2021-05-05
Sfratti come il coprifuoco: sblocco per finta
Stop prorogato al 30 settembre e al 31 dicembre a seconda della data dei provvedimenti. Ma da fine giugno dovrebbe esser possibile cacciare i morosi che non pagano da prima del Covid. Un compromesso che però lascia i proprietari in balia di attese infiniteVedi alla voce coprifuoco. Anche sul necessario sblocco degli sfratti, la maggioranza procede purtroppo con cautela eccessiva e con lentezza esasperante, sacrificando i principi sull’altare dell’equilibrismo politico con la sinistra. E facendo montare la rabbia di proprietari che si sentono ormai quasi espropriati, costretti a pagare le tasse per immobili che gli inquilini morosi (e la complicità della mano pubblica) impediscono loro di riavere. Inutile ricordare che, molto spesso, i proprietari contano a loro volta sul canone d’affitto come un elemento essenziale per la loro stessa sopravvivenza, cioè come un’integrazione imprescindibile del reddito o della pensione. Dunque, lasciarli per un verso senza l’immobile e per altro verso senza il fitto loro dovuto è una beffa assurda. Si dice a sinistra: l’inquilino non ce la fa a pagare. Ma occorrerebbe rispondere che, senza il canone a cui ha diritto (e senza poter nemmeno riavere il suo bene), anche il proprietario si trova inevitabilmente nei guai. Alla ricerca della solita estenuante mediazione, l’intenzione del governo - in sede di conversione in legge del dl Sostegni bis - era quella di disporre lo sblocco, per lo meno, degli sfratti riguardanti le morosità pre Covid. Come dire: sblocchiamo almeno gli sfratti relativi a mancati pagamenti ben precedenti, che dunque poco hanno a che fare con l’emergenza pandemica. Peccato che la soluzione con il timbro politico del governo, l’altra notte in commissione al Senato, paia insoddisfacente e al ribasso, purtroppo con poche chance di essere corretta in Aula. Ricordiamo che il blocco è attivo da ben 14 mesi: da oltre un anno, cioè, le istituzioni impediscono di eseguire i provvedimenti giudiziari che - dopo un iter faticoso - avrebbero consentito o consentirebbero la restituzione dell’immobile.E cosa si è deciso? Di prorogare la sospensione dell’esecuzione con questa scaletta temporale: fino al 30 settembre 2021, per i provvedimenti di rilascio adottati dal 28 febbraio 2020 al 30 settembre 2020; e fino al 31 dicembre 2021, per i provvedimenti di rilascio adottati dal 1° ottobre 2020 al 30 giugno 2021. Se volessimo cercare una buona notizia, si potrebbe desumere (ma si tratta di un elemento implicito, non chiaramente esplicitato) che, per tutti gli altri casi, il 30 giugno 2021, tra 55 giorni, il blocco finirà. E speriamo che non ci siano ulteriori sgraditissime «sorpresine» in extremis. Non può dirsi soddisfatto - del tutto comprensibilmente -il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Il quale, per prima cosa, riafferma un principio sacrosanto: «Il blocco degli sfratti è, in sé, un abuso, perché priva i proprietari di un diritto sancito da un giudice, quello di tornare in possesso del proprio immobile, spesso dopo anni di mancate entrate, di spese e di tasse. A nostro avviso, quindi, al 30 giugno 2021 il blocco deve cessare per sempre e per tutti». Dopo di che, il rappresentante dei proprietari entra nel merito della mediazione governativa (sbloccare gli sfratti per morosità pre Covid), e spiega con due rilievi molto precisi perché, dal punto di vista tecnico, la soluzione adottata rischia di non conseguire nemmeno quell’obiettivo, o di non farlo completamente. Primo: «Visto che si interviene oggi», dice Spaziani Testa, «non si vede perché non si debba fissare la fine del blocco, per tali situazioni, in una data precedente al 30 giugno». Secondo: «Per sbloccare le morosità pre pandemia, occorre modificare il testo approvato in commissione, spostando in avanti la data del 28 febbraio 2020, posto che il provvedimento di rilascio giunge al termine di un procedimento che dura diversi mesi, e quindi la proroga al 30 settembre 2021 includerebbe anche morosità che nulla hanno a che vedere con la pandemia».Va ricordato che tutta questa vicenda è un calvario per il proprietario. In genere, già servono mesi (spesso da due a quattro) per ottenere il titolo. Poi ritardi molto più pesanti scattano nella fase successiva, quella esecutiva (cioè quella che per ora è bloccata): anche in tempi «normali», infatti, non manca mai un prefetto che disponga ulteriori attese (magari perché il Natale si avvicina, o per fenomeni di «tensione abitativa»: una ragione si trova sempre, per chi la cerca…). E, come spiega alla Verità Spaziani Testa, va anche considerato che «i proprietari non attivano la procedura al primo mancato pagamento: aspettano mesi. Quindi un provvedimento di rilascio del 2 marzo 2020 consegue prevedibilmente a una morosità relativa al 2019, ben prima della pandemia».