2024-12-27
Sgominata una rete di figli di immigrati che voleva diffondere la jihad in Italia
Arrestati cinque giovani, per gli inquirenti il capo sarebbe una ragazza di origine pakistana: «Verrà il nostro momento».Gli usi e i costumi occidentali inquinano i giovani mussulmani. È a partire da questa convinzione, secondo un’indagine promossa dalla Procura di Bologna coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che un gruppo di jihadisti avrebbero promosso formazioni come Al Qaeda e Stato Islamico (Isis) sul suolo italico. Cinque giovani di origine straniera, residenti tra Bologna, Milano, Udine e Perugia, sono stati arrestati con l’accusa di aver costituito o fatto parte delle suddette organizzazioni terroristiche. Al vertice di questa associazione pare esserci una giovane di 22 anni di origini pakistane, residente a Bologna, rientrata dal Paese di origine circa due settimane fa. Oggi sarà sentita dal giudice per le indagini preliminari, Andrea Salvatore Romito. Insieme con lei, sempre nella giornata di oggi, sarà audita anche un’altra ragazza di origine algerina, cresciuta e residente a Spoleto, adescata dalla prima e con la quale quale avrebbe formato un gruppo dedito alla propaganda denominato «Da’wa», che in arabo significa «chiamata». L’indottrinamento sarebbe iniziato tra le mura di casa, in famiglie di origine straniera ma ben integrate nella cultura occidentale, e per questo da esse disprezzate. Avevano fatto addirittura tradurre in italiano e in inglese un libro per bambini, il «Il giovane musulmano», declinato però in versione violenta. Dei cinque indagati, quattro sono accusati di avere costituito un’associazione terroristica d’ispirazione salafita-jihadista volta a promuovere online contenuti estremisti con l’obiettivo di reclutare nuovi adepti. Le parti in causa pare fossero pronte a raggiungere i territori controllati dalle milizie jihadiste in Africa e in Siria. Cosa che già avrebbe fatto uno di essi, il quale, prima dell’arresto, ha raggiunto il corno d’Africa.Il quinto soggetto coinvolto nell’inchiesta, fratello della principale indagata (la ventiduenne pakistana), sarebbe stato protagonista di un processo di radicalizzazione avvenuto proprio sotto l’influenza della sorella. A suo carico, gli inquirenti ritengono fondata l’ipotesi di un addestramento finalizzato all’arruolamento nell’ambito di organizzazioni terroristiche jihadiste. Le forze dell’ordine avrebbero documentato la progressiva radicalizzazione del giovane, che su TikTok nell’ultimo periodo aveva cominciato a vantarsi di tale trasformazione con video che mostravano un prima, in abiti e costumi occidentali, e un dopo, con barba lunga e vestiti tradizionali musulmani. L’indagine è stata avviata nel settembre del 2023, grazie a un’azione di monitoraggio sui circuiti radicali di matrice jihadista che operano in rete, strumento ritenuto efficacie nell’avvicinare giovani di seconda generazione o ragazzi italiani in cerca di una chiara identità. A destare l’attenzione degli inquirenti è stata proprio la giovane pakistana, secondo gli inquirenti particolarmente capace di adescare nuove reclute. Nello specifico, il lavoro della Procura ha permesso di identificare un giovane cresciuto a Milano, il quale pare essersi unito alle milizie jihadiste operanti in Corno d’Africa, e un altro di origine turca, arrestato a Monfalcone e da molti anni residente tra le provincie di Gorizia e Udine, per altro ben inserito nel tessuto socio-economico della zona. La Procura ha rilevato che i soggetti in questione, nel corso del tempo, non hanno limitato il loro impegno alla sola propaganda di contenuti jihadisti, ma si sono evoluti cercando di ampliare il loro raggio d’azione attraverso contatti al di fuori del territorio italiano, al fine di raggiungere i territori controllati dalle milizie jihadiste. Per gli inquirenti sussisteva anche un rischio altissimo di fuga. Il ventenne di Milano risulta già irreperibile, partito a fine novembre per l’Etiopia, mentre sul giovane di Monfalcone pendeva in Turchia una condanna per finanziamenti terroristici.Le due giovani - nei numerosi post pubblici su Instagram, X e TikTok, ma anche nelle loro chat private - parlavano esplicitamente del bisogno di attivarsi per punire gli infedeli. «Arriverà il nostro momento», scrivevano in un messaggio risalente a maggio. Il loro sogno era portare la legge islamica a Roma o vivere in Paesi in cui vigesse l’imposizione della Sharia. Secondo gli inquirenti, esse avrebbero gioito dell’attacco del 7 ottobre, ma al contempo nutrivano dubbi nei confronti di Hamas perché ritenuto lontano dal vero Islam. Entrambe sono finite in custodia cautelare, insieme con il fratello diciannovenne della leader bolognese e al «bro turco» (27 annni) che, a Monfalcone (Gorizia), faceva proselitismo online e nei due kebab che gestiva. A questi si aggiunge il ventenne di origine marocchina residente a Milano. «La notizia dell’arresto per terrorismo di un fondamentalista islamico a Monfalcone purtroppo non mi stupisce», ha dichiarato Anna Maria Cisint, sindaco di Monfalcone fino all’elezione come europarlamentare per la Lega. «Da sempre denuncio il pericolo dell’Islam radicale e la sua veloce diffusione in tutta Europa, specie all’interno di comunità chiuse come quella della mia città, specularmente a Milano e Bologna». «Ciò che in queste ore sta emergendo dalle indagini dei Ros», continua, «ci spiega come facilmente possa diffondersi il germe integralista, in questo caso l’attività di proselitismo avveniva da dietro il banco di alcuni kebab e pizzerie al taglio frequentate da molti minori, spesso anche musulmani. Mi chiedo, ad oggi, dopo mesi dall’inizio delle indagini dei Carabinieri, su quante persone tale attività di propaganda antioccidentale abbia fatto presa».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.