della memoria del sacro romano-italico nelle età post-antiche, Consolato è stato curatore dal 2001 al 2011 della rivista di studi storici e tradizionali La Cittadella. Il punto di partenza della trattazione dello studioso siciliano lo si può rinvenire in una citazione di Rivolta contro il mondo moderno, di Julius Evola, presente nel libro: «Lo spazio oggi viene considerato come il semplice “contenente” i corpi e i movimenti, in sé indifferente agli uni e agli altri. Esso è omogeneo: una sua regione equivale oggettivamente ad un’altra e il fatto che una cosa si trovi – o che un avvenimento si svolga – in un punto dello spazio anziché in un altro, non conferisce nessuna qualità particolare alla natura intima di quella cosa o di quell’avvenimento». Non così nel mondo tradizionale, dove lo spazio era visto come qualitativamente disomogeneo. Alcuni luoghi, infatti, erano considerati sacri. Ma cosa significa?Un luogo, spiega l’autore, «diventa sacro o, meglio, si rivela come sacro, proprio perché vi si è manifestato il Numinoso, risultando così separato dallo spazio circostante. Non a caso, il greco usa la parola témenos (plurale temène), dal verbo témno, “tagliare”, per indicare lo spazio “ritagliato” del sacro, del tempio, del santuario». Per gli antichi, questa visione qualitativa e gerarchica dei luoghi aveva una corrispondenza con una visione analoga del corpo umano, il cui centro non era il cervello, se non in modo derivato, ma il cuore (Consolato fa notare, andando al significato profondo delle parole, che se il cuore è il centro della «illuminazione» e il cervello della «riflessione», è normale che quest’ultimo sia gerarchicamente subordinato al primo, come la Luna al Sole).Anche la Terra ha un cuore, il suo centro occulto, che le varie tradizioni identificano in città misteriose e irraggiungibili. Ma se il centro occulto è uno, tutte le tradizioni contemplano anche «luoghi sacri che sono come dei luoghi “vicariali”». In questo senso, «volendo concentrarsi sull’Occidente, si può ritenere che il luogo più sacro che esista in tale parte del pianeta è proprio in Italia, ed è Roma», scrive Consolato, ricordando che «il rito di fondazione di Roma rimane ancor oggi l’exemplum più notevole di riconoscimento di un luogo numinoso grazie alla scienza augurale e di nascita di una città secondo precise leggi spirituali». Una consapevolezza, questa della centralità spirituale di Roma, che tutta la retorica profana sul «caput mundi» riesce solo vaghissimamente a far presentire e che sembra dimenticata fra la stragrande maggioranza del popolo italiano, per non parlare di quello amministrativamente parlando «romano», che si barcamena stancamente in una capitale sempre più all’abbandono.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.